Sistema Trasporti a muso duro contro Anas:”Ordinanza che penalizza le attività senza alcuna ragione”
Oggi le loro richieste in un incontro con la stampa. Il presidente Artusa:”Ci vogliono chiudere senza mai ascoltare le nostro proposte: nessuna risposta da Anas”
Ci risiamo. Come riavvolgere il nastro e tornare allo scorso autunno quando il Tar prima ed il Consiglio di Stato dopo hanno dato ragione al ricorso presentato da Sistema Trasporti contro l’ordinanza anti-caos predisposta da Anas e che limitava la circolazione di pullman turistici e camon sulla trafficatissima Regina. Ordinanza riproposta poche settimane fa ed ecco l’altolà – sotto forma di nuovo ricorso al Tar, già depositato in queste ore – da parte ancora di Sistema Trasporti. Che oggi, in un incontro con la stampa al Palace Hotel di Como, ha ribadito la sua contrarietà al provvedimento paventando anche possibili richieste di risarcimento danni. Sopra le parole del presidente Artusa.
Qui sopra, invece, il vice-presidente Astori che spiega e precisa i disagi per le aziende del trasporto privato. Tempi e costi che si sono dilatati, impossibilità di dare risposte ai turisti che vogliono effettuare il giro del lago con tappe intermedie.

IL RICORSO DEPOSITATO AL TAR

Rispetto all’anno scorso sono aumentati i ricorrenti e vi sono aziende residenti, non residenti, di navigazione (privata). Nel merito l’ordinanza è irricevibile perché ancora discrimina tra bus di 12 metri e bus da 9 quando abbiamo depositato una perizia che evidenzia come non vi siano differenze nei tratti di interesse. Inoltre, nonostante abbiano avuto 8 mesi per prepararsi dopo il verdetto del consiglio di stato, sono usciti con una procedura d’urgenza senza che vi sia stata alcuna circostanza eccezionale – aggiunge Artusa -. Come sempre in piena stagione turistica, con i pacchetti già venduti e gli investimenti già fatti. Il sospetto è che in Tremezzina ci sia una regia che vuole boicottare il turismo per diventare dormitorio dei frontalieri”, spiega il presidente di ‘Sistema Trasporti’. “No ai bus turistici, no ai matrimoni, no a tutto. Se così è, bisogna dirlo in modo chiaro alle aziende in modo che noi ci si possa organizzare per tempo e spostare i nostri investimenti altrove. Crediamo infine che bisogna anche dirlo a tutta la comunità e contestualmente spiegare dove troveranno le risorse per pagare i servizi pubblici essenziali quando il turismo internazionale si sarà spostato in luoghi più accoglienti”, conclude Artusa nel motivare il ricorso depositato.