Sabato 8 maggio è la Giornata Mondiale del Commercio Equo e Solidale. Alessandro Franceschini -30 anni di esperienza nel settore del fair trade-, dal 2020 Presidente di Altromercato, la seconda realtà al mondo nel settore e la prima in Italia, coglie l’occasione per ricordare il valore profetico del Commercio Equo e Solidale, che spesso ha anticipato i temi della transizione ecologica, del cibo pulito e giusto, dei diritti dei lavoratori. Ecco alcune delle sue dichiarazioni.
![]() “Il Commercio Equo e Solidale può essere cura, anche in epoca di pandemia. Lo dice, ad esempio, il nostro Dossier “L’impatto del Covid-19 sui produttori Altromercato”, il primo report sulle conseguenze del Coronavirus sui produttori del Sud del mondo, che ha coinvolto 46 organizzazioni di fair trade, in rappresentanza di quasi 32.000 lavoratori. Le voci e le testimonianze dei produttori stessi fanno risaltare il profondo valore dell’essere parte, soprattutto in questo momento, di un circuito e di una filiera di Commercio Equo e Solidale, che non lascia indietro nessuno”. “La nostra mission è sostenere i produttori più deboli nell’accesso al mercato, per garantire loro condizioni di vita dignitose e migliorative rispetto al commercio tradizionale. In un momento in cui i nostri partner produttori si trovano di fronte a nuove difficoltà dovute all’impatto del Covid-19, il valore del nostro agire si fa ancora più forte proprio perché si fonda su una relazione continuativa e solidale lungo tutta la filiera produttiva. Crediamo fermamente che questa rete di relazioni sia l’unica chiave per moltiplicare le buone pratiche di resistenza alla pandemia e per riuscire ad affrontare insieme le difficoltà che la seguiranno”. Una mission valida anche in Italia, per esempio nella filiera del pomodoro, da sempre simbolo di sfruttamento. “Una realtà iconica del domestic Fair Trade, è Tomato Revolution Altromercato: è il frutto di una filiera del pomodoro biologica, sostenibile, legale e trasparente del pomodoro, che valorizza prodotti nati in Italia, su terreni a rischio di spopolamento e sfruttamento, grazie al lavoro di realtà impegnate nella lotta al caporalato, nell’integrazione e responsabilità sociale. Il progetto coinvolge due cooperative e 60 piccoli produttori, attivi in territori ad alto rischio di sfruttamento della manodopera”. ![]()
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