Intervista

“Vivida mon amour”, l’educazione sentimentale di un giovane medico sul lago di Como

Oggi con noi Andrea Vitali che, insieme all’attività di scrittore, è stato medico di base del paese di Bellano fino alla pensione; attività ripresa, nel 2020, per sostituire un collega in quarantena a seguito della pandemia, e per aiutare nei mesi scorsi come vaccinatore.

Al suo attivo più di settanta libri, almeno quindici premi letterari, primo fra tutti il Premio Montblanc nel 1990 per il romanzo giovane, a cui sono seguiti – per citarne qualcuno – il Premio Letterario Piero Chiara, il Premio Bancarella nel 2006, il Campiello nel 2009 e, nel 2019, il World Humor Awards Giovannino Guareschi per l’umorismo nella letteratura.

Ed è proprio l’ironia – caratteristica della scrittura di Vitali in molti dei suoi romanzi – che, sin dalle prime pagine, accompagna il lettore nel nuovo libro Vivida mon amour, una storia che racconta la formazione sentimentale di un giovane medico di provincia.

L’ambientazione – siamo negli anni ’80 – consente alla narrazione quegli spazi e quei tempi che solo alcuni oggetti, oggi in parte scomparsi o poco utilizzati, possono rivelare. Come, ad esempio, l’uso continuo del telefono fisso, prerogativa dei figli del periodo e dannazione dei genitori quando si vedevano recapitare le bollette.

Quando uno è in attesa di una notizia, soprattutto se spera sia buona, ogni squillo lo fa sussultare e nel breve arco di tempo che lo separa dall’alzare la cornetta vive una condizione sospesa dentro la quale accade tutto e il contrario di tutto. C’è anche chi tende a forzare il destino anticipandolo, e anziché aspettare la telefonata la esegue. Ma gli dei non gradiscono chi mette loro fretta. Poiché da sempre temevo i cani alati di Zeus, resistetti”.

 

Lei una ragazza pragmatica e molto concreta, solida, lui un elemento più gassoso, che pensa di utilizzare la letteratura e i suoi studi classici come leva per far colpo sulla giovane. Niente di più sbagliato: lo capisce lui e lo capiamo noi, mentre leggiamo questa storia dinamica al punto da diventare in parte interattiva per quanto ci coinvolge, una storia che diverte e sorprende per le trovate e disavventure che mette in scena.

Ma il nostro è tenace e, in questa commedia che gioca sull’inversione dei ruoli, riesce a dimostrare una forza insospettabile. Un imbranato consapevole – e per questo simpatico – che poco alla volta, passando per molteplici errori di valutazione, apprende i passi obbligati del corteggiamento.

 

Anche in questo libro – come nel bellissimo romanzo precedente, Il metodo del dottor Fonseca – l’autore utilizza la prima persona, strumento che elimina il narratore onnisciente a favore della possibilità di indagare più a fondo nel personaggio, cosa che ci permette di entrare nei suoi pensieri e, perché no, talvolta riconoscerli come nostri.

Un romanzo che regala dignità all’inesperienza, rende dettagliata descrizione dell’auto-motivazione, e trasforma i posti della quotidianità in luoghi dell’immaginario, per vagare all’interno di un sentimento letterario caro all’autore, attraverso quella fantasia che il protagonista modula in base all’esigenza.

 

Alla bellezza dei luoghi si accompagna quella dei personaggi secondari, tante piccole gemme che si scoprono col procedere della vicenda. E i contrasti, ben dosati, che strutturano una storia piena di vivacità ed equilibrio.

 

Traversare il lago, una sera di fine novembre, sotto un magnifico cielo stellato e una luna che di lì a poco si sarebbe palesata da dietro la montagna. Si poteva desiderare di meglio? Certo, c’era una leggera onda, il traghetto beccheggiava. Circa a metà traversata, mi accingevo a celebrare il paradiso terrestre che ci circondava. Mi voltai e… Ho un po’ di nausea, disse lei”.

Vivida mon amour, editore Einaudi

Sabrina Sigon

 

 

 

 

 

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