
Sono già scintille. E l’udienza, in Tribunale a Milano per il processo d’appello, deve ancora svolgersi. E’ in programma per domani. Sicuramente ci sarà in aula Leonardo Panarisi, 50enne di Tavernerio, ancora incerta la presenza di Emanuel Capellato, 38enne comasco, entrambi condannati all’ergastolo in primo grado a Como per l’orrendo delitto del piccolo imprenditore del settore caffè Di Giacomo in cen tro città. A casa di Capellato. Motivi futili alla base degli spari che hanno ucciso l’uomo, poi messo in un armadio diventato bara e lasciato all’interno del suo furgone giallo, ritrovato a Tavernerio.
Domani a Milano la resa dei conti. Appello per cercare di chiarire le singole responsabilitàò e per cercare una riduzione della pena. Lo sperano entrambi anche se l’obiettivo è difficile. Capellato, alla vigilia, accende le polveri con una lettera nella quale accusa direttamente Panarisi di avere sparato a bruciapelo e di averlo visto. Il legale di Panarini, Renato Papa, oggi alla redazione è passato al contrattacco:”Questa cosa, alla vigilia dell’Appello, è davvero strana. Una mossa che non riesco a capire. Secondo noi questo fa si che Capellato quel giorno c’era sì nell’abitazione, ma come autore del delitto”. I due, già a Como, si sono accusati a vicenda e poi anche scambiati accuse ed “occhiatacce” dentro le gabbie.