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“Per crucem ad lucem” le fotografie di Beat Kuert in mostra

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Il fotografo svizzero Beat Kuert sarà presente questa sera alle 18.30 all’inaugurazione della sua mostra personale dal titolo Per crucem ad lucem nello Spazio Ratti (ex chiesa di San Francesco), largo Spallino 1 Como. Durante l’inaugurazione avverrà la performance di Sylvia Catasta al flauto traverso e Fabrizio Campanelli all’elettronica.

La mostra è curata da Angelo Lorenzo Crespi, con il Patrocinio e la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, Fondazione Maimeri e sostenuto dalla galleria MAG di Salvatore Marsiglione. L’ingresso libero tutti i giorni 10-13 e 14-18 fino al 28 aprile, la mostra rientra nella rassegna 365 Giorni d’Arte a Como.

mostra crucem lucem

Beat Kuert, dichiaratamente agnostico, mette in scena una via crucis contemporanea affascinato dalla potenza della croce. Per crucem ad lucem,  per mezzo della croce si giunge alla luce. Riprendendo le parole di Papa Francesco di pochi giorni fa in tempo di Quaresima “Gesù dalla croce ci insegna il coraggio forte della rinuncia. Perché carichi di pesi ingombranti non andremo mai avanti”, ma il rito della via Lucis che glorifica la Resurrezione del Signore ricorda che Dio non abbandona il suo popolo, ma verrà in suo soccorso. Nella persona di Gesù Cristo si compiranno in pienezza le promesse salvifiche di Dio. Ma la strada per appropriarsene è una strada stretta, che implica la croce. Gesù ne parla apertamente, e invita i suoi seguaci ad avere il coraggio di affrontare la sfida di perdere tutto per guadagnare il Regno. 

mostra crucem lucem

Scrive Angelo Lorenzo Crespi nell’introduzione critica alla mostra:

Dalla modernità in poi, sempre più spesso la Chiesa Cattolica ha rinunciato a rappresentare sé stessa attraverso la bellezza delle immagini, di fatto ha smesso di essere un committente di arte e quando lo è stata si è adeguata alla contemporaneità e alle sue brutture, oscillando tra una sorta di iconoclastia in virtù della quale l’unico stile ammesso è l’astrattismo e il desiderio di essere up to date in linea le dissacrazioni del concettuale. 

L’arte sacra che è stata il centro dell’arte occidentale per due millenni, è invece oggi un genere marginale e frequentato con sussiego dai curator e dagli addetti ai lavori. Eppure, molti artisti contemporanei avrebbero ancora la forza e il desiderio di confrontarsi con la trascendenza che promana dalla religione, potrebbero ancora cercare di rappresentare il divino, rinnovando una tradizione plurisecolare.

mostra crucem lucem

Beat Kuert, di formazione protestante, poi agnostico, ma sempre interessato ai temi della religiosità e del sincretismo religioso, autore certo anticonformista, è considerato uno degli esploratori più audaci della sua generazione. Prima regista di successo, in seguito performer e fotografo, lavora con vari media e la sua opera rappresenta il meglio di quella dimensione estetica che si pone nel solco dell’espressionismo di matrice nordica.

L’installazione che presenta nella chiesa di San Francesco è una commovente via crucis ontemporanea, densa di rimandi e di forte impatto emotivo, che attualizza il messaggio cristiano contenuto in questo rito della chiesa Cattolica, con cui si ricostruisce e si commemora il percorso doloroso di Gesù nella sua salita al Golgota, prima della crocifissione. 

Un rito che viene celebrato nelle settimane di quaresima antecedenti alla Pasqua e che ha il suo culmine il venerdì Santo. Un rito antico che fonda le proprie radici nella religiosità popolare, essendo di essa forse la rappresentazione più commovente. Un rito che viene fondato nel Medioevo in ambito francescano e che trova anche nominalmente proprio nella ex chiesa di San Francesco a Como una collocazione temporanea di altissimo valore simbolico e spirituale.

mostra crucem lucem

BEAT KUERT. Per crucem ad lucem

a cura di Angelo Lorenzo Crespi, in collaborazione con Silvia Basta e Francesca Martire

Spazio Ratti – Ex chiesa San Francesco (Largo Spallino 1, Como)

13 – 28 aprile 2019

Orari: 10-13 e 14-18

Ingresso libero

Informazioni: tel. 347 7162530

in collaborazione con: 

 

mostra crucem lucem

Beat Kuert è nato a Zurigo (Svizzera) nel 1946, oggi vive e lavora ad Arzo (Ticino).

Girò i suoi primi film sperimentali quando ancora frequentava la scuola e imparò successivamente l’arte della produzione cinematografica mentre lavorava per la Turnus Film.

Dopo una prolungata permanenza in America Latina, lavora per il dipartimento culturale della televisione svizzera e acquisisce esperienza in teatro.

Realizza finalmente il suo primo lungometraggio nel 1974 e ottiene molto

successo nel campo dei film sperimentali per poi dedicarsi all’espressione delle sue riflessioni sull’esistenza e la vita attraverso la forma della videoarte. Nel 2000 comincia a provare i mezzi che la fotografia offre per esternare i suoi punti di vista.

Egli crede che “la fotografia è movimento del più alto livello”.

Nella fotografia di figure umane piene di desiderio e di paura, possiamo sentire l’energia e il senso di movimento che ogni scatto ci dà. L’impatto visivo e la complessità emozionale portano lo spettatore da una confusione iniziale a una sensazione mista tra speranza e disperazione.

A partire dal 1996, gira diversi documentari, molti dei quali su famosi architetti come Jean Nouvel, Herzog & deMeuron, Mario Botta, Max Dudler e Luigi Snozzi. Insegna comunicazione visiva all’università professionale di Lugano (SUPSI) e alla scuola di cinematografia Zelig di Bolzano.

Beat Kuert fonda il collettivo d’arte dust&scratches per realizzare performance, video arte e musica assieme ai suoi lavori fotografici.

Ha esposto in molte sedi internazionali e vinto numerosi riconoscimenti.

Dal 2008 Beat Kuert ha portato a termine vari progetti in Cina. È anche consulente di ‘Yuanfen-Flow’ a Pechino, una sfida con l’obiettivo di promuovere lo scambio di idee tra la Cina e il resto del mondo.

Le immagini di Beat Kuert sono dei fermo immagine di filmati o immagini provenienti dalla sua videocamera, portatile, smartphone o fotocamera digitale. Dopo essere state ri-processate dall’artista, queste immagini grezze emanano un effetto ambiguo e distorto. I colori primari rosso, giallo e bianco uniti al conflitto tra bianco e nero in aggiunta alla contorsione dei corpi umani danno all’immagine una pericolosa tensione.

La contorsione e la sovrapposizione dei corpi esprime la salacità della morte e l’arrivo della speranza dopo aver distrutto tutto. In questo incredibile processo di trasformazione, Beat Kuert unisce la vita con la morte, oltre all’inevitabilità del desiderio, vanità ed esistenza.

Kuert continua negli anni ‘10 con importanti installazioni come Personal Structures / Crossing Borders, un evento collaterale alla Biennale d’arte di Venezia, nelle quali, oltre ad analizzare temi abbondantemente esplorati nelle decadi precedenti, egli si approccia a nuovi nuclei tematici come ad esempio quelli dell’allucinazione e del desiderio. Nel 2015 espone con FaultLine / TimeLine presso palazzo Bembo e, nel 2017, nello stesso spazio espositivo, Good Morning Darkness. A Novembre dello stesso anno è protagonista dell’evento “Processualità ideative e attuative di un libro d’artista” tenutosi a Milano, nella biblioteca Braidense durante il quale ha presentato il libro creato da Eyemazing Susan “Beat Me”, A Die Zeit ist böse (1982)

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