Como

“Da tre anni aspettiamo una risposta dal Comune”, chiude il Chiostrino Artificio. Altro colpo alla cultura di Como

L’ultima ad abitare il Chiostrino Artificio è stata Dorothy, la piccola protagonista del Mago di Oz. “Batti tre volte i tacchi e quello che desideri si avvererà” dice Glinda, la strega buona. E ci hanno provato Anna e Chiara, nonostante un gran battere di tacchi le risposte che aspettano da tanto tempo dall’Aministrazione Comunale non arrivano. Così il Chiostrino Artificio, già Chiostrino Sant’Eufemia in piazzolo Terragni a Como, chiude i battenti.

Ironia della sorte la notizia arriva quasi in concomitanza con il rinnovo del contratto al cinema Gloria, insieme al Chiostrino uno dei pochi spazi cittadini dove ci si ritrova per partecipare a mostre, laboratori, spettacoli, e altro a che fare con la cultura e l’associazionismo.

Il centro culturale Chiostrino Artificio chiude le sue porte e non le riaprirà più fino a quando non ci sarà una visione politica e culturale lungimirante in merito alla concessione degli spazi pubblici destinati alla cultura scrivono Anna Buttarelli e Chiara Gismondi di Luminanda, l’associazione che dal 2015 ha riqualificato il Chiostrino di Sant’Eufemia, di proprietà del Comune di
Como e ha fatto nascere un centro culturale ben radicato in città, utilizzato da diverse realtà sociali e culturali del territorio, con un flusso di circa 8.000 persone all’anno che hanno fruito di mostre, eventi culturali, laboratori e progetti di inclusione sociale attraverso l’arte.

A dicembre 2018 la concessione per l’utilizzo dello spazio è scaduta. “Da luglio del 2017, in vista di tale scadenza, abbiamo iniziato a dialogare con le istituzioni affinché venisse emanato un bando per la concessione a lungo termine di questo spazio pubblico – raccontano Anna e Chiara – Gli scambi avuti possono essere documentati e sono tantissimi. L’amministrazione ha risposto a tutte queste sollecitazioni (telefonate, mail, incontri) in modo discontinuo e incoerente, ‘rimbalzandoci’ da un
funzionario all’altro, facendoci produrre documenti, sintesi, analisi, ma senza mai darci nessun riscontro né alcuna risposta definitiva.
Gli avvicendamenti politici nella città di Como, che hanno visto alternarsi nei soli ultimi due anni e mezzo tre assessori alla cultura e due dirigenti alle politiche culturali, hanno penalizzato tutti gli operatori culturali del territorio ed è ormai palese che manca una visione politica sul sistema culturale in città.”

Per rendere possibile e garantire la virtuosa esperienza del Chiostrino Artificio, l’Associazione Luminanda ha attivato negli anni una fittissima rete di contatti e un’importante opera di reperimento risorse, in grado di poter supportare sia lo spazio che le attività culturali che lo popolano e lo rendono, ormai, un punto di riferimento in città.
“Ora siamo arrivate a non poterci più permettere di portare avanti la programmazione culturale del Chiostrino, che è stata sempre sostenuta economicamente da noi attraverso la ricerca di finanziamenti privati”, continuano le responsabili del Chiostrino.

Il mancato rinnovo della concessione e la mancata emanazione di un bando pubblico per assegnare lo Spazio del Chiostrino di Sant’Eufemia, causa l’impossibilità per l’Associazione Luminanda di sviluppare un progetto sostenibile e di qualità, a servizio dei cittadini. “Sentiamo che l’amministrazione pubblica compie un’ingiustizia profonda verso questo progetto e verso la
comunità dei soggetti che hanno abitato questo spazio. Chiediamo alle istituzioni di dare una risposta concreta, affinché il sogno di un centro culture possa continuare ad essere realtà. Un centro culturale che ha nel cuore la profonda necessità di incontro, confronto, creatività, coesione sociale e bellezza per il benessere e la costruzione di pratiche di resistenza anche in questi tempi difficili” concludono le referenti dell’Associazione Luminanda.

La notizia è rimbalzata velocemente sui media e sui social e in molti sono sgomenti di fronte ad uno spazio culturale aperto e con progetti attivati, peraltro l’unico in centro città con spirito collettivista, che decide di chiudere

 

 

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