0 - evidenza

Covid-19, interpellanza urgente al governo sulla situazione grave delle RSA della Regione Lombardia

rsa lombardia

«Dobbiamo ringraziare il Governo e la sottosegretaria Zampa se oggi grazie all’interpellanza urgente presentata qualche giorno fa dai deputati e senatori del Partito Democratico lombardo, siamo riusciti ad ottenere i primi numeri, ovviamente parziali,  di ciò che sta avvenendo nelle Rsa della Lombardia». Lo ha dichiarato la deputata comasca Chiara Braga, firmataria, insieme ad altri colleghi democratici lombardi, dell’interpellanza alla quale ha oggi risposto la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa.

chiara braga ed angelo orsenigo pd a ciaocomo dopo elezioni

«Quanto al numero dei contagiati, dei decessi, delle patologie simil influenzali nelle Rsa della Regione Lombardia – ha detto Zampa nella giornata di oggi alla Camera – un campione di dati è contenuto in uno studio dell’Iss. Su 677 Rsa pubbliche convenzionate Lombarde al 6 aprile solo 164 hanno risposto all’indagine dell’Iss. Dall’indagine emerge che il numero totale di decessi nelle Rsa lombarde dal 1 feb al 26 marzo-6 aprile (date della stesura del questionario) è pari a 1.822 su un totale di 13.287 residenti al 1 febbraio. Il totale di decessi accertati da coronavirus è pari a 60, mentre il numero di decessi di persone con sintomi simil influenzali è di 874. I deceduti confermati Covid più quelli con sintomi simil influenzali sono pari al 51,3%».

«Sono i primi dati ufficiali anche se parziali, appartenenti ad un sottoinsieme, che riceviamo – ha continuato la Braga – perché in Lombardia il Partito Democratico, insieme con le altre forze di opposizione, ha più volte chiesto all’assessore Gallera e al Presidente Fontana di fare chiarezza sulla reale situazione delle case di riposo lombarde senza ottenere alcuna risposta formale se non quella data dall’assessore Gallera di considerare la questione dei troppi contagi e delle troppe morti nelle Rsa lombarde una “montatura giornalistica”. Una risposta sconcertante che non rende giustizia ai tanti dubbi e domande di chiarimento che giungono dai parenti degli ospiti e purtroppo delle tante vittime delle case di riposo. Che la situazione fosse grave lo si avvertiva già nelle scorse settimane quando le cronache e le testimonianze anche locali, di chi dentro le Rsa ci sta e ci lavora, raccontavano già di incongruenze, di morti sospette e di personale ammalato o contagiato. A Como purtroppo ci sono i numeri delle Rsa di Albese con Cassano, di Canzo, di Erba, di Dizzasco, di Cantù e Mariano Comense. Questi numeri ci dicono una cosa chiara: Regione Lombardia non ha fatto tutto il possibile per evitare che il contagio dilagasse nelle Rsa, dove chi è qui ricoverato è più fragile e merita un’attenzione particolare, dove chi opera ha bisogno di vedersi garantiti sistemi di protezione certi e una formazione specifica. Invece di gestire il contagio, Regione Lombardia, sottovalutando in maniera evidente l’emergenza, ha finito colpevolmente per alimentarlo con scelte politiche totalmente sbagliate, a partire dal ritardo nella chiusura a visite esterne,  dalla delibera di giunta dell’8 marzo, dove veniva richiesto alle Rsa di poter accogliere i malati covid in quarantena, innescando la miccia del contagio, e con la successiva delibera del 30 marzo nella quale ordinava alle Rsa di non trasferire i casi gravi di covid19 di età maggiore ai 75anni di età negli ospedali ma di prestare le dovute cure nelle stesse residenze, senza peraltro fornire loro gli strumenti adeguati come il personale medico o i respiratori per dare loro assistenza adeguata e certa».

 Dal canto suo, la deputata Alessandra Locatelli, già ministro per le Disabilità e la Famiglia e responsabile Disabilità della Lega, denuncia l’assenza del governo in materia di RSA e distribuzione dei DPI. «Bocciato dal governo anche in commissione affari sociali l’emendamento Lega sulle linee guida per Strutture residenziali che potrebbe garantire la distribuzione in via prioritaria dei DPI, nel rispetto della vita delle persone più vulnerabili e del lavoro di cura del personale sanitario delle strutture. Dal 31 gennaio, data in cui il governo ha proclamato l’emergenza sanitaria, si è completamente dimenticato delle strutture che ospitano le fasce più deboli della popolazione. Non si tratta di competenze ordinarie o di materie concorrenti, ma di un’emergenza globale, con un governo che trova più comodo scaricare su altri enti le proprie mancanze nella gestione. O quindi Conte e soci non si sono accorti di quello che stava succedendo ai nostri anziani, o questo è un esecutivo irresponsabile che non ha pensato che fosse un suo compito affiancare chi è più a rischio. Occorre chiarezza e soprattutto chi governa deve tutelare la salute di tutti i cittadini, in particolare dei più deboli».

 

commenta