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l’Italia, prima ad Euro 2020, è anche penultima in Europa

Euro 2020

Forse l’euforia inizia a svanire ma la soddisfazione resta. E abbiamo ancora un fotogramma nitido nella testa: il momento esatto in cui Leonardo si frappone tra Pickford e Kane, impatta quel pallone d’argento e gonfia la rete. Disperazione inglese, visibilio azzurro. Il resto lo conosciamo. Il resto sta tutto in quel podio inatteso nel tempio del calcio che è Wembley. Ma se da un lato l’Italia è sul tetto sportivo d’Europa, dall’altro sconta una posizione meno piacevole secondo l’indagine realizzata da Preply, la piattaforma di apprendimento basata sul networking digitale.

 

Prima ancora di Euro 2020, per la precisione il 30 marzo, Preply ha pubblicato un’indagine statistica frutto di uno studio realizzato sui 27 paesi dell’Unione, ad eccezione del Regno Unito per ovvie ragioni legate alla Brexit. Lo studio ha preso in considerazione i seguenti fattori: le lingue ufficiali parlate in uno stato, il multilinguismo, l’apprendimento scolastico, le competenze in una lingua straniera, l’accesso allo studio digitale, strumenti come voiceover, doppiaggio e sottotitoli, e diversità linguistica. Ogni fattore, opportunamente valutato da zero a cento, ha permesso di stilare la classifica dei paesi europei più virtuosi in cui è più facile studiare un nuovo idioma. Il risultato?

 

In vetta all’Europa non calcistica c’è il Lussemburgo. Il piccolo stato, cuore della finanza mitteleuropea, vanta tre lingue ufficiali: tedesco e francese, oltre al lussemburghese. Il 100% dei bambini inizia l’apprendimento di una nuova lingua a partire dalla scuola primaria e i livelli di conoscenza restano alti anche al termine dell’istruzione pubblica obbligatoria. La propensione a studiare, conoscere ed elevare il multilinguismo è ovviamente maggiore in un paese esteso come la provincia di Piacenza che per motivi storico-culturali vanta una identità culturale debolissima o quasi inesistente. Al secondo e al terzo posto c’è ancora il nord Europa, rispettivamente Svezia e Danimarca. A seguire Finlandia e Cipro, il primo stato del sud a ottenere buone performance. E l’Italia?

 

Primi ad Euro 2020, penultimi in Europa. Secondo la classifica Preply, il bel paese precede solo il fanalino di coda Bulgaria. Tutte le percentuali dei fattori utilizzati per stilare la classifica sono inferiori alla media, ad eccezione dell’apprendimento scolastico di una nuova lingua da parte dei minori, in base al quale l’Italia colleziona il 95,3%. Un paese, il nostro, che vanta 47 idiomi non ufficiali e solo una ufficiale, numerose minoranze linguistiche e numerosissimi dialetti. Insomma, sembra che l’Italia difenda la lingua e la cultura, in maniera consapevole e inconsapevole. Addirittura, il sito del Governo può essere consultato online solo in italiano.

 

Nell’era delle interconnessioni globali e delle opportunità lavorative su scala mondiale, ad eccezione di un periodo critico che per forza du cose troverà la parola fine, la conoscenza di una seconda o una terza lingua rappresenta un vantaggio competitivo personale in termini di crescita, carriera e guadagno. Anche lo studio 2006 di Li Wei dimostra che i poliglotti hanno un vantaggio strategico cognitivo quando si tratta di acquisire una nuova lingua: maggiori sono quelle parlate, più facilmente se ne acquisiscono di nuove. That’s it.

 

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