Taccuino letterario del 20 maggio 2022

Parolario&Co. è una rubrica settimanale di consigli di lettura realizzata in collaborazione tra Associazione Culturale Parolario, giornale La Provincia di Como e Ciaocomo radio con il patrocinio del Consiglio di Regione Lombardia. Si ringrazia Confindustria Como, Fondazione Volta e BCC Cantù
Dedichiamo l’inizio di questa puntata di Parolario & Co. ad uno degli scrittori e accademici che maggiormente ha arricchito la letteratura contemporanea di capolavori, capace di lungimiranza, conoscitore sopraffino di storia medievale e ispiratore per generazioni di studenti. Umberto Eco.
Semiologo, filosofo, scrittore, traduttore, accademico, bibliofilo, medievista, saggista e intellettuale, nel 1971 è stato tra gli ispiratori del primo corso del DAMS all’Università di Bologna e, negli anni Ottanta ha promosso, nello stesso ateneo, l’attivazione del corso di laurea in Scienze della comunicazione, già attivo in altre sedi. Dopo aver fondato, nel 1988, il Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino, essere stato professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna e socio dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche, quasi a sua insaputa, nel corso degli anni, Umberto Eco ha scritto un autentico trattato sull’arte. Un opus magnum frammentario, discontinuo, divagante, stratificato e, appunto, inintenzionale. Vi confluiscono saggi, presentazioni, conferenze, articoli e Bustine di Minerva. Materiali eterogenei in larga parte dispersi e dimenticati che, ora, per la prima volta, sono stati ritrovati, riorganizzati e riletti da Vincenzo Trione nel volume Sull’arte. Scritti dal 1955 al 2016, edito da La Nave di Teseo.
È un trattato segreto e sorprendente, caratterizzato dall’inconfondibile stile di Eco: un misto di originalità interpretativa, di curiosità intellettuale, di fantasia, di erudizione e di ironia. Vi incontriamo meditazioni estetologiche, studi semiologici, indagini sociologiche e incursioni militanti. E ancora: investigazioni sulle poetiche del Novecento, sulle avanguardie e su movimenti come l’Informale e l’arte programmata. Molte pagine sono dedicate ad artisti-compagni di strada (tra gli altri, Arman, Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Eugenio Carmi, Fabio Mauri, Ugo Mulas e Tullio Pericoli). Rivelatori i passaggi su alcune figure decisive: la bellezza, la bruttezza, l’imperfezione, il kitsch, la vertigine della lista. Inattesi gli interventi sullo statuto della critica d’arte e quelli, d’impronta civile, sul futuro dei musei e sul destino del patrimonio culturale. Ne emerge un involontario e inquieto teorico-critico-storico dell’arte. Che sembra abbandonarsi a ininterrotte scorribande. In realtà, Eco tende a ritornare sempre sulle medesime ossessioni: l’opera come luogo aperto, destinato a essere abitato e continuato dallo spettatore; l’esperienza del fare come avventura fondata sulla centralità del “formare”. Infine, l’arte come problema, come interrogazione. Il libro è accompagnato da un’inedita galleria di ritratti di Tullio Pericoli.
Proseguiamo il nostro viaggio nei libri con “La Notte del Bene” di Sara Furner, edito da Bollati Boringhieri, che racconta la storia di Ettore ed Elena, tra i quali, un giorno, in treno, scocca il colpo di fulmine. Un passato anomalo li unisce: Ettore abbandonato in fasce dalla madre, e adottato all’età di cinque anni; Elena bambina sparita nel nulla per tre giorni, e poi ritornata. Due anime perdute che si trovano. Ma se il caso può incastrare tutto alla perfezione, può anche, in un soffio, scatenare il caos: un figlio fuoriprogramma che sconvolge gli equilibri di singoli e coppia, lo smarrimento identitario per Elena, e guai sul lavoro per Ettore, trascinato in un intrigo che mette a repentaglio la sua integrità etica. In ufficio gli è accanto Matilde, vedova di mezza età con un passato ingombrante e un amore impossibile sospeso fra Stati Uniti e Caraibi. E se un padre non amasse il proprio figlio? E se una donna diventata madre, si perdesse completamente nel passaggio da donna a mamma? La notte del bene ruota attorno a queste domande, esplorando l’abisso che può spalancarsi tra un uomo e una donna posti davanti a una genitorialità imprevista. Attorno a quest’universo di coppia, un mare di storie da ogni dove, fra passato, presente, architettura, schiavitù, razzismo e verità nascoste. Raccontando il blackout di un progetto famigliare convenzionale, e intravedendo il profilarsi luminoso di un sistema affettivo che si apre a nuovi mondi, La notte del bene permette a Sara Fruner di riprendere i nodi affrontati nel suo precedente romanzo, l’istante largo, e di lavorarli con maturità e potenza nuove, attraverso la scrittura essenziale e ricchissima che è una delle cifre distintive di questa autrice, definita da André Aciman «una maga della parola».
Per gli appassionati di Spy Story, invece, un libro che non è solo frutto dell’immaginazione dell’autore: Nome in codice: Lise. La vera storia della spia che divenne la donna più decorata della Seconda Guerra Mondiale, di Larry Loftis, edito da Odoya prende il via nel 1942, anno in cui Odette Sansom decide di seguire le orme del padre, un eroe di guerra, diventando un’agente del SOE (Special Operations Executive) per aiutare la Gran Bretagna e la sua amata patria, la Francia. Dopo cinque tentativi falliti e un incidente aereo, riesce ad atterrare nella Francia occupata. È qui che incontra il capitano Peter Churchill, il suo comandante. A mano a mano che completano con successo una missione dopo l’altra, Peter e Odette si innamorano. I due sono braccati dall’astuto sergente della polizia segreta tedesca Hugo Bleicher, che alla fine riesce a catturarli. Vengono incarcerati a Fresnes, alle porte di Parigi, e da lì spediti rispettivamente ai campi di concentramento di Ravensbrück, per sole donne, e Sachsenhausen, entrambi in Germania, dove vengono affamati, picchiati e torturati. Ma anche di fronte alla disperazione e alle violenze, Odette non tradisce mai i propri colleghi, non abbandona la speranza né rinuncia all’amore per il suo capitano. “Nome in codice: Lise” dipinge un ritratto di coraggio, patriottismo e amore di una donna incredibilmente eroica, che ha sopportato orrori e degradazioni. L’autore intesse la trama della toccante storia d’amore tra Peter e Odette e l’emozionante gioco del gatto col topo tra loro e il sergente Bleicher.
Spazio, come spesso ci piace fare, ai nostri piccoli lettori e alle nostre piccole lettrici, con tre proposte davvero curiose e speciali.
Per i bambini e le bambine dai 7 anni in su, consigliamo la lettura de La streghetta. Una strana compagna di banco, scritto da Gisella Laterza ed edito da Salani, che segna l’inizio di una nuova e irresistibile serie magica, dopo Harry Potter e Fairy Oak. Al centro della storia c’è Miriam, che ha appena iniziato la scuola senza le sue migliori amiche, nell’esatto momento in cui Villa Applepot appare dal nulla. Ma in quella casa tutta comignoli, torrette e finestrelle vive Priscilla, una ragazzina… particolare. Ha gli occhi che cambiano colore, adora pettinare i pipistrelli e soprattutto… è una strega! Miriam non immagina ancora le straordinarie avventure (e gli incredibili pasticci) che l’aspettano insieme alla streghetta: terrificanti interrogazioni, orribili compagni di classe, torte alla crema di ragno, draghi in salotto! E scoprirà anche perché non si deve mai, mai attraversare quella Porta in Fondo a Destra…
Un altro libro che vale la pena sfogliare e leggere è La casa ai confini del mondo, scritto da Matteo Francini, illustrato da Alessia Moretti ed edito da Piemme, vincitore del concorso A caccia di storie. Edizione 2020. Qui troviamo il protagonista, Sebastian, mentre osserva la grande casa ai piedi della montagna e pensa di essere spacciato: dovrà trascorrere le vacanze estive facendo escursioni con i suoi genitori, attività che lui detesta. Ma Nina, una ragazzina del paese, gli farà presto cambiare idea costringendolo a scoprire il segreto che si nasconde dietro la montagna.
I più piccini e le più piccine, dai quattro anni in su, potranno sognare con Arturo e l’elefante di Maria Giròn, edito da Il Castoro, uno splendido albo illustrato che esplora la perdita di memoria dal punto di vista sia di coloro che dimenticano, sia di coloro che li circondano. Arturo, infatti, è un bambino gentile e allegro, sempre alla ricerca di un’avventura. E quando incontra un grande elefante triste che ha perso la memoria, decide di aiutarlo. Ma come? Di cosa ha bisogno questo elefante smemorato? Arturo non lo sa, ma è determinato a scoprirlo mentre lui e l’elefante condividono una giornata giocosa e colorata.
A cura di Alessia Roversi
