Frankie in da house of Parolario. “Faccio la mia cosa”

“Frankie, a proposito del tuo modo di fare Hip Hop: fra la metrica, la musica e il contenuto, cosa vince?”
Siamo alla fine della presentazione di Frankie Hi-Nrg Mc che ieri sera ha parlato del suo libro “Faccio la mia cosa” (ed. Mondadori) all’Ostello Bello di Como per Parolario 2019.
Pubblicato nello scorso aprile 2019, “Faccio la mia cosa” è un libro che ripercorre la prima parte della vita dell’autore Frankie Hi-Nrg Mc, al secolo Francesco Di Gesù che, insieme alla sua storia, racconta in parallelo la nascita di quel genere musicale che lo accompagnerà dagli anni settanta sino ad oggi, l’Hip Hop.
“A un certo punto mi sono accorto che erano in tanti a chiedermi come mi sono avvicinato al Rap”, racconta l’autore, “e ho capito che era arrivato il momento di dare una risposta più articolata di come questa cultura ha cambiato la mia vita. Come quando ti chiedono: ‘Come stai?’ e tu, invece di una risposta qualsiasi, ti prendi qualche ora per dirlo veramente. Solo quando ho visto l’inizio, lo sviluppo e la fine di questo libro, ho capito che avrei potuto scriverlo”.
Così Frankie Hi-Nrg Mc, con il contributo del giornalista Alessio Brunialti che ha curato la presentazione, comincia la narrazione del suo percorso personale e di quello che stava accadendo al di là dell’oceano.
Nel South Bronx, in un’epoca dove il successo non era l’obiettivo principale ma l’eventuale, piacevole implicazione di un tragitto, le feste si facevano in casa; i ragazzi ascoltavano musica. ballavano e usavano tutte le loro energie in quei dieci – quindici secondi di assolo di batteria.
C’erano droga, macerie e prostituzione in quelle zone che sembravano di
guerra, continua l’autore, ma questo non fermò il loro desiderio di ballare. Un ragazzo in particolare, Clive Cindy Campbell, giovane giamaicano che si faceva chiamare ‘Kool Herc’ ed era dotato di un grande spirito di osservazione, ebbe l’intuizione di selezionare, durante una festa, solo quei momenti di batteria, quelli in cui tutti gli strumenti cedono il passo a un unico, intenso ritmo che diventa uno spazio da riempire.
Con la tecnica che battezzò Merry-Go-Round (la giostra), Kool Herc creò la base sulla quale i suoi amici inventarono un nuovo nodo di ballare, la Break Dance. In quella stessa festa c’era un microfono collegato che aveva la funzione di avvisare i ragazzi che la mamma era arrivata a prenderli per portarli a casa. Un altro di loro, Coke La Rock, prese quel microfono e, guardandoli ballare, iniziò a sfotterli in rima (rime brevi, baciate, in maniera semplice e giocosa).
È stato così che, in quel caldissimo pomeriggio di una delle estati più torride di tutti i tempi a New York, una manciata di ragazzini ha inventato l’Hip Hop, un genere che è diventato nel tempo una vera e propria forma di cultura capace di lasciare la sua impronta nella moda, nel teatro, nel cinema.
Durerà al massimo sei mesi, dissero a quel tempo alcuni critici; dopo quasi 50 anni è ancora il genere musicale più diffuso nel mondo.
Il libro, oltre a parlare della storia dell’Hip Hop legata all’esperienza del protagonista, è anche una sorta di lessico famigliare ricco di aneddoti divertenti che raccontano il modo di vivere non ingessato di una famiglia ‘diversamente siciliana’, come spiega lo stesso Francesco Di Gesù che, nato a Torino, ha origini siciliane ed è cresciuto spostandosi per tutta l’Italia.

Il suo successo musicale comincia nel 1992, con il singolo Fight da Faida – un brano che con
testa mafia e corruzione – e il suo primo album ‘Verba Manent’ del 1993 contiene, fra gli altri, il brano ‘Faccio la mia cosa’ che ventisei anni più tardi sarà anche il titolo del libro.
Poi ‘Quelli che Benpensano’, premiato come canzone dell’anno al Premio Italiano per la Musica, la partecipazione al Festival di Sanremo con la canzone ‘Rivoluzione’, realizzata in collaborazione con Roy Paci ed Enrico Ruggeri, l’esibizione con Caparezza al Premio Tenco del 2008.
E ancora, per Simone Cristicchi scrive la canzone ‘Meno Male’, insieme a Elia Marcelli e Alessandro Canini, presentata al Festival di Sanremo 2010, a cui segue il periodo con Fiorella Mannoia, pr
ima con la partecipazione al brano ‘Non è un film’, brano al quale Amnesty International conferisce il premio Italia, poi accompagnandola nel ‘Sud Tour’.
‘Avevo 16 ann, non sapevo cosa avrei fatto nella vita… fino a quel giorno in cui, guardando la tv, appare un tipo che comincia a fare rap in italiano… volevo imparare a fare le rime come quel ragazzo in tv che sembrava arrivato dal futuro, e mi aveva cambiato la vita con un paio di strofe’, scrive Fabri Fibra nella prefazione del libro.
L’autore conclude la presentazione con una riflessione sul Rap di oggi del quale, dice, si può discutere ma non bisogna aveer paura, e nemmeno rifiutarlo a priori; bisogna prima di tutto ascoltarlo. Il Rap non deve necessariamente essere una musica di protesta, continua l’autore, vive del suo tempo, ‘picchietta’ i concetti, crea dei contenuti di rottura, descrive un panorama lasciando all’ascoltatore ampie zone da riempire.
“Ho dedicato del tempo all’ascolto e a tutti i genitori che mi dicono ‘Mio figlio sente la Trap, non so come fare’, rispondo: ‘Come non sai come fare? Ascoltala insieme a lui, parlane insieme’. E io so che quando parli a una persona, soprattutto se molto giovane, e le chiedi qualcosa che riguarda il suo sistema di valori, le risposte arrivano”.
Cambiano le generazioni, cambiano gli interpreti, ma non bisogna temere il nuovo senza cercare di conoscerlo, è il messaggio di Frankie, perché si tratta sempre della manifestazione di un modo di sentire, di una reazione la cui presenza è senz’altro meglio della sua assenza.
“Nel processo creativo che mi porta a realizzare una canzone non vince né la musica né il testo, è un naturale cooperare delle due cose per arrivare a un risultato; il primo passo è l’individuazione di un argomento poi, una volta individuato, arrivano le parole”, mi dice Frankie Hi-Nrg Mc a fine presentazione e conclude: “il segreto sono l’ascolto e la visione: se non si ascolta, non si guarda, se non si apprende qualcosa di nuovo da quello che ci circonda si farà sempre la stessa roba. Ascoltare, confrontarsi, parlare rinfresca la qualità delle proprie idee”.

Sabrina Sigon