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Selvatici, l’invasione che compromette le semine è aggravata dal Coronavirus

Mais a rischio, i produttori: “Lo scorso anno ne abbiamo perso circa la metà”. Ma anche i pascoli sono a rischio, situazione drammatica in Val Menaggio e segnalazioni da tutti i territori di Como e Lecco

Troppi cinghiali in giro, e le semine del mais rischiano di essere compromesse. O di saltare del tutto, in alcune zone «Dove le invasioni sono continue e si ripetono, in pratica ogni giorno», come ha denunciato Fortunato Trezzi, presidente della Coldiretti interprovinciale. Ma l’allarme non riguarda solo il granturco (una produzione strategica per il territorio, che pure negli ultimi anni ha subito una contrazione percentuale produttiva a due cifre, sia per l’allarme selvatici, sia per le ripercussioni del mercato internazionale) ma si estende ad ampio raggio a una serie di colture: dai vigneti alle ortive, fino alla situazione allarmante dei prati stabili, con un bollettino di guerra che si rincorre dal Lecchese alla Valle Intelvi, alla Valsolda e che in questi giorni risulta drammatico in Val Menaggio, dove i selvatici si muovono a branchi di decine e decine di capi. Nel video la corsa dei cervi nel piano di Porlezza

Angelo Crispi, allevatore a Carlazzo, è con il morale a terra. «Nemmeno il tempo di ripristinare i danni dell’inverno e il ciclo è ricominciato: abbiamo finito l’altro ieri i lavori, e meno di 24 ore dopo cervi e cinghiali sono tornati a distruggere tutto. Indisturbati anche alla luce del sole, perché qui nessuno, in questi giorni, si muove per contenere il problema: e invece sarebbe proprio il momento migliore, dato che non c’è anima viva in giro. Che dire? Alle promesse degli ultimi mesi non è seguito nulla. Nulla. Ci sentiamo presi in giro».

Gli fa eco Luigi Casarini, da Porlezza. «Ci sono centinaia di capi che proliferano senza rivali. Abbiamo atteso fino all’ultimo i lavori di preparazione dei prati per limitare al massimo il rischio di danni, nella speranza di poter effettuare il primo taglio a maggio. Ma non abbiamo alcuna certezza di poter tagliare il fieno maggengo, perché la probabilità di invasione dei selvatici è altissima. In una notte può essere mandato a monte il lavoro di settimane: è impossibile lavorare in queste condizioni».

Nelle settimane dell’emergenza Coronavirus, i selvatici si muovono per il territorio ancor più indisturbati: «E non solo nei campi. Incoraggiati dalla scarsa presenza umana e dal traffico pressoché assente, raggiungono perfino i centri urbani, comprese le città capoluogo. Si sono segnalati cervi fin sulle carreggiate della Statale Regina, oltreché a ridosso delle case in decine di paesi. Così non si può più continuare, è una questione non solo economica  ma di sicurezza e ordine pubblico. E il Coronavirus non può e non deve essere una scusa per giustificare l’escalation di un problema che noi denunciamo da mesi, anzi, da anni. Stiamo pagando caro ciò che non è stato fatto negli anni passati: e ora occorre prendere in mano al più presto il problema e dare risposte urgenti e concrete all’agricoltura e ai cittadini».

Sono a rischio i raccolti e la fienagione, che entrerà nel vivo il prossimo mese di maggio: sono le basi della filiera agricola, peraltro ancor più preziose e necessari in queste settimane di emergenza, «data la necessità di assicurare adeguate forniture alimentari ai cittadini: gli agricoltori stanno mettendo anima e cuore, lavorano giorno e notte per dare garanzie di sicurezza alimentare al Paese senza chiedere nulla, se non di poter lavorare senza ostacoli. Invece, non passa giorno che in Coldiretti non arrivino denunce e segnalazioni di danni: per molte aziende sta diventando impossibile coltivare. Anche le recinzioni, che gli imprenditori hanno costruito a proprie spese per proteggere i campi, si stanno dimostrando inefficaci perché i branchi spesso le travolgono. Il territorio deve sentirsi responsabilizzato, e darci una mano nell’operare secondo il principio della certezza di poter falciare i prati e raccogliere quanto seminato nei campi».

Una situazione aggravata dal fatto che – ha evidenziato la Coldiretti – con l’emergenza Coronavirus, sono stati sospesi i servizi di contenimento sul territorio nazionale e i selezionatori, chiusi gli ambiti territoriali di caccia e la polizia provinciale impegnata nei controlli stradali per la quarantena.

Il presidente Trezzi conclude nel rinnovare l’appello, rivolto anche ai cittadini, a «denunciare sempre i danni e segnalare la presenza dei selvatici sul territorio. E, se possibile, avvisate anche noi di Coldiretti. Al di là del risarcimento dei danni, in ogni caso subordinato a lunghi iter procedurali, ciò serve a dare il polso della situazione, a fare massa critica per chiedere interventi risolutivi a quanti devono provvedere. Il pressing che stiamo attuando in questi mesi è evidente, a difesa sia delle imprese agricole associate, sia dell’intera collettività».