Le api dell'invisibile

Creatività

Discoteche,teatri,ospedali,video e pagine: la scrittura può vivere ovunque tra i lacci di parole di Francesco Destro

Martina Toppi conduce per il terzo anno la rubrica di creatività giovanile "Le api dell'invisibile"

api dell'invisibile

 Alcuni dicono che

Quando è detta

La parola muore.

Io dico invece che

Proprio quel giorno

Comincia a vivere. (Emily Dickinson)

Se siete rimasti stupiti da come inizia questa puntata del podcast, non preoccupatevi e lasciatevi cullare dalle parole ben pronunciate di Francesco Destro, attuale campione di Slam Italia, che con la voce ci sa proprio fare. Ape di questa puntata delle “Api dell’invisibile”, il nostro podcast dedicato ai giovani creativi, è proprio lui, Francesco Destro, che nasce nel 1994 a Padova, dove tutt’ora vive. Nella puntata di oggi racconta cosa voglia dire scrivere per gli altri: chissà quante volte avrete sentito dire “no, ma io scrivo per me stesso, sto bene così” e tante grazie. In questo caso è tutta un’altra storia. Dai versi tracciati su carta alla scrittura per teatro-danza, al public speaking, alla video poesia, alla slam poetry e persino alla professione di docente per una scuola di scrittura, Francesco rivela quanti modi diversi abbia la parola per farsi sentire. La sua scrittura si compone, un po’ come un’orchestra, di tanti strumenti (eh no, non solo la penna), ma lo stile, capace di creare un ensemble armonico, è uno solo. Ovvero quello di tenere sempre conto che, al di là della pagina, oltre l’ombra della penna, si cela il profilo di uno sconosciuto che legge o ascolta le parole che Francesco scrive. Con questa filosofia sottesa a tutto il suo percorso, Francesco ci racconta di quelle volte in cui con i Nubivaghi, collettivo di poesia padovano, ha organizzato serate di poesia in discoteca e momenti di open mic e reading nel reparto di pischiatria dell’ospedale di Padova. Se vi sembra impossibile, conviene che sentiate il podcast per farvi ricredervi! Non solo, ci spiega anche quanto sia importante nella poesia performativa sapere il testo a memoria, in modo da avere il corpo libero da qualsiasi vincolo, per lasciarlo parlare insieme alla voce.

Corpo, voce e anche immagine: la scrittura di Francesco Destro si è avvolta attorno ai quadri di Van Gogh nell’occasione di uno spettacolo di teatro danza ispirato proprio a una mostra dell’artista e intitolato “Van Gogh – Come di stella nell’azzurro profondo”. Ed è lì, nel teatro e nella poesia performativa, che si palesa questa attenzione che Francesco riserva all’altro, destinatario delle sue parole, nell’adattare all’uditorio il suo repertorio di versi, combinando racconti e trasformandoli in poesie o monologhi. Nasce così la magia della sua scrittura, fatta di parole che uniscono, coinvolgono, o, come diceva Emily Dickinson, prendono vita proprio nel momento in cui sono dette. Ma da questa puntata ricchissima scopriamo anche che la scrittura di Francesco non smette mai di innovarsi: nel 2021 infatti verrà alla luce il nuovo progetto del nostro ospite, che coinvolgerà video e poesie, letture personali e altrui, monologhi e video pillole sulla lettura e l’utilizzo della voce. Saper usare le proprie parole è pratica non solo del poeta, infatti potete contattare Francesco anche per lezioni di public speaking, oppure potete prendere parte alla scuola di scrittura Martin Eden per cui insegna e che, grazie a una collaborazione con il Politecnico di Milano, si sta trasformando in un percorso di accelerazione Start Up, Innoventure Lab. Da Francesco insomma c’è tantissimo da imparare in quanto a creatività, ma se volessimo riassumere il suo consiglio per neofiti e non della scrittura, credo sarebbe questo: scrivete ricordando che le parole non sono lettere morte su carta, ma creature di suono e immagine destinate a prendere vita nella testa del vostro lettore (o, in questo caso, ascoltatore). In fondo, se i lettori non esistessero, gli scrittori non avrebbero ragione di scrivere. Per questa puntata è tutto, in attesa di nuove occasioni per chiacchierare con Francesco dei suoi mille progetti futuri, non potete perdervi alcune sue creazioni, che forse vi aiuteranno sulla strada della scoperta o riscoperta di una passione per la scrittura.

  1. Tadzia/Eri qui. Breve corto girato a Venezia: una videopoesia tratta da un testo del suo secondo libro di poesie, Eleutheromania, che parla di libertà o meglio, di ossessione della libertà in varie forme. “Dateci libertà per cominciare a sapere chi siamo, per farci stare vivi, per trovare parole che danno senso al nostro andare, e arrivare, e ripartire, a ciò che sappiamo, che crediamo e che vorremmo.”
  2. La sua raccolta di poesie Eleutheromania (Edizioni Ensemble 2020), ovviamente, che trovate cliccando proprio qui.
  3. Il suo ruolo di redattore e video maker per il blog Alma Poesia, progetto dedicato al linguaggio poetico italiano e internazionale.

Né ribellione, né panico, soltanto attesa:

stringere con queste mani l’assenza,

fendere il nulla, ripetersi, martoriarsi,

dire addio a pretesti e convinzioni,

seguire con le dita la linea talora acuminata

del verso scritto perché diventi parte

di un unico arco teso,

ogni interrogativo dichiarato o camuffato

freccia di dissonanze e lacerazioni,

evanescenti manifestazioni

di questa ricerca d’identità,

di questo isolarsi, rifuggendo

dalla ferocia del mondo, ripiombando

in apatia, indifferenti persino a sé stessi.

Di cosa può disporre un padre

per proteggere la malinconia del figlio? (Francesco Destro, da Eleutheromania)

 

A cura di Martina Toppi

podcast api dell'invisibile

Questa è una rubrica dedicata a tutti coloro che scrivono, in particolare poesie. Se  volete venire a raccontarmi il vostro progetto, la vostra scrittura e le vostre parole, scrivete a martinatoppi43@gmail.com: “Le api dell’invisibile” vi aspettano!

«…il nostro compito è quello di compenetrarci così profondamente, così dolorosamente e appassionatamente con questa terra provvisoria e precaria, che la sua essenza rinasca invisibilmente in noi. Noi siamo le api dell’invisibile. Noi raccogliamo incessantemente il miele del visibile per accumularlo nel grande alveare d’oro dell’Invisibile.»  R. M. Rilke

 

 

 

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