A Lugano si danza tutte le notti con “Slow Dancing” di David Michalek

Fino al 9 ottobre 57 ballerini alti 12 metri danzano tutte le sere sulle teste della gente. E’ la video installazione “Slow Dancing” firmata dall’artista statunitense David Michalek. L’opera consiste in un trittico di grandi dimensioni che celebra la danza proiettato sulle facciate esterne del centro culturale LAC, dopo esser stato presentato al Lincoln Center di New York e in altri luoghi iconici come l’Arsenale della Biennale di Venezia, l’Opéra Bastille di Parigi e Trafalgar Square a Londra. L’affascinante spettacolo arricchisce lo spazio urbano con la bellezza del movimento, offrendoci la possibilità di vedere la danza attraverso una prospettiva temporale inedita non solo suggestiva ma soprattutto poetica.
Dal 20 settembre al 9 ottobre 2016
Proiezioni ogni sera dalle 20:30 alle 24:00
3 torri, 4.75m x 13.60m x 4.75m
3 schermi, 9.40m x 12.35m
6 proiettori
20 sere di proiezioni
57 ballerini e coreografi
Maggiori informazioni su iscrizioni e prevendita: www.luganolac.ch/slowdancing


Slow Dancing Una video installazione di David Michalek
“Slow Dancing” si compone di una serie di 43 ritratti in movimento realizzati attraverso la tecnica dell’hyper-slow-motion video ideata dall’artista. In questi ritratti compaiono ballerini e coreografi provenienti da tutto il mondo, la cui sequenza di movimenti è proiettata, in forma di trittico, su ampie superfici pubbliche.
La registrazione della sequenza dei movimenti di ciascun artista, della durata di cinque secondi, si è svolta all’interno di un set appositamente concepito, adoperando videocamere in grado di catturare 1’000 fotogrammi al secondo in alta definizione. Il risultato è una serie di video in
cui l’azione dei danzatori è estremamente rallentata e il mutare dei loro gesti quasi impercettibile. I 43 ritratti che si susseguono rivelano così la tecnica e l’espressività unica dei singoli artisti: tra gli altri l’estensione di un arabesque, le figure coreografiche delle braccia e la rotazione delle mani nel flamenco, l’headspin di un break dancer.

Lo slow-motion accentuato permette di percepire la complessità di gesti apparentemente semplici e di catturare dettagli che normalmente sfuggono all’occhio, mentre la grande dimensione dell’installazione contribuisce a dare un’aria solenne ai danzatori. Osservando i trittici che si combinano in modo casuale senza mai ripetersi nell’arco dei 20 giorni, lo spettatore può confrontare ballerini appartenenti a stili e culture diverse: danza classica, flamenco, break dance, capoeira, tip tap, Butoh, appaiono uno a fianco all’altro.
I protagonisti sono ballerini e coreografi di riferimento della danza classica e moderna, così come noti interpreti di danze tradizionali e forme contemporanee. Oltre che per lo stile, si differenziano per età, fisicità, formazione e provenienza. Tra loro compaiono gli importanti coreografi della storia della danza William Forsythe, Trisha Brown e Sidi Larbi Cherkaoui; le ballerine Wendy Whelan (New York City Ballet) e Shantala Shivalingappa; il direttore artistico del Alvin Ailey American Dance Theatre Judith Jamison e Alexei Ratmansky, ex ballerino e direttore del Bolshoi Ballet, ora artista in residenza all’American Ballet Theatre.
Lista dei performers: Omayra Amaya, Karole Armitage, Alexandra Beller, Anick Bissonnette, Brooke Broussard, Trisha Brown, Roxane Butterfly, Dana Caspersen, Sidi Larbi Cherkaoui, Marie Chouinard, Patrick Corbin, Herman Cornejo, Wayan Dibia, Gabriel “Kwikstep” Dionisio, Nacho Duato, Megumi Eda, Eiko, Holley Farmer, Clarence Ford, William Forsythe, Alicia Graf, Mestre João Grande, Isabelle Guérin, Emine Mira Hunter, Bill Irwin, Judith Jamison, Jill Johnson, Bill T. Jones, Allegra Kent, Koma, Youssouf Koumbassa, Sabine Kupferberg, Sandra Lamouche, Louise Lecavalier, Miroto Martinus, Jodi Melnick, Benny Ninja, Lemi Ponifasio, Angelin Preljocaj, Alexei Ratmansky, Desmond Richardson, Glen Rumsey (Shasta Cola), Ari Candrawati Saptanyana, Putu Krisna Saptanyana, Bill Shannon, Fang-yi Sheu, Shantala Shivalingappa, Dwana Smallwood, Elizabeth Streb, Janie Taylor, Christopher “Lil C” Toler, Jeremy Wade, Shen Wei, Christopher Wheeldon, Wendy Whelan, Wu
Hsing-Kuo, Nejila Y. Yatkin
David Michalek (San Francisco, 1967)
Nato e cresciuto in California, David Michalek vive e lavora a New York: il suo campo di lavoro spazia dalla fotografia al disegno, dalle installazioni video e sonore alle performance dal vivo in spazi pubblici. Negli ultimi dieci anni la sua attenzione si è rivolta in particolare al concetto di persona nella realtà contemporanea, esplorando questo tema attraverso la performance, la narrazione, il movimento
e il gesto. Nel campo della video-arte, il suo lavoro si è concentrato sull’arte di catturare in modo preciso ed estremamente attento istanti apparentemente marginali, che nonostante un’azione ridotta al minimo sviluppano una notevole intensità nell’interazione tra immagine, suono e tempo, realizzando narrazioni intime ma nel contempo aperte. Il suo lavoro più recente analizza le potenzialità della lentezza nelle sue varie manifestazioni, esaminando in parallelo le modalità di attenzione del pubblico contemporaneo.
“Amo la danza. Amo guardarla. Amo ciò che i danzatori fanno, quello che sono e ciò che rappresentano. Tutto ciò mi ha portato a creare un’opera visiva incentrata sulla celebrazione di quest’arte, che non si limitasse a nessun tipo di danza in particolare, cercando di catturarne l’essenza
con un mezzo differente.” (David Michalek)
