Scendo prima del capolinea, prima presentazione del nuovo romanzo di Maurizio Pratelli al Grumello
Con “Scendo prima del capolinea” Maurizio Pratelli firma un nuovo romanzo dove rinascita e seconde possibilità attraversano un cammino interiore fatto di musica, ricordi e nuovi incontri.
Come si struttura il cambiamento e, specialmente, come si racconta?
C’è chi parla di coraggio strategico, che non è impulsività ma la capacità di affrontare nuove situazioni scegliendo in modo consapevole quando e come uscire dalla propria zona di comfort, con una sorta di audacia ponderata.
Qualcun altro preferisce la strada della Schema Therapy, ovvero l’utilizzo di tecniche immaginative che aiutano le persone a vivere emotivamente nuove situazioni prima di affrontarle nella realtà; anche la psicologia analitica, da Jung a Hillman, ha dato valore all’immaginazione come strumento trasformativo.
La possibilità che offre la buona letteratura è quella di riunire entrambe queste soluzioni, aggiungendone altre, come nel nuovo libro del giornalista e scrittore Maurizio Pratelli nel suo “Scendo prima del capolinea” (Ultra Edizioni).
Dopo aver conquistato i lettori con la trilogia “Vini e Vinili”, dopo essere approdato con successo al genere del romanzo con “La fattoria del pop”, pubblicato sempre da Ultra Edizioni — un passaggio molto riuscito quello dalla saggistica alla narrativa, con una prosa limpida, ironica e ben calibrata — con il nuovo romanzo Pratelli fornisce la conferma di avere i giusti muscoli per sostenere una storia all’apparenza leggera ma dai contenuti importanti.
Non era facile lasciarsi alle spalle l’ingombrante azienda di famiglia, tanto meno allontanarsi da Giulia.
Uno dei temi principali è, appunto, il tema del cambiamento, che l’autore tratta attraverso la storia del protagonista, Andrea Garavoglia. Una persona che aveva già un percorso ben definito davanti a sé che, a un certo punto della sua vita, decide di mettere in discussione. Andrea non si butta immediatamente in una nuova situazione e, all’inizio, non sa nemmeno immaginarsi in una nuova realtà ma, in compenso, è sicuro di una cosa: non vuole più continuare il suo percorso lavorativo nell’azienda di famiglia, le Onoranze Funebri Lotto.
Più che altro ho appena deciso cosa non voglio più.
Da qui, da questa frattura, nasce un racconto che porta il lettore nei pensieri e nei ricordi di Andrea, senza staccare mai la presa da quello che gli succede nelle sue nuove giornate; giornate in cui si muove attraverso inaspettate possibilità, momenti di frustrazione, lucide intuizioni che lo portano a riflettere su quello che vuole e, specialmente, su quello che non vuole più. Sulle seconde possibilità che la vita ci offre. Ed è così che, come in un film, ci troviamo con lui in Francia, nelle vigne di Caux con la bella Nico, sotto una grandinata epocale nei Bagni Misteriosi del Teatro Franco Parenti, nel Motel K — luogo scoperto per caso dove trascorre una notte imprevista — e a Villa Onda, una struttura residenziale per anziani nella quale un Andrea inizialmente poco convinto si presenta per un colloquio di lavoro.
Con una playlist parallela al racconto, il romanzo ha una sua colonna sonora ideale, a partire dalla citazione iniziale di “Tomorrow Never Knows” di John Lennon. Un invito, fin dalle prime pagine, ad abbandonarsi al flusso, lasciandosi trasportare da una storia in cui la musica diventa guida di emozioni e contenuti.
Tra le citazioni musicali troviamo “Non al denaro, non all’amore né al cielo” di Fabrizio De André, con la sua ispirazione spoonriveriana e l’attenzione ai dimenticati. “Man Gave Names to All the Animals” di Bob Dylan riflette il contrasto fra controllo ed essenza, mentre “Learning to Fly” di Tom Petty accompagna la ritrovata libertà di Andrea senza dimenticare la parte della nostalgia, con il suo carico di ricordi disseminati nel romanzo. I Lemon Twigs, con “Songs for the General Public”, portano nella storia un’energia giovane e disinibita, e i Tindersticks, con l’album “No Treasure But Hope”, ne scandiscono i momenti più intimi, con la loro profondità emotiva. Con “Io confesso” dei La Crus la riflessione va alla fragilità umana, al desiderio e alla possibilità di redenzione.
“Sogno il giorno in cui potrò decidere di andarmene, in qualsiasi momento, ogni volta che ho voglia di cambiare volto” (Emma Nolde).
Tra le scelte più significative spicca “Indipendente”, brano della giovane cantautrice Emma Nolde. Un inno alla ricerca di identità, che diventa specchio del percorso di alcuni personaggi del romanzo. Pratelli la inserisce nella playlist con la sensibilità di chi sa riconoscere le voci che vanno ascoltate, come era già accaduto con Lucio Corsi nel precedente “La fattoria del pop” dimostrando, una volta di più, un’attenzione musicale aperta a nuovi ascolti.
Come avviene in “Strade blu”, la rassegna musicale di successo al Nerolidio di Como di cui è fondatore e direttore artistico.
Dico dalla vita, cosa stai cercando dalla vita?
“Scendo prima del capolinea” affronta con schiettezza e profondità alcuni temi cruciali dell’esistenza di oggi. Non solo il cambiamento, quello individuale, come scelta o necessità, e quello collettivo, che impone di ripensare ruoli e priorità, ma anche la dipendenza affettiva e lo stalking, temi che vengono inseriti in un intreccio che mette al centro le relazioni.
Come una foglia bagnata sul vetro dell’auto. Come Giulia.
La voce ideale che costruisce il racconto non è solo quella di Andrea, ma arriva da tutta una serie di personaggi che si muovono nella storia insieme a lui e contribuiscono a dotarla di molteplici sfaccettature. Sarebbe stato riduttivo lasciarla a un unico personaggio, e fa bene l’autore a svilupparla attraverso più situazioni, alcune delle quali riservano risvolti inaspettati.
Non da ultima, l’attenzione alla terza età, tema da sempre caro a Pratelli: la casa di riposo Villa Onda fa emergere senza mezzi termini il tema dell’abbandono che spesso subiscono le persone anziane, una volta perso il loro ruolo o la loro utilità percepita. In queste pagine, l’autore ci invita a riconsiderare il nostro sguardo su di loro: persone che non dovrebbero essere trattate come nota a margine ma come parte ancora viva della società. È un richiamo forte a coltivare legami autentici e a non misurare il valore di ognuno in base a quello che ci può dare, insieme al pensiero di quanto possiamo, anche noi, restituire.
Sarebbe preferibile non vivere da malati per morire sani — scrive — e riconoscere, prima che sia troppo tardi, quanta ricchezza ci sia in coloro che, vissuti oggi come un peso, hanno invece ancora molto da dirci.
Interrompere una corsa che non ci appartiene, per riscoprire un percorso personale rimasto inesplorato.
Di cambiamento in cambiamento, fra riferimenti letterari e cinematografici che arricchiscono il testo di molti spunti da approfondire, la prosa fluida e ben strutturata dell’autore ci porta dritti davanti alle nostre scelte, alle nostre vite. Perché, come solo le buone letture sanno fare, e come devono essere i messaggi affinché diventino universali, possiamo infine ritrovarci interpellati da una questione importante: cosa ci può dire, questo libro, di noi.
Accompagnata dal musicista, oltre che giornalista e critico musicale, Alessio Brunialti, e da Sabrina Sigon, la prima presentazione del libro “Scendo prima del capolinea” (Ultra Edizioni), sarà martedì 24 giugno alle 18.30 presso la Villa del Grumello a Como.
Nato a Milano, Maurizio Pratelli vive e lavora a Como. Da oltre vent’anni, oltre a promuovere e organizzare rassegne culturali, scrive di musica, società e politica per quotidiani e magazine. Dal 2006 fa parte della giuria del Premio Tenco. Per Arcana ha pubblicato la trilogia Vini e Vinili, il saggio 667. Ne so una più del diavolo. Canzoni rock nate sotto il segno della croce e il diario di racconti 78 giri quasi d’amore. Al riparo da un futuro invadente.
Scendo prima del capolinea (Ultra Edizioni) è il suo secondo romanzo.
Sabrina Sigon