Como

“Nel bene e nel male quello che ho fatto l’ho deciso io”, Garbo si è raccontato a L’Officina

di Sabrina Sigon

“La cosa interessante è che ho sempre fatto quello che ho voluto”. Comincia così, all’Officina della Musica di Como, il racconto che fa Renato Garbo della sua storia di artista; brevi ma significativi interventi con il giornalista della Provincia Alessio Brunialti nell’ambito di un concerto per presentare i brani del suo ultimo lavoro “Scortati a Berlino”, insieme all’amico e musicista Eugenio Valente.

“Nessuno mi ha mai detto come vestirmi, cosa scrivere”, continua Garbo, “non c’è mai stata manomissione in questo senso. Quindi, nel bene e nel male, se ho fatto cose brutte o belle le ho fatte perché così ho scelto io”.

E di cose belle, Renato Abate, in arte Garbo, ne ha fatte tante, compresa la famosa partecipazione al Festival di Sanremo del 1984 con Radioclima con cui ha vinto il Premio della Critica in memoria di Saverio Rotondi, direttore della rivista Ciao 2001. Serata in cui, racconta al pubblico dell’Officina della Musica, Mark Hollis dei Talk Talk e Brian May dei ueen  Queen – che presentavano Radio Ga Ga e coi quali scherzò anche sulla similitudine con Radioclima – gli chiesero: “Ma tu che c’entri qui?”.

La storia di Garbo comincia nel 1981 quando, a soli vent’anni, debutta con album e videoclip A Berlino… Va Bene, nella trasmissione “Mister Fantasy”, condotta dal giornalista Carlo Massarini, album contenente il singolo omonimo, pubblicato dalla EMI nel 1981 e ispirato alle sonorità di David Bowie. Dall’album “Manifesti” del 1988 il pezzo: “E’ tardi” (Quanta gente che non vedi e che non parla più, sei sola e senza un sogno, che nome hai, non riesco a ricordarlo mai, non riesco a ricordarmi di te).

Poi, nel 1990, l’album 1.6.2, nel 1995 Fuori per Sempre e nel 1997 Up the line; disco in cui un senso di angoscia e incredulità per come il tempo sta trasformando le persone si affaccia nei suoi testi.

Quarant’anni di ininterrotta carriera, 15 tour, 17 album – compresi i tributi – e una carriera musicale lontana da etichette discografiche ma vicina a chi, appassionato della sua arte, ha continuato a seguirlo negli anni.

Musica che, anni fa, diede anche l’impulso a un movimento filosofico-letterario per esprimere l’inquietudine dell’esistenza, quello dei Nevroromantici, un gruppo di scrittori come Aldo Nove, Isabella Santacroce, Tiziano Scarpa, Tommaso Labranca, Niccolò Ammanniti. Struggenti e spietati, carnali e inorganici, e ancora, lirici e mistici.

Nella musica e nei testi Garbo ha lavorato spesso per sottrazione. Per togliere le parole inutili e lasciar parlare le immagini; anzi la cosa interessante – quella che lui chiama la sua rivoluzione personale – è stata avvicinarsi all’elettronica, genere nuovo in quegli anni per il nostro paese, insieme all’idea che, alla sintesi del suono, dovesse accompagnarsi anche una sintesi dei testi.

“Mi interessavano molto di più le immagini proiettate che non il racconto del cantastorie; la figura del cantautore, da quel momento, cambiò. L’utilizzo della forma, di parole che suonano bene nella mia bocca, anche la forma che diventa contenuto, per me questo era importante e lo è tuttora, anche se penso che in Italia si sia fatto poco, c’è stata poca sperimentazione. Ancorati dal neorealismo, è difficile accettare, in un paese conservatore, dei cambiamenti che si estendono a tutto un ambito sociale e di costume. È difficile”.

Della fine degli anni ’90 l’album Grandi Giorni, ancora dal sapore decadente ma caratterizzato da un ritorno al senso di aspettativa, giorni in cui “I lampioni si accendono al mattino”, giorni nei quali ci affacciamo al nuovo millennio; “Il cielo sta cambiando”, dice il testo. Giorni, per Garbo, accompagnati dall’abbandono della discografia commerciale (dieci anni di Emi e PolyGram), a favore di quella indipendente.

“Una cosa da cui ho imparato molto è stata la tv”, continua a raccontare Renato, “perché è camminando dentro cose non tue che devi saperti gestire; è facile salire su un palco a Modena dove siamo tutti wavers, darkettoni o punkettari. È evidente che lì sei a tuo agio, nel tuo salotto”.

Il 21 settembre 2016 viene pubblicato Garbo Living 2016, un doppio album con 20 brani che condensano il suo intero percorso artistico, seguito da un lungo tour in molte città italiane. Anni di rinascita e riscoperta di Garbo grazie alla rete e ai social.

Del 2018 la sua ultima collaborazione, quella con Eugene, nel suo singolo Radiowave, che vede come ospite anche Andy dei Bluvertigo, brano che viene pubblicato il 7 novembre e subito raggiunge il primo posto nella classifica alternative iTunes in Italia.

Renato Garbo in tutti questi anni ha avuto la capacità, insieme alla musica, di comunicare contenuti. “Ma”, dice oggi, “come artisti non dobbiamo diventare la macchietta di noi stessi”, e conclude. “Se, tra qualche anno, inciampo in qualcosa di davvero interessante da farvi sentire vi chiamo eh!”.

E noi, ovviamente, speriamo che inciampi presto.

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