60 piatti da “Cucinare al fresco”. Nuova edizione del ricettario dal carcere del Bassone

Nato come sperimentazione per scoprire cosa significa cucinare in cella, il libro di ricette Cucinare al fresco torna in libreria, in vendita alla Ubik di Como con una seconda edizione arricchita nei contenuti e rinnovato nella grafica.
L’iniziativa è nata per caso, da una fortuita chiacchierata coi detenuti, una conversazione che in poco tempo ha reso partecipi tutti i presenti e tutti quanti hanno deciso di impegnarsi per “fare qualcosa di buono”, sia in cucina che nella vita. Parole, sapori, profumi, ingredienti sono il “sale della vita”, fattori in grado di unire e di sviluppare nuove sensazioni e nuovi bisogni come quello di raccontarsi. Si tratta di una sorta di esperienza, di conoscenza e di esternazione dei sentimenti in chiave enogastronomica.
Da un’idea di Arianna Augustoni e Laura D’Incalci nell’ambito del laboratorio “Parole da condividere”, nel ricettario, oltre a raccontare la preparazione di ogni piatto, viene spiegato come ci si deve arrabattare per costruire e mettere in pratica una ricetta, con quali strumenti e con dei tempi molto dilazionati, nell’arco della giornata.
Laura e Arianna lo scorso anno a Ciaocomo raccontarono il progetto “Cucinare al fresco”
I venti detenuti della circondariale di Albate si sono rimessi in gioco e, dopo una primissima dispensa, realizzata proprio per testate l’interesse, ora hanno dato vita a un libro dedicato al palato con una sessantina di ricette e una collezione di disegni realizzati interamente all’interno dell’Istituto.
Il volume di 84 pagine, a colori, in vendita a 8 euro, ha abbandonato quell’idea di quaderno degli appunti voluta in una prima fase del progetto che voleva promuovere una forma di conversazione dietro le sbarre. Ora parliamo di una raccolta di idee e di progetti per una cucina innovativa, ma al contempo semplice e creativa, impreziosita da quelle sensazioni che solo loro, i detenuti, possono sapere e raccontare. Ogni ricetta riporta anche una frase che spiega storie e modalità, l’espressione di un detenuto che vuole riscattarsi e vuole raccontare qualcosa di sé.
L’iniziativa è stata possibile grazie al supporto del Sacro militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, delegazione della Lombardia. L’intero ricavato dalla vendita sarà utilizzato per la ristampa del ricettario e quindi per una nuova edizione, già in programmazione.
“Parlare di cibo significa anche parlare di elaborazione degli elementi sino a farne una vera e propria arte che da sempre affascina l’umanità – spiegano Giuseppe Rizzani, delegato vicario per la Lombardia dell’Ordine Costantiniano e don Arnaldo Morandi, Priore della Lombardia – Il volume, nella sua semplicità, è un invito a raccogliere un messaggio che esprime il bisogno di riscatto, di affetto, di quotidianità di una comunità, quella carceraria, fatta di donne e di uomini che hanno sbagliato, ma che hanno bisogno di sperare in una società che li sappia riconciliare e restituire a una vita dignitosa da costruire e da ricostruire senza pregiudizi”.
Un particolare ringraziamento va all’ex direttore del carcere, Carla Santandrea che ha sposato l’iniziativa e ha condiviso ogni singola fase del progetto che ha preso il via oltre un anno fa e ora si accinge ad affrontare una nuova sfida cercando di coinvolgere un numero sempre maggiore di Istituti in Lombardia.
“Il libro – concludono i detenuti del corso – è una memoria gustosa fatta di profumi e di sentimenti che si provano ai fornelli dietro alle sbarre. Sono una raccolta di idee e di sensazioni, di esperienze e di idee che si vivono quotidianamente. Vogliamo spiegare come cuciniamo in cella con i pochi strumenti che abbiamo, ma, nel frattempo, raccontiamo un’avventura, un’ispirazione, un ricordo. Attraverso un linguaggio semplice portiamo in tavola un sorriso”.
Dagli ingredienti del carrello, a quelli della spesa, passando da quanto entra dall’esterno, il ricettario è un percorso di vita e di speranza. La cucina, la preparazione di un piatto è un linguaggio che ha accomunato i detenuti del carcere.