Sonate di Beethoven, a Limido Comasco il V recital pianistico di Christian Leotta

Christian Leotta nel penultimo appuntamento della sua maratona di oltre 14 ore complessive di musica
Venerdì 2 maggio, ore 21, a Limido Comasco nella chiesa di Sant’Abbondio, il pianista Christian Leotta affronta il V e penultimo recital della seconda parte della, imponente, maratona itinerante dedicata alle 39 Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven. Ingresso libero con prenotazione, scrivere una mail all’indirizzo info@comune.limidocomasco.co.it.
Ludwig van Beethoven è una delle icone universali della musica, simbolo insieme a pochi altri del genio assoluto. Sono oltre vent’anni che Leotta si cimenta praticamente con la totalità della sua monumentale e sconfinata opera per tastiera. Mai però prima d’ora un pianista aveva avuto l’idea di eseguire un ciclo dedicato all’integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven che includesse sia le Sonate pubblicate con un numero d’opera, sia le Sonate pubblicate senza un numero d’opera, sia le Sonate “postume”, sia le Sonatine. Il numero totale delle “Sonate” di Beethoven individuato da Leotta sale così dalle tradizionali 32 a 39 brani, di cui l’interprete propone anche una nuova catalogazione compilata seguendo il loro ordine cronologico di composizione. Il tutto in prima assoluta in un ciclo di concerti che ha toccato diverse località del territorio lariano; la seconda parte della tournèe ha toccato Cantù, Albavilla, Nesso, Torno e, dopo Limido Comasco, si chiuderà a Mariano Comense.
IL QUINTO CONCERTO
Limido Comasco, venerdì 2 maggio 2025, ore 21
chiesa di Sant’Abbondio, via Rimembranze, 5
Programma:
Sonata per pianoforte L 8 (ex n. 20) in Sol maggiore, Op. 49 n. 2
Titolo edizione originale: “Deux Sonates faciles four le Pianoforte
Sonata per pianoforte L 23 (ex n. 16) in Sol maggiore, Op. 31 n. 1
Titolo edizione originale: “Trois Sonates pour le Piano Forte, Edition tres Correcte”
Intervallo
Sonata per pianoforte L 14 in Do maggiore (WoO 51 del catalogo Kinsky-Halm)
Titolo edizione originale: “Sonate pour le Pianoforte”
Sonata per pianoforte L 26 (ex n. 21) in Do maggiore, Op. 53 “Waldstein”
Titolo edizione originale: “Grande Sonate pour le Pianoforte”
Christian Leotta introduce il programma
Sonata per pianoforte in Sol maggiore L 8 (ex n. 20), Op. 49 n. 2, “Deux Sonates faciles four le Pianoforte”
La Sonata in Sol maggiore L 8 (ex n. 20) Op. 49 n. 2, contrariamente all’anno di composizione risalente probabilmente al 1796 (non si hanno documenti certi a riguardo), è stata pubblicata solo nel 1805, creando così abbastanza confusione all’interno del catalogo “ufficiale” delle 32 Sonate (nel 1805 è stata infatti pubblicata anche una delle Sonate per pianoforte più importanti del Beethoven “maturo”, quale la celeberrima Op. 53 “Waldstein”, corrispondente alla Sonata n. 21 della catalogazione “classica”, Sonata che nulla ha a che vedere con il carattere ancora pienamente settecentesco dell’Op. 49 n. 2. A ulteriore dimostrazione delle palesi incongruenze del catalogo “ufficiale” delle 32 Sonate per pianoforte, che accosta le due Sonate (dette “Facili”) che formano l’Op. 49 presentandole con la numerazione rispettivamente di 19 e di 20 sotto lo stesso numero d’Opera, sappiamo che queste due Sonate vennero scritte in momenti assai differenti e che, addirittura, la seconda di esse abbia preceduto la prima nella stesura: l’Op. 49 n. 1, infatti, è stata completata con tutta probabilità intorno al 1798, mentre l’Op. 49 n. 2 ben due anni prima, intorno al 1796. Il catalogo completo e cronologico di tutte le 39 Sonate per pianoforte di Beethoven da me proposto, presenta queste due opere rispettivamente come “L 8” (corrispondente all’Op. 49 n. 2) ed “L 10” (per l’Op. 49 n. 1), chiarendo in questo modo la loro collocazione cronologica e temporale all’interno dell’intera produzione di tutte le Sonate per pianoforte del genio di Bonn. Formata da solo due movimenti, la Sonata L 8 Op. 49 n. 2 presenta un primo tempo, marcato “Allegro, ma non troppo”, assai brillante e gioioso, scritto nel classico schema della forma-sonata. Il successivo secondo movimento, marcato “Tempo di Menuetto”, è una squisita pagina dal carattere spensierato, che chiude questa Sonata dalle dimensioni contenute in un clima solare e disteso.
Sonata per pianoforte in Sol maggiore L 23 (ex n. 16), Op. 31 n. 1, “Trois Sonates pour le Piano Forte, Edition tres Correcte”
La Sonata in Sol maggiore L 23 (ex n. 16) Opera 31 n. 1 è stata scritta assieme alle altre due Sonate che compongono l’Opera 31 nell’estate del 1802. La loro pubblicazione è stata certamente la più “travagliata” fra tutte le Sonate per pianoforte. Diversi errori di stampa (o, addirittura, “manomissioni” deliberate dell’autografo del compositore da parte di stolti editori), hanno fatto in modo che solo nel 1807 vedesse la luce un’edizione originale approvata dal Maestro, che recava addirittura nel titolo la dicitura “Edition tres Correcte”. Un “Allegro vivace” dal carattere brillante ma anche spiritoso, apre la Sonata in Sol maggiore Op. 31 n. 1. L’insolito ritmo puntato che caratterizza il primo tema la rende davvero unica per tale caratteristica fra le Sonate per pianoforte di Beethoven. La scrittura è anche parecchio virtuosistica. Il secondo movimento, un “Adagio grazioso” di ampie proporzioni, presenta un tema principale molto cantabile, degno di una Romanza o di un’Aria, riccamente fiorito nel corso del movimento, cui fa seguito un episodio centrale introdotto da un misterioso passaggio in tonalità minore. L’ultimo movimento, un “Rondo” marcato “Allegretto”, è anch’esso di ampie proporzioni. Il tema principale viene presentato ogni volta in modo variato (con un episodio centrale addirittura in contrappunto doppio). La Sonata si conclude con una esilarante serie di accordi che lascerebbero credere all’ascoltatore d’essere terminata, aggiungendone poi altri successivamente con immensa sorpresa di tutti, ciò a conferma del carattere scherzoso e, a tratti, ironico e dissacratore, che domina in tutto il pezzo.
Sonata per pianoforte in Do maggiore L 14 (WoO 51), “Sonate pour le Pianoforte”
Pubblicata postuma nel 1830 con il titolo di “Sonate pour le Pianoforte” dall’editore Dunst di Francoforte sul Meno, questa Sonata in due tempi rappresenta certamente l’opera di Beethoven concepita in tale forma che più a torto è stata esclusa dal catalogo “ufficiale” delle Sonate per pianoforte, venendo così “dimenticata”, ingiustamente, anche dagli interpreti beethoveniani più coscienti. Se infatti ciascuna delle 32 Sonate costituisce un “unicum” a sé, rappresentando oltre che un opera d’arte nuova e mai ripetitiva di soluzioni precedentemente utilizzate anche un’occasione per sperimentare nuove possibilità formali ed espressive, la Sonata in Do maggiore L 14 è certamente quell’opera dove Beethoven ha utilizzato più che in qualsiasi altra Sonata per pianoforte l’arpeggio come suo elemento strutturale principale, riproponendo tale scelta compositiva anche nel secondo movimento di questo incantevole brano. Come avvenuto per la Sonata L 4 (WoO 50), anche in questo caso il manoscritto non riporta alcun titolo; non vi è tuttavia alcun dubbio che si tratti di una Sonata a tutti gli effetti. Dedicata ad Eleonore von Breuning, moglie dell’amico fraterno Gerhard Wegeler (a sua volta dedicatario della Sonata L 4, WoO 50), si ritiene che quest’opera possa essere stata in origine concepita per orfica, anziché per pianoforte. In una lettera del 23 dicembre del 1827 (quindi dopo la morte di Beethoven) Gerhard Wegeler scriveva ad Anton Schindler di “due piccoli pezzi per orfica che Beethoven ha composto per mia moglie”, riferendosi a questa Sonata. L’orfica era uno strumento a tastiera di modeste dimensioni, una sorta di pianoforte portatile, la cui tastiera aveva un’estensione massima di sole quattro ottave. L’utilizzo di numerosi arpeggi in entrambe le mani di estensione limitata all’ottava o poco più quale elemento strutturale ed espressivo principale di questa Sonata, contribuirebbe a mio avviso a validare tale ipotesi, non potendo l’orfica contare né sulla potenza di suono (le dinamiche principali utilizzate sono qui infatti il “piano” e il “pianissimo”), né su un’ampia estensione della tastiera. Il primo tempo, un Allegro, apre questa Sonata con una serie di arpeggi che si alternano in moto contrario in entrambe le mani, introdotti da trilli alla mano destra, creando un’atmosfera di tranquillità, successivamente ritrovata anche nel secondo tema, anch’esso costruito su di una figura melodica alla mano sinistra riconducibile ancora una volta ad un arpeggio. Ma il vero centro espressivo della Sonata è sicuramente lo splendido Adagio che segue, fra i movimenti più belli di tutte le Sonate per pianoforte di Beethoven. Ad un primo tema melodico marcato “dolce”, segue un misterioso e teso secondo tema in tonalità minore, che presenta nuovamente una serie di arpeggi alla mano destra, elemento strutturale ed espressivo principale di tutta la Sonata, riproposto nuovamente nella successiva “codetta” che ci condurrà alla ripresa del tema principale di questo splendido movimento per troppo tempo dimenticato.
Sonata per pianoforte in Do maggiore L 26 (ex n. 21) Op. 53 “Grande Sonate pour le Pianoforte
Scritta fra il 1803 e il 1804, rappresenta senza dubbio uno dei capolavori di Beethoven ed è certamente da annoverare fra le composizioni più note in assoluto per pianoforte. Beethoven dedica quest’opera monumentale al conte Ferdinand von Waldstein, già protettore del compositore ai tempi di Bonn e, successivamente, anche suo mecenate a Vienna, quando i due vi si trasferiranno. Il primo tempo, un “Allegro con brio”, ridefinisce magistralmente le possibilità espressive dello strumento, dal quale Beethoven è sempre più in grado di trarre sonorità inedite e straordinarie. Il secondo tempo, un “Adagio molto”, ha la funzione anche di “Introduzione” al movimento successivo. Dal carattere assai lirico, questo movimento lento è al contempo misterioso, e conduce l’ascoltatore verso le sfere sublimi dell’espressione che verranno ampiamente sviluppate nel corso del movimento finale dell’Op. 53, un “Rondo” marcato “Allegretto moderato”, cui il “Prestissimo” conclusivo coronerà in un clima di vera gioia e splendore uno dei più grandi capolavori di tutta la storia della musica.
Christian Leotta
Mai prima d’ora un pianista aveva avuto l’idea di eseguire un ciclo dedicato all’integrale delle Sonate, comprese le 7 recentemente catalogate proprio dal Maestro Leotta che hanno portato a 39 le composizioni per pianoforte del genio tedesco. Poderoso il ciclo di 12 concerti, 6 nel 2024 e 6 quest’anno, in diverse località del territorio lariano che si concluderà a Mariano Comense.
I programmi dei concerti riportano sia la nuova numerazione delle 39 Sonate proposta da Christian Leotta (preceduta dalla lettera “L”, ovvero l’iniziale del suo cognome) sia, fra parentesi, quella precedente riferita al catalogo delle 32 Sonate, se in esso incluse.