Agnes Varda e JR “Visages, Villages”: al Gloria un film sorprendente





Un furgone si aggira per la Francia. È quello di uno degli street artist più famosi del mondo: JR. E cosa porta per le campagne francesi? Una enorme macchina fotografica e… una stella della Nouvelle Vague. O, se preferite, la prima regista donna a ricevere l’Oscar alla carriera. Comunque, è sempre lei: Agnès Varda.
Ha ottantanove anni (a maggio ne compirà 90), e fa film come se ne avesse ventinove. Agnès Varda, nello splendore dei suoi anni d’oro, è diventata una maga umanista. Qui fa squadra con JR, street photographer che deve la sua reputazione ai giganteschi graffiti urbani e potrebbe essere definito un equivalente gallico di Banksy. Un incontro impensabile, sulla carta, quello tra un artista di 34 anni e una colonna del cinema mondiale, un incontro inedito tra due artisti che non si conoscevano,
ma che amavano reciprocamente le loro creazioni.

 
“Non ci siamo conosciuti per strada. Non ci siamo conosciuti alla fermata dell’autobus. Non ci siamo conosciuti al panificio o in discoteca. Sono stato io a cercare lei”, racconta JR. Così inizia l’avventura di “Visages, Villages”, il film nato dall’incontro tra un hipster beffardo e sovranamente flemmatico con l’immancabile cappellino e gli occhiali da sole, e una leggenda della nouvelle vague, caschetto di capelli bicolore e un volto che conserva la splendida gravità che l’ha sempre contraddistinta. “Visages, Villages” è un road-movie del tutto particolare, un viaggio tra visi e villaggi (appunto), alla ricerca di persone autentiche e di luoghi la cui poesia dimenticata sta nei dettagli.
 

Accolto trionfalmente al Festival di Cannes, candidato all’Oscar come miglior documentario, premio poi assegnato ad altro film, ma da festeggiare c’è l’Oscar alla carriera ricevuto da Agnès Varda, “Visages, Villages” arriva il 30 marzo allo Spazio Gloria di via Varesina a Como distribuito dalla Cineteca di Bologna, da tempo impegnata con il suo laboratorio L’Immagine Ritrovata nel restauro dei film di Agnès Varda, a partire proprio dal suo esordio, nel 1955, con “La Pointe courte”.

JR, “ritrattista” contemporaneo che lavora su pareti grandi, a volte immense, è sempre alla ricerca di volti, e questa volta lo fa attraversando alcuni splendidi paesaggi francesi, raggiungendo luoghi oggi, nell’epoca dell’urbanizzazione estrema, sempre più remoti. Ma Visage, Villages non è un dietro le quinte che svela il lavoro di JR: perché ad accompagnarlo c’è Agnès Varda, grazie alla quale l’arte di JR si trasforma in un film, un racconto per immagini, nel quale il processo creativo di JR diventa un esercizio maieutico per tirar fuori voce e pensieri delle persone incontrate lungo il viaggio.
“Occhi e sguardo sono importanti nel tuo lavoro”, ha detto Agnès Varda rivolta a JR. “E sono importanti nel film. Tu ci vedi molto bene, a compensare la mia vista sfocata, e paradossalmente i tuoi occhi sono sempre nascosti dietro un paio di occhiali neri. Ci sorprendiamo a vicenda. Spero che sorprenderemo soprattutto gli spettatori, con il nostro rapporto e con le incredibili testimonianze che abbiamo raccolto. Ci sono parole che non dimenticherò mai”.
Agnès Varda e JR hanno qualcosa in comune: la passione e la curiosità per le immagini e in particolare per i luoghi e i dispositivi che permettono di mostrarle, condividerle, esporle. Agnès ha scelto il cinema. JR ha scelto di creare gallerie fotografiche all’aperto. In circostanze più o meno casuali hanno incontrato tante persone, le hanno ascoltate e fotografate, hanno ingrandito ed esposto i loro ritratti. Il film racconta anche la storia di un’amicizia che è cresciuta durante la lavorazione tra scherzi e sorprese, ridendo delle differenze.

Agnès Varda nasce nel 1928 a Ixelles, in Belgio, dove trascorre la prima infanzia insieme a quattro fratelli e sorelle.
Nel 1940, in fuga dalla guerra, la sua famiglia finisce nel Sud della Francia. Trascorsa l’adolescenza a Sète, Agnès si trasferisce a Parigi, dove segue i corsi dell’École du Louvre e la sera quelli dell’École de Vaugirard (come era soprannominata l’École nationale supérieure Louis-Lumière), sezione fotografia. Lavora come fotografa per Jean Vilar quando questi fonda il festival di Avignone nel 1948 e poi per la troupe del Théâtre National Populaire al Palais de Chaillot. Realizza la sua prima personale nel cortile di casa, nel 1954.
In quello stesso anno Agnès Varda passa al cinema, senza alcuna formazione.
Fonda la società Ciné-Tamaris (una cooperativa) per produrre e girare il suo primo lungometraggio, La Pointe courte, che le varrà il titolo di “Nonna della Nouvelle Vague”. In seguito gira corti e lungometraggi, film di finzione e documentari.
Nel 2003 alla Biennale di Venezia ha inizio la sua terza vita, come artista visiva.
Vive a Parigi nel XIV arrondissement, in rue Daguerre. Sposata con il regista Jacques Demy (scomparso nel 1990), ha cresciuto con lui Rosalie Varda-Demy, costumista, e Mathieu Demy, attore e regista.
L’11 novembre 2017 è stata premiata con l’Oscar alla carriera.