Bentornati: Sabrina Sigon da Wallflower Home Decor e La Corte ristorante



Mercatopoli
Hanno riaperto quasi tutte le attività commerciali e Sabrina Sigon sta visitando alcuni esercizi per sentire gli umori di gestori e clienti dopo tanti giorni di chiusuta.
WALLFLOWER HOME DECOR – Via Teresa Ciceri 4/B Como
Negozio di complementi d’arredo country/shabby chic/industrial/boho, vintage, creazioni uniche in tessuto, abbigliamento e accessori.
“Ho riaperto lunedì in via eccezionale perché di solito tengo chiuso. Ma dopo tutte queste settimane, credo siano state dieci, ho detto: – Va bene, apriamo lunedì pomeriggio”. Comincia così il racconto di Marcella Parravicini che, questa mattina, sono andata a trovare nel Concept Store di cui non solo è proprietaria ma anche Direttore Creativo.
“In effetti ho fatto bene”, continua Marcella, “perché un po’ di clienti sono arrivati. Erano già miei clienti e aspettavano che riaprissi; qualcuno di loro mi ha chiamato durante queste settimane e mi ha fatto mettere da parte alcuni oggetti che gli erano piaciuti”.
Durante il lockdown sei sempre stata presente sui social; quanto questa presenza può risultare vincente nella fase di riapertura?
“Sì, mettevo le foto degli articoli del negozio e a un certo punto ho cominciato a notare che, se stavo qualche giorno senza farlo, la gente tendeva a dimenticare la mia presenza, anche perché ovviamente i pensieri erano altri. Mantenendo una certa frequenza, invece, ho visto che l’interesse è rimasto attivo tanto che, quando è stato possibile, ho avuto delle richieste per le consegne a domicilio, ovviamente nell’ambito del comune di Como. In ogni caso si è trattato di acquisti fatti dopo aver visto gli articoli su Instagram e su Facebook. Devo dire che il riscontro è stato buono”.
Un modo, il tuo, anche per stare vicina ai clienti
“Questo, secondo me, è stato un aspetto molto importante. Sia far sentire la mia presenza, sia sentire la presenza degli altri e comprendere, dai riscontri ricevuti, come le persone stavano passando questo periodo. Io non vendo cose indispensabili, vendo oggetti che si acquistano magari per gratificarsi, per togliersi uno sfizio; ho notato che chi ha vissuto questi momenti con un pizzico di serenità in più è stato più propenso a interessarsi alle mie proposte d’acquisto, interesse che forse è servito anche ad alleggerire quel senso di depressione che, sono convinta, ha comunque colpito molta gente. Qualcuno mi ha scritto solo per farmi i complimenti e ne sono stata contenta, dicendomi però che, purtroppo, non era il momento di fare compere; questa difficoltà può valere anche adesso, momento in cui, alla ripresa delle attività, non sempre corrisponde la disponibilità all’acquisto”.
Quali sono a tuo avviso i negozi che stanno riprendendo con meno fatica, come si muove la domanda in questi giorni?
“Ho sentito che sta andando moltissimo la biancheria intima. In quarantena tanta gente ha avuto problemi a trovare le calze, le maglie, tutti articoli di questo genere che, anche se presenti nei supermercati, non erano però acquistabili”.
A proposito del tuo negozio
“Il mio non è un negozio di grande affluenza, anche per la posizione, perché non essere in pieno centro ha un certo peso. Nel mio punto vendita vengono le persone che amano le cose particolari, forse più di nicchia, per cui la mia non è una vendita sempre costante; fino a questo momento ho visto gente che sapevo già che doveva venire”.
Com’è in questi primi giorni il rapporto con i clienti?
“Sono giornate strane, c’era da aspettarselo, tutti abbiamo bisogno di parlare anche di quanto è successo, di come abbiamo vissuto lo shock, la quarantena, c’è una sorta di pensiero collettivo che ha bisogno di essere espresso. Per la parte che riguarda la vendita ti posso dire che, anche prima, sono sempre stata attenta alle richieste del cliente, a volte fatte apertamente, a volte solo accennate; cerco di lavorare anche d’intuito seguendo il bisogno talvolta della cosa strana, della cosa particolare. Adesso mi rendo conto che questo intuito va ricostruito e rimodulato su bisogni ed esigenze diverse, anche l’aspetto del superfluo va reinterpretato”.
Vedi, lo sapevo che facevo bene a venire da te, questo è un discorso molto interessante
“Riaprire oggi vuol dire anche questo: non solo metto il gel sulle mani, la mascherina in faccia e i guanti; vuol dire riprendere contatto con le persone ritrovando un modo efficace di relazionarsi con loro; c’è bisogno di darsi a vicenda quel calore che è mancato, a volte di condividere la stupidata che fa ridere con niente, siamo ancora spaventati, per la maggior parte delle persone è stato un grande trauma. Abbiamo dovuto gestire tanta angoscia cercando di trovare una modalità positiva per non farci schiacciare. In un negozio come il mio capti anche tutte queste cose; non è un negozio dove la gente entra, compra, va al banco e paga. Il mio è un negozio dove le persone trovano uno spazio anche per esprimersi, e credo che di questo, oltre che del semplice acquisto, ci sia un grande bisogno. Un negozio di relazione; gli stessi oggetti che vendo sono più legati a un desiderio che a una necessità”.
Parliamo infine delle regole
“Questo non è un punto vendita che richiede grandi precauzioni; la gente che viene è molto distribuita durante la giornata. Inoltre si è sempre molto attenti, vedo che tutti hanno la loro mascherina, a volte i guanti, sennò c’è qui fuori il prodotto per disinfettare le mani; come vedi si può visitare il negozio in tutta sicurezza anche perché, dopo ogni visita, sanifico il banco. Ecco, una cosa che ho fatto è stata cambiare la disposizione dei mobili: prima avevo il pos vicino alla porta perché c’era più rete per internet, e la cassa era dall’altra parte. Adesso ho raggruppato tutto in un unico punto in modo da non dover continuamente passare vicino alle persone. E, come sempre, mi sono resa conto che a volte le cose le sposti per necessità e poi ti piacciono più di prima”.

HOTEL ARGEGNO – RISTORANTE PIZZERIA “LA CORTE”
“Durante il lockdown nel parcheggio qui davanti c’erano solo due macchine che appartengono a famiglie del posto; Argegno così vuota non si era mai vista”. A raccontare oggi è Alessandra Redaelli, che collabora nell’azienda a conduzione familiare che vede impegnate due generazioni, quattro fratelli e relativi figli fra i quali, appunto, anche lei. L’albergo dispone di 14 camere vista lago e due sale ristorante per gustare specialità di lago e una buona pizza, più alcuni tavoli all’esterno.
“Penso che abbiano ricominciato solo il 30% di quelli che potevano farlo, gli alberghi in Tremezzina per il momento non stanno riaprendo e qui, sul lungolago, siamo aperti noi, il bar Doge e il giornalaio che comunque, durante la quarantena, ha sempre lavorato al mattino per i quotidiani e le riviste”.
Voi avete riaperto lunedì 18 oppure siete riusciti a fare qualcosa anche prima?
“Stiamo lavorando dal 4 maggio come asporto ed è stata una scelta che, devo dire, ci ha ripagato. Poi, dopo la conferma di domenica circa la possibilità di riaprire, abbiamo sanificato tutto – praticamente era dal 10 marzo che eravamo chiusi – e ci siamo attrezzati con mascherine e quant’altro. Anche se a oggi, devo dire, le direttive per la riapertura non sono ancora chiarissime; per questo ci stiamo muovendo con il massimo della cautela”.
Come sta andando?
“Considera che siamo fra i pochi, da qui a Menaggio, a essere aperti. Noi siamo entusiasti della scelta, se vuoi anche coraggiosa, che abbiamo fatto, e sono convinta che questo coraggio ci stia ripagando. Di giorno va molto bene: al mattino, dopo aver preso il giornale, la gente viene a bersi il caffè, a fare colazione; per il pranzo, poi, c’è sempre una certa affluenza, come tu stessa puoi vedere anche oggi. La sera, purtroppo, siamo ancora fermi. In questo non ha aiutato nemmeno il tempo, speriamo che migliori, specialmente per il fine settimana dove ci aspettiamo un po’ di persone in più. La nostra speranza è che possa tornare, ovviamente quando sarà possibile, tutta quella clientela svizzera che è mancata. Il lago, negli ultimi anni, è sempre stato meta di turisti, è anche con loro che questo posto meraviglioso vive”.
Come vi siete organizzati per garantire i distanziamenti?
“Abbiamo dovuto rinunciare alla metà dei posti, sia dentro sia fuori. Anzi, forse anche di più, se calcoli che, con le restrizioni, al tavolo possono stare solo persone dello stesso nucleo familiare, al massimo sei persone ma anche questo è un dato che stiamo cercando di capire bene. Per rispettare meglio le distanze preferiamo tenere piccoli tavoli che, nel caso, possiamo leggermente avvicinare. Oltre a questa sala interna dove siamo adesso ce n’è un’altra”.
Per quanto riguarda i controlli
“Per il momento non abbiamo avuto controlli interni, però polizia locale e carabinieri passano eccome, e guardano sempre; ci siamo adattati anche a questo. Ieri eravamo qui, sono arrivati tre ragazzi, ho capito subito che non erano parenti e ho cercato di spiegare loro le regole. È molto importante che la gente le rispetti sennò chi ci va di mezzo, poi, siamo anche noi. E non parlo solo del problema legale ma, specialmente, per la salute. È importante rispettare le regole sia per la nostra sia per quella della clientela”.
La serata della luce
“Durante il lockdown la nostra città ha voluto dare un segnale di speranza con la luce. Nella serata eravamo all’interno dei nostri locali, nessuno è uscito fuori; abbiamo acceso tutte le luci dopo tanti giorni di buio totale perché, ti assicuro, senza luci qui è davvero buio, ed è stato un momento molto commovente. Come quello di lunedì mattina quando, sempre mantenendo le dovute distanze, ci siamo ritrovati tutti sul lungolago”.
Cerchiamo di essere ottimisti
“Noi siamo ottimisti, e speriamo che questo virus non rompa più; non so tu, ma io non avrei mai pensato di vedere una cosa del genere. Il turismo stava andando bene, tu fai tanti programmi e dopo guarda cosa succede. Nonostante questa considerazione, però, adesso dobbiamo crederci, e andare avanti”.
Anche le passeggiate, qui, potrebbero essere d’aiuto a creare interesse.
“Dall’anno scorso la Greenway del Lago di Como parte da qui, da una strada qui sopra, inoltre in Val d’Intelvi ci sono tante seconde case, specialmente dei milanesi, adesso che hanno dato i permessi speriamo che la gente arrivi”.
Alessandra un’ultima curiosità, questa volta sulla pizza che, oltre a essere molto buona, è rimasta croccante fino all’ultimo boccone
“È stata fatta con il lievito madre e un impasto particolare. In questi due mesi abbiamo studiato”.

Sabrina Sigon