Elio a Saronno canta e recita Enzo Jannacci



Di Enzo Jannacci, il poetastro come amava definirsi, molti dalle nostre parti avranno un buon ricordo anche come medico dell’Ospedale di Cantù dove ha lavorato per diversi anni. Del cantautore allegro e tristi nello stesso tempo, tutti conserviamo almeno una canzone, una frase, una citazione, dai scarp de tenis a quelli che, dal Messico e nuvole al vengo anch’io…no tu no. Sabato 29 e domenica 30 gennaio, quel mondo verrà ricantato e rivisitato da Elio sul palco del Teatro Giuditta Pasta di Saronno nello spettacolo ”Ci vuole orecchio“, un colorato show ispirato a Enzo Jannacci, soprattutto con le canzoni di Enzo Jannacci
Jannacci è stato l’artista più eccentrico della storia della canzone italiana, in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: tragedia e farsa, gioia e malinconia. E ogni volta il suo sguardo, poetico e bizzarro, è riuscito a spiazzare, a stupire: popolare e anticonformista contemporaneamente, è anche l’artista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ‘70, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale. “Roba minima”, diceva Jannacci: barboni, tossici, prostitute coi calzett de seda, ma anche cani coi capelli o telegrafisti dal cuore urgente. Nato dalle parti di Lambrate, Jannacci ha registrato trenta album, alcuni dei quali indimenticabili, incrociando la strada con altri milanesi come Giorgio Gaber (indimenticabili Ja-Ga Brothers), lungo cinquantanni di carriera senza schema fisso, medico prestato all’arte o viceversa, è stato un irregolare lui stesso e ben lo reinterpreta un altro maverick della canzone italiana come Elio il quale ci tiene a precisare che “Ci vuole orecchio non è un omaggio, ma una ricostruzione di quel mondo Jannacci di nonsense, comico e struggente
È un viaggio dentro le epoche di Jannacci, perché non è stato sempre uguale – dice Elio – tra i brani c’è La luna è una lampadina, L’Armando, El purtava i scarp del tennis, canzoni che rido mentre le canto. Ne farò alcune snobbate, Parlare con i limoni, Quando il sipario calerà. Perché c’è Jannacci comico e quello che ti spezza il cuore di Vincenzina o Giovanni telegrafista, risate e drammi. Come è la vita: imperfetta. E nessuno meglio di chi abita nel nostro paese lo sa.”

Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, troveremo assieme a Elio cinque musicisti, i suoi stravaganti compagni di viaggio, che formeranno un’insolita e bizzarra carovana sonora: Seby Burgio al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono, Giulio Tullio al trombone.
A loro toccherà il compito di accompagnare lo scoppiettante confronto tra due saltimbanchi della musica alle prese con un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di “schizzo” Jannacci. Da Umberto Eco a Dario Fo, da Francesco Piccolo a Marco Presta, a Michele Serra. Uno spettacolo giocoso e profondo perché “chi non ride non è una persona seria”.
sabato 29 gennaio 2022 | ore 21.00
domenica 30 gennaio 2022 | ore 15.30
Biglietti:
posto unico: 35 euro in vendita online qui