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Al “funerale” di Marker muore un altro pezzo di Como

Al "funerale" di Marker muore un altro pezzo di Como

marker

In un giorno come questo ad alta fibrillazione per le notizie che si inseguono sul pericolo di contagio Coronavirus, arriva il de profundis per un amico che già negli ultimi tempi non se la passava bene. Non ci riferiamo ad un vivente, ma a Marker, un evento che per sei anni ha portato vitalità in uno scenario, quello del dancefloor e della musica elettronica,  che nella nostra città non hanno mai avuto molta attenzione da parte degli organizzatori di eventi cuturali e di intrattenimento.

Marker è morto: il suo lungo sogno svanisce, la sua comunità si disperde, la sua vitalità creativa termina.
È omicidio e suicidio insieme.
Marker è morto, perché i progetti prima di essere progetti sono persone e le persone hanno bisogno di una comunità che creda, che sogni con loro, che immagini con loro, che li sostenga.

Oggi il feretro di Marker è stato depositato lì dove  è nato e cresciuto, al Teatro Sociale di Como. Una provocazione  con tanto di fiori e drappo funebre che i 4 fondatori hanno inscenato per accompagnare una sentita lettera aperta con la quale annunciavano la”morte” di Marker, ma anche la necessità di fare che questa fine diventì antidoto, farsi un’eredità. Che i progetti guardino a lungo termine, che la comunità si faccia rete e che la rete si faccia collettività, che i sogni e le visioni si facciano proposte e atti concreti, che le parole diventino azioni! (Vedi la lettera completa più sotto).

E’ Como che lentamente muore insieme a Marker, continua la lettere, un elenco di cose e occasioni perse o in quiescenza da tanto, troppo tempo. Ma soprattutto è la mancanza di idee che inaridisce la città. Nella speranza che l’esperienza si questi sei anni  vada a concimare un’altra zolla che rischia di disseccarsi completamente, il 28 marzo l’ultimo “urlo” di Marker sarà allo Spazio Gloria e l’intero ricavato contribuirà alla campagna “Manchi tu nell’aria” per l’acquisto e la conservazione del cinema di via Varesina, un luogo indipendente per la cultura.

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Nato da un gruppo di millenial vogliosi di fare qualcosa per i coetanei della città, Marker ha trovato subuto una sponda importante in Barbara Minghetti, allora presidente del Teatro Sociale di Como che ha inserito l’evento dance oriented, ma con forti contenuti artistici, nel calendario stagionale del teatro. Da quel momento Marker ha preso residenza in teatro cambiandogli la configurazione per una notte ed ospitando artisti e dj di fama internazionale: il primo fu Yuksek, poi IISO dentro e Para One in Arena nel 2015, nel 2016 Les Chant Magnétiques,  nel 2017 Demonology HiFi con Max Casacci dei Subsonica,  Ghemon nel 2018. Infine MYSS KETA lo scorso anno, prima che la maitresse della movida milanese venisse scoperta dalla televisione.

Lentamente muore.
Marker è morto: il suo lungo sogno svanisce, la sua comunità si disperde, la sua
vitalità creativa termina.
È omicidio e suicidio insieme.
Marker è morto, perché i progetti prima di essere progetti sono persone e le persone
hanno bisogno di una comunità che creda, che sogni con loro, che immagini con loro,
che li sostenga.
Lentamente muore, Como, si smembra, mentre le sue luci si spengono in una notte
corta, in un Natale che ravviva i palazzi e poi inghiottisce nel suo buio un anno intero.
Manca un’orchestra perché i suoni si facciano musica, manca un collante perché i
pezzi siano di più della semplice somma, manca l’ossigeno che alimenti il fuoco, una
fiamma giovane da domare, da indirizzare sostenere, da fortificare.
Marker muore e con lui, la nostra città.
La città muore coi giovani che scelgono Milano per inseguire i propri sogni.
La città muore nei divieti assurdi.
La città muore nel Politecnico che ci lascia nel silenzio più totale.
La città muore del politeama decadente.
La città muore nelle palestre fatiscenti.
La città muore nei musei chiusi.
La città muore nelle piscine mai aperte.
La città muore nel mercato coperto.
La città muore nel deserto di idee.
La città muore nelle persone che crepano di freddo e solitudine, nel 2020, per strada.
Ma un antidoto c’è; non è la quarantena. È il suo contrario.
L’antidoto sta nella voglia di riunirsi, nell’incontrarsi, nel parlare, nel sognare,
nell’entusiasmo contagioso, nello sbagliare e nell’amare quello che si fa.
Marker è morto, ma vuole diventare antidoto, farsi un’eredità.
Che i progetti guardino a lungo termine, che la comunità si faccia rete e che la rete si
faccia collettività, che i sogni e le visioni si facciano proposte e atti concreti, che le
parole diventino azioni! Si ritrovino luoghi per creare, persone con cui condividere,
discorsi con cui immaginare e iniziare a creare altre possibilità. Non solo il buio. Idee
di luce e di futuro.
Ritroviamoci in influenze reciproche, in case a corte, in vicinanze a contatto, perché le
idee sono come noi: nascono, crescono e muoiono. Dobbiamo educarle a trasformarsi
in progetti.
Al di là della pigrizia, al di là dell’assenza.
Tu sei qui, ora. Sei ancora in tempo, è ancora possibile.
I funerali di Marker si svolgeranno presso lo Spazio Gloria il 28 marzo.
Il ricavato contribuirà a salvare il cinema dalla chiusura.

Firmato
Franco Passalacqua, Matteo Montini, Michele Mandaglio, Stefano Lattanzi

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