La denuncia

Calcio giovanile, ripartenza con l’incubo dei “rubagalline” sui campi della provincia

Portano via in blocco giovani calciatori da una squadra, magari dietro la promessa di soldi ed altro. Ecco il post che lapre la discussione.

Li chiama proprio così: ruba galline. UN termine che suona come dispregiativo, certo, ma che forse rende bene l’idea che sta sotto. Portare via patrimonio alle società dilettantistiche del calcio provinciale. E’ il giornalista Alessandro Gini – ma anche tecnico e responsabile settore agonistico della Cittadella di Como – a lanciare in queste ore (con un post sulla sua pagina Facebook) la denuncia-.provocazione. CHiamando in causa diverse società del territorio che per la ripresa post-Covid sembrano aver deciso di non usare rispetto alcuno. Si portano via giovani in blocco da una società promettendo spesso meraviglie dall’altra. Ecco qui la denuncia di Gini. Siete d’accordo ? Funziona davvero così ? Ed il ruolo della Federazione ?

 

post alessandro gini su rubagalline mondo del calcio giovanile

 

 

I ruba galline. Gli addetti ai lavori li chiamano così, un po’ per disprezzo e un po’ per far capire che questi personaggi nulla hanno a che vedere con lo sport.
Sono individui specializzati nei giochi di illusionismo, nel promettere senza doversi preoccupare di mantenere, nel puntare a sottrarre invece di costruire, nel parlare di soldi, presunti provini e presunti osservatori dedicati.
Lavorano sulle legittime ambizioni dei giovani atleti trasformandole in illusioni, con pesanti scotti da pagare; lavorano sulle riprorevoli aspettative di genitori che pensano che il proprio figlio sia vicinissimo al divenire il nuovo crack del calcio italiano.
I ruba galline offrono buoni consumazione, ingressi al privé, cocktail ed aperitivi, prestano soldi, passano numeri di ragazze, fanno scegliere il numero di maglia, concordano posto fisso e fascia di capitano. Passeggiano indisturbati per il centro della città e nei luoghi di ritrovo di decine e decine di minorenni forti del ruolo di “zio” che gli risolve tutti i problemi.
I ruba galline lavorano chiacchierando direttamente con ragazzi minorenni. I genitori? Dopo, forse. Le rispettive società di appartenenza? Mai. Vanno, colpiscono, sottraggono blocchi interi, nascondendo dietro l’abilità dell’inganno la propria incapacità di saper costruire giovani atleti partendo dal basso.
I ruba galline fanno tutto questo calpestando le regole federali, tempi e modalità. Si vantano di “seminare esche tutto l’anno”, di gestire combinatamente il divertimento serale e lo sport di tanti ragazzi perché “cosa vuoi, sono già del mio giro”.
I ruba galline non parlano mai di calcio, di metodologia, di crescita del ragazzo, di correzioni di difetti tecnici, di ruoli da esplorare, di formazione da completare. Questi argomenti sono tabù per loro, perché non ne hanno la conoscenza.
I ruba galline offrono soldi ad allenatori e dirigenti in cambio del lasciapassare per transumanze di interi gruppi. Parlano di calciatori ma li usano come beni di consumo e li profilano come consumatori.
I ruba galline stanno in riva al fiume o magari persino occupano incarichi pubblici, divenendo perfetti testimonial del declino di un intero territorio.
I ruba galline non fanno calcio e non sanno di calcio ma vivono sul calcio.
E’ ora di interrogarsi, di porsi delle domande, ma soprattutto di agire e di dire basta. Sono l’unico che avrà il coraggio di farlo? Pazienza, il cambiamento è figlio della voglia di cambiare.
PS
Nessuno è vergine, ma oltre il limite c’è il baratro.
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