Le polemiche

“Immigrati in Barbagia”, Currò e Lissi contro Rapinese:”Pessima immagine per Como”

Accuse del parlamentare e della capolista Pd a Como. "Amministri la città, non siamo al bar..."

Mandare gli immigrati in attesa di rimpatrio nelle zone deserte della Barbagia, in centro Sardegna. Le dichiarazioni del sindaco di Como Alessandro Rapinese dopo l’aggressione a sfondo sessuale in centro città nella notte tra sabato e domenica ai danni di una donna senza fissa dimora – abusata da un 41enne pakistano poi arrestato dai carabinieri – innescano il fuoco delle polemiche in queste ore

 

In redazione arriva una nota dell’Onorevole comasco Giovanni Currò, vicepresidente della Commissione finanze della Camera, che ha profondamente criticato Rapinese, accusandolo di essere una pessima immagine per la città. “Como non ha bisogno di questa pessima immagine data dal Sindaco. Dopo giorni di orgoglio comasco per l’attrattività turistica e gli investimenti sulle potenzialità della nostra città, non abbiamo certo bisogno di queste dichiarazioni. Le pessime esternazioni peraltro evidenziano come un leghista qualsiasi demandi le proprie mancate promesse in termini di sicurezza al solito tema dell’immigrazione”

Riguardo alle dichiarazioni infelici fatte da Rapinese sulla Sardegna l’Onorevole ha poi aggiunto:

“Ci mancava pure la caduta di stile con il riferimento al territorio sardo che in questo momento è visitato da moltissimi concittadini in vacanza. Il sindaco di Como riveda totalmente le sue dichiarazioni nel complesso e non solo parzialmente, la città non ha bisogno di questi pessimi esempi di linguaggio e di immagine”.

 

Critiche a Rapinese anche dalla capogruppo in consiglio comunale del Pd Patrizia Lissi. “In meno di un mese e mezzo – si legge in una sua nota – il sindaco Rapinese è riuscito a mettere in imbarazzo Como a livello nazionale, continuando la tradizione avviata da Landriscina e dai suoi assessori negli scorsi cinque anni e. anzi, battendoli sul tempo. Como è città messaggera di pace: l’atteggiamento del primo cittadino dovrebbe essere di ben altro tipo. Richiamiamo il sindaco alla dignità e al rispetto richiesto dal suo ruolo di guida di una comunità di persone provenienti da tutta Italia e dal mondo. Amministriamo una città, non siamo al bar. Soprattutto non lasciamo che l’indecoroso siparietto di queste ore ci faccia dimenticare l’inizio di questa storia: la violenza ai danni di una donna, la marginalità sociale, la necessità di sicurezza” 

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