Giovanni Scifoni racconta Francesco, il santo più pop, al Giuditta Pasta



Come si fa a parlare di San Francesco D’Assisi senza essere mostruosamente banali? In “Fra’” Scifoni ci prova con un monologo e musiche medievali
Tutti conoscono san Francesco. Perché è così irresistibile? Era un artista, forse il più grande della storia: nessuno ha mai raccontato Dio con tanta creatività.
Martedì 7 maggio al Teatro Giuditta Pasta di Saronno, Giovanni Scifoni si interroga sulla figura del santo più pop che ci sia e, in un monologo orchestrato con laudi medioevali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte.

Dice Scifoni che è anche autore del testo: “Se chiedo a un ateo anticlericale “dimmi un santo che ti piace” lui dirà: Francesco. E perché proprio lui? Non era l’unico a praticare il pauperismo. In quell’epoca era pieno di santi e movimenti eretici che avevano fatto la stessa scelta estrema, che aveva di speciale questo coatto di periferia piccolo borghese mezzo frikkettone che lascia tutto per diventare straccione?
Aveva di speciale che era un artista. Forse il più grande della storia. Le sue prediche erano capolavori folli e visionari. Erano performance di teatro contemporaneo. Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese, citando a memoria brani dalle chanson de geste, stravolgendone il senso, utilizzava il corpo, il nudo, perfino la propria malattia, il dolore fisico e il mutismo. Dalla predica ai porci fino alla composizione del cantico delle creature, il primo componimento lirico in volgare italiano della storia, Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia. Nessuno nella storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività. Francesco sapeva incantare il pubblico, folle sterminate, sapeva far ridere, piangere, sapeva cantare, ballare. Il vero problema con cui mi sono dovuto scontrare preparando questo spettacolo è che Francesco era un attore molto più bravo di me”

E poi il gran finale, la morte, il rapporto di fratellanza, quasi di amore carnale che aveva Francesco con Sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare. E neanche il pubblico potrà scappare da questo finale, incatenati sulle poltrone del teatro saranno costretti anche loro ad affrontare il vero, l’ultimo, grande tabù della nostra contemporaneità: non siamo immortali.
Martedì 8 maggio ore 20.45
TEATRO GIUDITTA PASTA
FRA’
di Giovanni Scifoni
regia Francesco Brandi
con Giovanni Scifoni
strumenti antichi Luciano Di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli
produzione Mismaonda / CdP Viola Produzioni
biglietti
da 16 a 28 euro in vendita QUI