Michele Serra a Parolario 2019
Le cose che bruciano, presentato da Michele Serra a Parolario 2019, è un romanzo meraviglioso (e vorrei ben vedere) e quindi, non a caso, ad ascoltare l’autore c’erano circa 200 persone. Il giornalista dell’Amaca, felicemente introdotto da Alessio Brunialti, ha trasformato la presentazione del suo nuovo romanzo nell’occasione per raccontare episodi di una carriera singolare, di uno scrittore che ha fatto poca vita di redazione, che grazie a internet (con cui ha un rapporto conflittuale) può vivere in collina come un “semplice” agricoltore, senza rinunciare alla fitta rete di relazioni della polis, continuando a tenere sotto controllo e a commentare la vita politica del nostro paese.
E poi il rapporto con i lettori e con quelli che oggi si dicono haters. Così scopriamo che Serra risponde personalmente a circa 100 lettere a settimana, che intrattiene da 10 anni un rapporto epistolare quotidiano con alcuni di essi (non necessariamente fra i suoi sostenitori), che rilegge anche 30 volte le 1700 battute dell’Amaca, prima di mandarle in redazione. E, cosa ben più importante, che sa fare il verso del rigogolo.
È un uomo dall’ironia intelligente e delicata, quasi tenera, lontano dalla pungente satira che impazza ora in tv. Da quest’ultima infatti il giornalista si tiene ben lontano, se appena gli è possibile. Un uomo che crede nell’importanza che la lingua ha nel manifestarci agli altri, che ricorda spesso l’importanza di usarla sempre correttamente, nel parlare o nello scrivere un banale sms, “per non apparire dei perfetti idioti” soltanto a causa di un attimo di pigrizia.