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Dall’America al lago di Como sulle “Strade perdute”. Un nuovo romanzo di Lidia Falzone

Durante gli psichedelici anni Sessanta, la giovane Lily stravolge la sua vita ordinaria: fugge di casa, diventa una groupie e segue in tour per gli Stati Uniti una famosa rock band, tra droghe, alcol e personaggi bizzarri, talvolta spregiudicati e opportunisti. Il fratello Brian, di fronte alla dissolutezza e alla perdizione di Lily, è deciso a salvarla, ma la ricerca spasmodica della sorella lo condurrà ben più lontano del previsto.

Alt! Non stiamo parlando di The Electric Kool-Aid Acid Test di Tom Wolfe, noto in Italia come L’Acid Test al Rinfresko Elettriko, uno dei libri che meglio hanno raccontato una pagina della cultura giovanile americana degli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70 del secolo scorso. E’ un libro appena uscito firmato dalla comasca Lidia Falzone c’è, però, anche qui un magical mystery tour che dall’Amercia degli hippy giunge fino al Lago di Como, intrecciandosi con quella di due giovani sposi, Giacomo e Giuliana. Qual è il filo che lega due mondi così lontani? Che fine ha fatto Lily?

In “Strade Perdute” di Lidia Falzone (ed. Porto Seguro),  numerosi sono i misteri che si celano nelle vite dei protagonisti, sbiaditi nella fitta nebbia che avvolge da anni una verità nascosta e protetta da figure influenti e inaspettate.

Il secondo romanzo di Lidia Falzone ci regala scorci lombardi insieme a panorami statunitensi: storie locali che si intersecano con luoghi apparentemente lontani ma, dopotutto gli essere umani sono esseri umani, ovunque si trovino.

Due nuclei famigliari, alla fine degli anni 60, si confrontano in parallelo all’inizio della storia: uno nel cuore degli Stati Uniti, l’altro sulle rive del lago di Como, ramo di Lecco e poi sulle rive di un altro lago: quello di Varese. Dalla California al Midwest, da Abbadia Lariana a Buguggiate. Dimensioni sociali così diverse in quegli anni tumultuosi che hanno portato cambiamenti nei rapporti sia esterni che interni alla famiglia. Rivoluzioni in ambito sia scientifico che musicale.

Il tutto raccontato però con una apparente leggerezza man mano che nella storia entrano personaggi dell’uno o dell’altro mondo: una rock band famosissima, delle spregiudicate groupies, un manager senza troppi scrupoli, una vecchia stralunata, religiose e sacerdoti, cardinali e giornalisti, genitori, nonni, figli e fratelli dalle visioni angeliche; una serie di persone e di storie che si accavallano fra di loro fino alla fine mostrandoci una umanità variopinta alla prese con la stranezza della vita quotidiana che approccia dimensioni più pubbliche.

Le strade perdute sono quelle che avrebbero potuto condurci in un luogo e, per mille ragioni, non l’hanno fatto. Ma forse si possono, a volte, recuperare. Oppure trovarne di diverse, più percorribili, più facili o più complicate, ma sicuramente ve ne sono molte tra cui scegliere.

lidia falzone romanzo

Lidia Falzone non riesce a fare a meno della musica e dei viaggi nelle sue storie, i suoi personaggi più interessanti si spostano e si evolvono sempre alla ricerca di qualcosa in più, mentre altri sembrano persi in una quotidianità rassicuramte ma mai banale. Un tocco di ironia a commento delle debolezze umane e sociali, fino quasi a sfiorare il cinismo, non manca mai. La vita è davvero troppo complicata per non metterci dell’ironia.

Quanto valgono le azioni nella nostra vita e dove ci conducono? Decidiamo davvero tutto noi o vi è un filo sottile a guidarci? Quanto dipende da noi e quanto invece semplicemente ci capita? Tante domande tra le righe, ma lasciate alla voglia del lettore, che può sorvolarle o approfondirle a suo piacimento. E non a tutte le domande vi è risposta.

Se nel primo romanzo succedeva tutto nella mente della protagonista….qui vi è un reciproco inseguirsi, perdersi e ritrovarsi consapevoli che nessun uomo è un’isola.  “Ci sono alcuni sottili richiami manzoniani….ma se si deve copiare…si copia dai grandi” ammette sorridendo Lidia che, a proposito dei personaggi di “Strade Perdute” dice “Inventati di sana pianta, anche se, in un paio si casi, mi sono “ispirata” a persone esistite o esistenti, ma solo per tracciarne alcuni elementi caratteriali. Il problema è che, dopo averli pensati, i personaggi suggeriscono loro stessi la storia, mi indirizzano loro sulla via da percorrere. E’ una sensazione molto strana che chiunque scriva si trova a dover affrontare. A volte non è proprio piacevole”

Sull’ambientazione lariana l’autrice ci sorprende confessando di aver scelto “inventato” Abbadia Lariana senza sapere che esistesse realmente, mentre Buguggiate è il luogo dove spero di andare presto ad abitare. Quelli americani sono un collage di posti frequentati duramte i numerosi viaggi. Meno dubbi sul registro musicale della storia, chi conosce Lidia Falzone sa quanto rock scorre in questa donnina, ma se c’è un nome per la famosa rockband per cui Lily perde la testa, Lidia è sorniona “Lascio a chi legge una interpretazione personale. Mi farebbe però molto ma molto piacere che leggendo la mia storia vi sia un sottofondo musicale, quello che meglio si gradisce. Anche se la storia è molto rock&roll”.

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Ci sono relazioni famigliari complesse in questo libro “E’ un tema che mi ha sempre molto interessato. La famiglia (comunque sia composta) è la prima nostra relazione “sociale”, quella con la quale ci confrontiamo appena nati e che, a mio parere, influisce molto sul nostro modello di relazioni umane. Mi diverte molto osservare le interazioni tra le persone e la famiglia è il primo luogo dove ho imparato a farlo. Poi con l’età possiamo evolvere anche staccandoci ed evolvendoci in modo diverso, ma l’imprinting dei primi anni è un elemento importante. Quasi tutti i personaggi della mia storia si confrontano (e si scontrano) con le loro famiglie e credo sia ciò che accade tutti i giorni tra le parteti domestiche: bellissimi incontri a anche grandi scontri! Sia negli anni 60 che ai nostri giorni”.

Alla domanda se nel libro c’è qualcosa da imparare Lidia Falzone risponde “E’ per me importante solo farsi delle domande, anche senza darsi le risposte. Per me, solo mettendosi in discussione si è sempre in cammino, sempre con molta benevolenza verso se stessi e tanta ironia”.

 

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