Como

Su Ticino on Line lo sfogo di una cittadina svizzera: “A Como per motivi di salute, trattata come una fuorilegge”

dogana chiasso

Solo da pochi giorni sono stati riaperti i valichi doganali minori tra Italia e Svizzera, c’è voluto un gran lavoro diplomatico per convincere le autorità elvetiche ad alzare le sbarre che erano chiuse dall’inizio di marzo quando la Confederazione si era “sigillata” e in molti dall’altra parte ci davano degli “untori”. Sono stati due mesi di sofferenza per i frontalieri costretti a transitare solo dai valichi principali di Chiasso con file anche di ore. Ovviamente chi non ha validi motivi di lavoro non può entrare in Svizzera e viceversa.

Oggi sul quotidiano telematico TIO Ticino on Line compare un articolo di segno opposto, il titolo è un virgolettato dal tono pesante: «A Como per motivi di salute, trattata come una fuorilegge» ed è la disavventura di una donna svizzera in cura da un dentista di Como che, dice al giornale ticinese, è stata bloccata e maltrattata dagli agenti italiai in servizio a Chiasso,

Riportiamo parte della storia così come TIO l’ha raccolta dalla protagonista:

Da due/tre settimane, con un permesso in mano, Filomena (nome di fantasia ndr), ha ripreso gli appuntamenti, passando la frontiera con un documento rilasciatole dallo studio dentario di fiducia. Fino a ieri. «Ieri in dogana hanno fatto mille storie. Premetto che l’appuntamento è stato anticipato di qualche settimana per un’urgenza: un’infezione».

Filomena arriva a Chiasso tranquilla. Passa senza problemi la parte svizzera, ma in dogana italiana le fanno mille problemi. «Mi hanno detto che dalla sera precedente fino al 18 maggio si poteva uscire solo per problemi oncologici. Io sono rimasta allibita: ma come – ho pensato – qui al posto di migliorare, le cose peggiorano?». Filomena non ha desistito, anzi, ha insistito. «Sono arrivati a dirmi di curarmi i denti in Svizzera. Ma come faccio? Il lavoro è delicato, è stato iniziato presso quello studio dentario e poi io ho un’invalidante fobia del dentista. Per anni non mi sono potuta curare. Con questo professionista finalmente ho trovato qualcuno che mi ha saputa seguire».

Quello che ha stupito di più Filomena è il cambiamento improvviso delle regole. «Mi hanno detto che se volevo entrare in Italia, avrei dovuto sottopormi a quarantena di 15 giorni. Dopo molte insistenze sono riuscita a entrare, ma con il terrore». A

Como Filomena trova un’atmosfera diversa rispetto a quella delle settimane prima. «Il coprifuoco totale, polizia in giro per le strade, fermavano le auto targate Ticino. Sinceramente ero molto nervosa, quasi spaventata». Adesso Filomena si sta riprendendo dall’operazione, è sotto antibiotico e un po’ angosciata per i suoi denti. «Ci sono cose più gravi, ma comunque il lavoro che sto facendo è delicato. Come faccio a rientrare a Como? Speravo che le cose piano piano si sistemassero. Penso che stiano davvero esagerando. Mi sono sentita una fuorilegge, invece sono un’onesta cittadina».

Sinceramente questo clima di caccia allo svizzero non l’abbiamo vista in città, ma lungi da noi mettere in dubbio la testimonianza della cittadina svizzera. Da ieri la Svizzera ha aperto le frontiere verso Austria e Germania mentre restano chiusi quelli verso Francia e Italia, qualcuno dice che dal 3 giugno, insieme alla possibilità  sarà più facile muoversi, non solo tra le regioni italiane, ma anche per i movimenti transfrontalieri.

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