Cultura

L’opera omnia di Luigi Santucci, milanese e bellagino

luigi santucci

di Davide Fent

 

Saggia la decisione dell’editore Aragno di ripubblicare l’opera, in versione “omnia”,  di uno dei più grani scrittori del Novecento, Luigi Santucci, scomparso nel 1999 e sepolto nel cimitero di Appiano Gentile. Questo volume segue quello degli scritti inediti pubblicato col titolo I nidi delle cicogne e raccoglie romanzi, racconti e saggi della sua prima stagione produttiva fino alla maturità stilistica degli anni Sessanta.

Nella prima parte viene riproposto In Australia con mio nonno , uno spassoso romanzo di viaggi e avventure paradossali che imbocca la strada della satira imparentata con certa narrativa settecentesco-volterriana. Segue Lo zio prete, una raccolta di racconti in cui l’umorismo di Santucci offre la sua prova migliore e che porta l’autore alla decisiva ribalta della notorietà.  Il Santucci narratore si cimenta anche con la produzione saggistica qui rappresentata da L’imperfetta letizia. In queste pagine la gioia è affrontata fuori da schemi dolciastri e retorici e si propone come una piccola e ammiccante «lezione di vita».

Nella seconda parte troviamo Il velocifero grande romanzo storico pubblicato nel 1963. Considerato da molti critici un capolavoro, va inserito, secondo Mario Apollonio, nella tradizione lombarda «che da Manzoni o Porta discende, attraverso la Scapigliatura, fino a Fogazzaro». Chiude questa raccolta Il prossimo tuo del 1966: una collana di piccole meditazioni, ariose e conversate, sulla problematica dei sentimenti e degli scambi tra noi e il nostro «prossimo», parola che qui si libera da ogni retorica predicatoria.

luigi santucci

Può veramente definirsi “classico” lo stile di eccezionale livello dei suoi scritti, quelli già noti, accanto a quelli inediti di grande valore e attualità. Interessante nel corso degli anni l’epistolario con altri “grandi” dei novecento con i quali l’autore pare duettare su temi letterari o questioni esistenziali. Dall’amico Calvino a Chiusano, Turoldo, La Capria, Rusconi, vi è anche una lettera a Paolo VI. Scrive Claudio Magris “Ho conosciuto Luigi Santucci quando ero ancora al liceo e lui era l’autore, già maturo e affermato, di opere come In Australia con mio nonno (1947) o Lo zio prete (1951), che sono fra i suoi capolavori e che amo da mezzo secolo con eguale passione. Lui mi accolse con quell’umanità e quella leggerezza che sono il sale della sua scrittura ed evidentemente pure della sua persona. L’ho incontrato ad Assisi, dopo la rappresentazione di quel suo dramma L’angelo di Caino che non e fra le sue prove maggiori, ma mi aveva colpito profondamente per la pietas e il coraggio spregiudicato con cui affronta i grandi temi della colpa, degli imperscrutabili disegni di Dio e del loro rapporto con la liberta. La religiosità di Luigi Santucci e indissolubile dalla sua scrittura, dal suo modo di vivere il mondo e di raccontarlo con piglio epico e picaresco, con umanissimo e sanguigno umorismo; con quell’ironia che e il senso amoroso della piccolezza e relatività dell’esistenza ed e perciò il modo autentico di far riverberare l’assoluto nei destini umani narrati con affettuosa e irriverente carità”.

Forte il legame con il nostro territorio il ricordo delle a vacanze estive a Guello di Bellagio, con vicino di casa il Cardinal Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura che ha scritto “ Alcuni libri vanno assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti. Tutti coloro che hanno un’assuefazione costante alla lettura conosco la verità di questo assioma”. Santucci è stato uno scrittore spesso molto immaginifico. Tant’ è vero che una volta sostenne di appartenere alla categoria di «noi cicogne scrittori»: quelli, cioè, che per sfuggire alla «gran confusione», anzi alla «scempia guerra dei mass media», preferiscono il volontario isolamento e scelgono di rifugiarsi sui tetti, appunto, come le cicogne.»

Luigi Santucci è il prototipo di quello scrittore che, come scrive Salinger ne Il Giovane Holden,quando hai finito un suo romanzo vorresti che diventasse tuo amico, telefonargli ogni tanto, frequentarlo, o al limite conoscerlo di persona almeno una volta, per sapere più cose e arricchire la tua vita”. È esattamente quello che viene voglia di fare dopo aver letto l’ultima parte de  Il velocifero. E coloro che lo hanno fatto (e sono stati tanti, studiosi, studenti universitari, semplici lettori) non se ne sono certo pentiti.

luigi santucci

E poi scusatemi altro che Caraibi, Formentera, e altro, con tutto rispetto, ma anche in tempo di crisi economica siamo in vacanza da una vita sul nostro splendido lago e le nostre valli. Santucci lo faceva seduto nel giardino della casa avita di Guello, vicino Bellagio, una villa con una vista mozzafiato su “quel ramo del lago di Como“, così incantevole che ti vien voglia di recitare l’ Addio monti. A cento metri c’è la villetta di famiglia di monsignor Ravasi, che Santucci raggiungeva nei pomeriggi di conversazione attraversando un foro nella rete di recinzione, a orari regolari scanditi dai passaggi dei battelli. Qui, o nella casa di via Donizetti, avvenivano gli incontri conviviali organizzati dall’autore, con memorabili mangiate, recite e stornellate (Santucci suonava la fisarmonica), a volte addirittura con la partecipazione del coro dell’Associazione nazionale alpini.  Aria sana di lago.

luigi santucci

OPERE – Secondo volume dell’opera omnia di Luigi Santucci , (Nino Aragno Editore), 2 volumi indivisibili, pagg. 850 € 50,00.

Luigi Santucci (Milano 1918-1999), scrittore, romanziere, poeta e drammaturgo, è entrato di diritto nella storia della letteratura italiana come uno dei più significativi narratori della seconda metà del Novecento italiano. Tra le sue opere più conosciute, ricordiamo i romanzi In Australia con mio nonno (1947), Il velocifero (1963), Orfeo in paradiso (Premio Campiello 1967), Non sparate sui narcisi (1971), Come se (1973), Il Mandragolo (1979); le raccolte di racconti Lo zio prete (1951) e Il bambino della strega (1981); le prose saggistiche riunite in Il cuore dell’inverno (1993); e un’affascinante «vita di Cristo», Volete andarvene anche voi? (1969). Postumi hanno visto la luce l’antologia Autoritratto (2004) e il volume di inediti I nidi delle cicogne (2011).

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