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“Il leone di Sestri Levante” di Gian Pietro Elli premiato al concorso letterario “CARLO BO – GIOVANNI DESCALZO”

12 agosto 2022 | 10:21
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“Il leone di Sestri Levante” di Gian Pietro Elli premiato al concorso letterario “CARLO BO – GIOVANNI DESCALZO”

Non è vero che le storie narrate ai bambini sono come impronte di dita sul vetro che si ritirano in fretta, smaniose di ritrarsi. E’ vero il contrario, le storie rimangano e i sensi che hanno smosso perdurano impastati nel ricordo e vi riposano a lungo, anche oltre le pieghe più tragiche delle vite di chi le ha raccontate. Lo scrittore comasco Gian Pietro Elli scrive un racconto denso di dolore e rimpianti nella raccolta C’è tempo per tutto, uscita lo scorso anno per Macchione editore.

Il racconto si intitola Il leone di Sestri Levante e, notizia di oggi, si è distinto al Premio Internazionale Letterario “CARLO BO – GIOVANNI DESCALZO” CITTA’ DI SESTRI LEVANTE, promosso dal Salotto letterario Nuova Pen(n)isola San Marco, giunto alla terza edizione. L’ambientazione della novel di Elli, che ha ottenuto il secondo premio nella sezione narrativa del concorso, è la celebre Baia del Silenzio di Sestri, annoverata tra le dieci spiaggie più belle d’Italia, ma non c’è sole in questo scritto, non ci sono sdraio o castelli di sabbia, solo un ricordo d’estate nel gelido presente di un padre reciso dalle figlie, un uomo che sta per arrendersi all’ineluttabilità della sua solitudine.  Il leone di Sestri Levante sarà presentato il giorno stesso della premiazione  nella libreria Mondadori di Sestri Levante dove, tra parentesi, un leone esiste veramente e l’nvito è di andarlo a cercare tra le viuzze della citadina ligure.

La raccolta di 14 racconti Cè tempo per tutto è il quinto libro di Gian Pietro Elli. Ci sono storie e personaggi indimenticabili, in cui si intrecciano solitudine, speranza, passione ma anche crudeltà e delitto. Il libro è disponibile sulle principali piattaforme on line Ibs, Feltrinelli, Mondadori, Amazon

Gian Pietro Elli è nato a Como nel 1963. È giornalista professionista e si occupa di comunicazione. Ha pubblicato la raccolta di racconti Eva Kant (Lietocolle edizioni), il reportage giornalistico La  Ticosa non c’è più (Carlopozzoni editore), il romanzo breve C’eravamo Eccome (Ibis edizioni) e, per i tipi di Pietro Macchione editore, le raccolte IndecenzeC’è tempo per tutto. Il suo ultimo lavoro è il romanzo  L’ultima vita – Margot e i suoi demoni, una crime story edito da Pluriversum.

gian pietro elli

Pubblichiamo qui un estratto del racconto di Gian Pietro Elli

Il leone di Sestri Levante

Indico alle bambine la spiaggia di Sestri Levante. Il mare stantuffa sull’arenile. Noi, dominiamo da sopra. Dalla finestra dell’hotel le aiuto a individuare dove la riva s’incurva una costruzione bassa, sbarrata da un portone di legno. – C’è un leone laggiù. Lo tengono rinchiuso, ma lo trattano bene. Gli danno da bere e da mangiare. Ogni giorno lo accarezzano sul muso e gli scompigliano la criniera. Però lo lasciano uscire solo d’inverno, quando in giro non c’è nessuno. In estate rimane nella sua tana; non si lamenta perché sa che è inutile protestare. Gli uomini del posto non ne hanno paura. È un leone inoffensivo, è un leone buono, è un leone che non sbrana le persone – spalanco la bocca -. Ma chi non abita qui non può capirlo. Ecco perché non lo lasciano uscire. Lo nascondono per non fare paura alla gente che, non sapendo che è mansueto, scapperebbe terrorizzata cercando riparo nelle stradine qui sotto, intorno al nostro albergo -. – Ma una sera d’estate, una sola, al leone viene concessa una passeggiata. Allora, se state nascoste, se non vi fate vedere né dal leone né dai suoi custodi, se non fate rumore, lo vedrete camminare con passo felpato – muovo le braccia in maniera sinuosa -, un passo morbido, un passo da leone. Avanti e indietro, avanti e indietro. Una volta, una volta sola, si ferma -. – Guarda davanti, guarda oltre il mare. Forse inspira con le grosse narici da leone – mi tocco il naso –, e infine lancia un unico, lungo, lunghissimo, sconsolato ruggito. Quella sera è oggi -.

Dicono che le storie rimangano e che i sensi che hanno smosso perdurino impastati nel ricordo e vi riposino a lungo; la memoria ne sarebbe talmente impregnata da riuscire a rilasciarli e risvegliare; rianimandone la stessa fragranza, lo stesso odore (di talco, dopo il bagnetto), lo stesso tono di voce: quello profondo di un padre, quello succoso delle bimbe. Dicono. Dicono. Dicono male. Io – qui, adesso – rammento il racconto, gli occhi sgranati (la meravigliosa meraviglia dei bambini), il profumo dei capelli; rammento la mia emozione, se l’emozione appartiene al respiro e al suo fiato, se l’emozione scorre nella vena e nel suo denso sangue. Però non ho niente oltre le impronte delle mie palme premute sulla finestra: le osservo esalare l’ultimo sospiro dopo avervi visto riflessi i volti di vetro di Giorgia e di Greta. La spiaggia è deserta, rivolgo un deferente saluto al cielo macchiato di stelle; un inchino e un sorriso al leone che ho in testa. Non bisognerebbe raccontare fiabe ai bambini, non bisognerebbe appoggiarli nel grembo delle favole, non bisognerebbe cullarli di nenie o rassicurarli con filastrocche come collane di gocce di miele. C’è un tempo vigliacco che li aspetta. Un piccolo dio perfido che li sorveglia e precetta. Qualche convenevole, e una botta. Un battito frenetico e disperato. Un disumano sussurro, un rumore di fondo fra la folla, e il prossimo bestiale o convenzionale bisogno. A niente serve la fantasia. A niente immaginare o schiudere le ali. Come gabbiani planiamo dolcemente, però infine sempre scendiamo in picchiata sulla preda. Mi guardo e ho la solita espressione delusa. Ogni anno, lo stesso giorno. Le due camere prenotate, una per me, la doppia per le bambine. E la mia faccia sarà la medesima, domattina, al cospetto dell’addetto alla reception (per fortuna ruotano spesso i turni) compreso in un formale sussiego che tradisce e confonde il mio stesso disagio su cui cala la dolorosa domanda di rito: – Il signore non ha utilizzato l’altra stanza? -…