Posti su prenotazione

The Art Company propone “Serata Pasolini” a 100 anni dalla nascita

Generico marzo 2022

Nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, martedì 29 marzo alle ore 20.45 presso The Art Company (via Borgovico 163 cortile interno), sarà proiettato il documentario “Cinema in forma di mito – miti e mitologie nell’opera di PPP” del regista Mario Bianchi.
Dopo il film il regista dialogherò con Davide Fent docente di Storia del Cinema in Seminari in Accademie e Università. Posti limitati, prenotazione necessaria al numero 335.8095646
o inviando una mail a info@theartcompanycomo.it

 

Gli italiani

(poesia di PPP)


L’intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d’anime della nostra nazione,

un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l’ha mai liberato.

Mostrare la mia faccia, la mia magrezza –
alzare la mia sola puerile voce –
non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.

 

Pier Paolo Pasolini viene considerato uno dei più grandi intellettuali del XX secolo. Grazie alla sua versatilità, si distinse in diversi ambiti della cultura, riuscendo a lavorare anche come pittore, linguista, romanziere, traduttore e saggista. Molto attento alla società italiana e ai suoi cambiamenti, Pasolini suscitò spesso polemiche per via della radicalità dei suoi giudizi, estremamente critici nei confronti delle abitudini borghesi e della nascente – tra il secondo dopoguerra e gli anni Settanta – società dei consumi.

Questa poesia rappresenta un giudizio molto severo sugli Italiani da parte di Pasolini.
La critica, per nulla velata, è alla passività delle persone. L’opera inizia con un’affermazione precisa: l’intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione.

Le persone, ci dice l’autore, non si indignano di fronte ai fatti gravi. Peggio ancora, le idee sono irreali, così come le passioni.
Il popolo è dissociato, ci dice ancora.
Infine, ci mostra la viltà dilagante che porta a vedere morire in modo atroce gli altri con grande indifferenza.
In questo stato di cose, Pasolini afferma che alzare la voce, la sua voce per indignarsi, è inutile, non ha più senso.

E alla fine anche lui muore e anche questo, conclude la poesia, gli nuoce.

La particolarità della poesia sta nel fatto che è ancora attuale. Passano gli anni, cambiano gli scenari politici e sociali, eppure i mali del mondo come l’indifferenza, la passività di fronte alla morte e alla sofferenza e molti altri ancora, rimangono.

Se rileggiamo l’intera opera rapportandola ai tempi nostri, infatti, sembra che i versi stiano parlando della nostra società.
Abbiamo la tecnologia e un livello scientifico superiore, ma i problemi di un tempo rimangono. E viene da domandarsi che cosa scriverebbe oggi Pasolini della nostra società. Forse denuncerebbe l’incapacità cronica, dopo decenni, di superare l’indifferenza e la viltà di cui già ci parlava in questa poesia.

 

Immagine in copertina di Andrea Caversazio

 

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