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Cantù, il Consiglio di Stato dice no alla moschea nel capannone di via Milano

20 luglio 2021 | 14:40
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Cantù, il Consiglio di Stato dice no alla moschea nel capannone di via Milano

Il lungo braccio di ferro tra Comune ed associazione Assalam dura dal 2014. Le reazioni di Molteni e di Latorraca.

Un contenzioso che dura da anni, dal 2014 per la precisione. Da una parte l’amministrazione comunale e la Lega, dall’altra l’associazione culturale Assalam. Ora la sentenza del Consiglio di Stato che chiarisce e precisa: il capannone di via Milano a Cantù non può essere utilizzato come luogo di culto. “La destinazione d’uso dell’immobile per finalità di culto risulta non compatibile con la destinazione legale dell’area, che rientra in ambiti industriali, artigianali, commerciali e direzionali”, sancisce il Consiglio di Stato, che indica poi anche che l’amministrazione comunale non può acquisire l’immobile come aveva chiesto. Insomma, niente moschea, ma il capannone resta li al suo posto.

Sottolinea con soddisfazione questa sentenza il sottosegretario del Ministero dell’Interno, il canturino Nicola Molteni:”Grandissima la soddisfazione per questa decisione in punto di diritto che conferma la sentenza del TAR Lombardia del 2018 e la bontà delle argomentazioni giuridiche dell’Amministrazione di Cantù, guidata dal sindaco Alice Galbiati, e politiche della Lega. Nel capannone di via Milano 127- si può fare attività artigianale ma non pregare. Vince il diritto, vince la legalità, vince la Costituzione, vince la buona amministrazione e vince la LEGA. Anni di manifestazioni, presidi, sit in, raccolte firme, interrogazioni parlamentari, richiesta di referendum cittadino, mobilitazioni popolari con Matteo Salvini e alla fine la legge e il diritto ci hanno dato ragione. Ora la Moschea abusiva va chiusa, si ripristini la legalità e la Comunità Islamica e la sinistra chiedano scusa a Cantù e ai canturini per aver fatto perdere tempo e soldi”,

Il caso non è però chiuso secondo Vincenzo Latorraca, legale dell’Associazione Assalam, che annuncia in queste ore come si valuterà l’opportunità di un’azione avanti alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. “Il Consiglio di Stato – precisa lui – ha fissato un punto importante chiarendo che non è oggi possibile acquisire la proprietà del capannone al patrimonio comunale”.