Con Fatoumata Diawara il calore dell'Africa arriva al Festival Como Città della Musica

L’applauso del pubblico al termine de L’Elisir d’Amore alla “prima” di mercoledì sera, è stato il “bentornato” al Festival Como Città della Musica che, con l’opera di Donizetti, ha aperto la sua 15° edizione. Questa sera e domani le altre repliche dello spettacolo con il coro cittadino 200.com, anche quello un ritorno dopo due anni di assenza.

Il festival prosegue in Arena con il concerto di Fatoumata Diawara giovedì 7 luglio (ore 21.30), per il quale ci sono ancora biglietti disponibili (20 euro + prevendita)
Fatoumata, nata in Costa d’Avorio e cresciuta in Mali, torna ad esibirsi a Como, la città dove abita e ha costruito la sua famiglia. Nel concerto presenterà al pubblico “Fenfo”, l’album che le è valso due nomination ai Grammy Awards nel 2019, coprodotto da Diawara e Matthieu Chedid (meglio conosciuto come -M-), registrato in Mali, Burkina Faso, Barcellona e Parigi.

Acclamata come una delle più importanti portabandiera della musica africana moderna, Fatoumata Diawara porta la sua arte a vette fresche ed elettrizzanti con questo album, che si traduce come “qualcosa da dire”.
Audacemente sperimentale ma rispettoso delle sue radici, è un disco che la definisce come la voce della giovane donna africana, orgogliosa della sua eredità ma con una visione che guarda con sicurezza al futuro e un messaggio universale.
Le undici canzoni di Fenfo – cantate principalmente in lingua bambara – trattano argomenti senza tempo come rispetto, umiltà, amore, migrazione, famiglia e come costruire un mondo migliore per i nostri figli. Destinatario principale del messaggio di Fatoumata è il popolo africano, nella canzone Kokoro, ad esempio, dice:

Perché non siamo orgogliosi di quello che siamo? Siamo neri africani,
Discendenti di Sunjata Keita, l’imperatore del popolo Mandé.
Abbiamo la nostra cultura e civiltà, di cui dobbiamo essere orgogliosi.
Invece, vogliamo sembrare occidentali, cinesi, asiatici,
E gli arabi sbiancando la nostra pelle, svendendo la nostra terra e le nostre risorse,
E adottando le loro mode. Di conseguenza,
Siamo persi e le nostre tradizioni ci sfuggono.
Allora chi verrà a difendere la nostra dignità africana al nostro posto?
Non voltiamo le spalle alle nostre tradizioni
Se non rispettiamo noi stessi nessuno ci rispetterà mai

“Non volevo cantare in inglese o francese perché volevo rispettare la mia eredità africana” – spiega Fatou – “Ma volevo un suono moderno perché è il mondo in cui vivo. Sono un tradizionalista, ma ho anche bisogno di sperimentare. Puoi mantenere le tue radici e le tue influenze, ma comunicarle in uno stile diverso”.