Non servono a ridurre lo smog, Como dice no alle targhe alterne

1 febbraio 2010 | 20:52
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Non servono a ridurre lo smog, Como dice no alle targhe alterne

Nessun blocco delle auto o targhe alterne per contrastare l’alto tasso di inquinamento registrato in città. La decisione, per molti una sorpresa, oggi pomeriggio. La giunta di Palazzo Cernezzi, infatti, ha deciso di intensificare i controlli delle temperature negli edifici pubblici e privati, degli scarichi dei mezzi pubblici, dei mezzi pesanti e delle auto. Nell’incontro di oggi si è discusso della possibilità di fermare le auto o di valutare la circolazione a targhe alterne, ma per la giunta questi provvedimenti non danno sufficienti garanzie. “Si tratta di iniziative –  ha commentato il sindaco Stefano Bruni – che hanno senso ed efficacia solo se applicate su una vasta area. Se i provvedimenti di blocco vengono presi solo dal Comune di Como, penalizzeremmo solo i cittadini comaschi perché dovremmo far comunque circolare le auto sulle vie principali d’accesso della città senza aver alcun beneficio dal punto di vista ambientale. I dati ci dicono che il principale fattore responsabile dell’inquinamento è il riscaldamento ed è questo il campo su cui possiamo e dobbiamo intervenire”. Al via dunque i controlli sulle temperature degli edifici pubblici e privati  ( Per legge non si possono superare i 22 gradi nelle case e 20 gradi nei luoghi di lavoro) e sugli scarichi (in Lombardia la circolazione dei veicoli più inquinanti è vietata durante la settimana). Mercoledì inoltre, sul tetto del Comune verrà installato un nebulizzatore che attraverso un sistema che ionizza l’acqua, dovrebbe catturare le polveri sottili e “fermarle” a terra. “Si tratta di un esperimento – commenta l’assessore all’Ambiente Diego Peverelli – che ci è stato sottoposto da una ditta privata. La copertura del raggio di azione è di circa un chilometro, il che significa che tutta la convalle da San Martino allo stadio risulterebbe coperta”. L’accordo prevede anche una sperimentazione, gratuita, di tre mesi, la cui efficacia sarà misurata attraverso le rilevazioni delle centraline dell’Arpa.

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