“Un bès”, il mondo ostile di Ligabue interpretato da Mario Perrotta

“Un bès… Dam un bès, uno solo! Che un giorno diventerà tutto splendido. Per me e per voi”…è Toni che chiede un bacio nella sua parlata alto emiliana. “Se vi do un quadro, dopo voi mi volete bene?”. Il pittore Antonio Ligabue, detto Toni. offre in cambio quel che sa fare per una briciola d’amore. “Un bès” è quel che serve – o manca – a ché si sperimenti la mancanza, l’assenza dell’amore che fa l’uomo disumano e, quindi, artista.
Giovedì 22 gennaio sul palco del Teatro Sociale, Mario Perrotta racconta Ligabue, anzi è Ligabue.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro dell’Argine, Un bès – Antonio Ligabue, vede protagonista l’attore Mario Perrotta, grande narratore italiano che si trasforma fisicamente nel pittore del quale vuole raccontare la storia. Ne indossa la cadenza reggiana e dipinge in scena a carboncino, rievocando il rapporto dell’artista tra le cose e la loro raffigurazione, in velocità, con tratti secchi e molto dettagliati. Con i quadri e con l’azione scenica si rievoca la vicenda esistenziale di un grande irregolare, che seppe trasformare le sofferenze in forma artistica, senza riuscire mai a godere a fondo i frutti della propria abilità. Perrotta punta tutto sull’esclusione dell’uomo Ligabue, sulla follia che lo attraversava, sull’amore tanto cercato e mai avuto. Risale all’infanzia di abbandono in Svizzera, alla solitudine tra boschi e argini nella Bassa. Lo spettacolo, con quel frenetico dipingere e strappare fogli per riempirne altri, con urla trattenute, con occhi sbarrati e un continuo elemosinare quel bacio, “dam un bès” ,diventa il racconto di un uomo tanto abile nell’arte e così solo nella vita.
“Un bès” rappresenta la prima parte della trilogia “progetto Ligabue”, che comprende anche “Pitur” e il prossimo “Bassa continua – Toni sul Po”, che si concluderà in un happening dal 22 al 27 maggio con 80 artisti provenienti da tutto ad invadere i luoghi intorno a Gualtieri, la cittadina nelle vicinanze di Reggio Emilia, dove il pittore (all’anagrafe Antonio Laccabue) soggiornò e morì, espulso dalla natia Svizzera.
Teatro Sociale di Como – Palcoscenico
29 gennaio ore 20.30
UN BÉS. Antonio Ligabue
di e con Mario Perrotta
Biglietti in vendita alla cassa del Sociale e sul sito www.teatrosocialecomo.it
ANTONIO LIGABUE: la vita vera nello spettacolo di Perrotta
Nato in Svizzera, tredici giorni prima dell’inizio del Novecento, figlio di padre ignoto ma poi riconosciuto dal marito della madre, l’emigrante italiano Bonfiglio Laccabue, sarà affidato a Elise Hanselmann e al marito dopo la morte prematura della madre naturale, Elisabetta Costa.
Il primo omaggio è quindi a lei, a Mutter Elise. E’ uno dei momenti più toccanti dello spettacolo, quando sotto il suo viso, che ha appena finito di disegnare , inizia a raccontare, anzi a vivere e a dipingere, l’infanzia di Ligabue tra le montagne svizzere, in mezzo alle bestie, amando quella madre che non gli è madre, ma che lo è immensamente di più, a soffrire per il distacco da lei per essere condotto al manicomio, ed ancora una volta da lei.
Ma Antonio Ligabue solo per poco ritornerà dalla sua “mutter” perchè sarà costretto a 19 anni a lasciare la sua terra per Gualtieri, paese d’origine di quel genitore che lo ha riconosciuto per burocrazia, ma non per amore.
Strappato a quelle montagne, dovrà vivere in un mondo che gli sarà sempre ostile, che lo vedrà sempre come lo scemo del paese (“al mat, al todesch”), un uomo selvatico che si esprime metà in tedesco e metà in emiliano, che parla con le piante, che disegna donne nude sui tronchi degli alberi e che chi gli è vicino, schernendolo ogni volta, costringerà a vivere isolato per molti anni.
Qui, solo nel bosco, vicino al fiume, disegna con impasti che si costruisce da solo ciò che osserva: la natura, gli animali innanzitutto, finchè Renato Marino Mazzacurati gli farà conoscere colori a lui sconosciuti, facendolo diventare pittore a tutti gli effetti, e famoso con la sua prima mostra.
Perrotta scandisce tutti questi avvenimenti con un’immedesimazione totale, mai esteriore al personaggio, dipingendo in modo efficace le sue visioni su grandi fogli.
Lo accompagnano pochissime immagini proiettate, che fanno da fondale e, alla fine, un commovente filmato d’epoca, in cui forse quel bacio, a fronte di un piccolo mirabile disegno, verrà finalmente dato.