Il summit

I ragazzi di Fridays Como:”Le nostre proposte”. E faccia a faccia con l’assessore

Incontro con Marco Galli. I giovani chiedono per prima cosa una dichiarazione da parte del Comune: lo stato di emergenza climatica ed ambientale della città

Prima cosa richiedere la dichiarazione, da parte del Comune, di una emergenza climatica ed ambientale anche per la città. Un passo ed una condizione importante per poter iniziare un dialogo che, formalmente, è partito oggi con l’incontro tra i ragazzi che ogni venerdì stazionano fuori dal comune e l’assessore Marco Galli. Incontro positivo e soddisfacente lo hanno definito i giovani oggi. Primo passo istituzionale di spessore. A Galli la delegazione di Fridays For Future lariana ha consegnato un articolato documento.

Qui sotto l’intero – ampio e dettagliato – contenuto diffuso dai ragazzi dopo il summit di stamane

 

 

1 Introduzione
Le emissioni di gas serra devono raggiungere lo zero netto entro il 2050,
affinché l’aumento delle temperature globali resti sotto gli 1.5 gradi centigradi;
oltre tale limite, aumenterà il rischio associato a cambiamenti irreversibili. Questo
si afferma nel 1.5 Degree Report, un documento compilato dall’IPCC (Intergovernmental
Panel on Climate Change), una team di scienziati che lavora per le
Nazioni Unite. Esso sintetizza 6.000 studi scientifici e conta 133 autori, e riassume
tutto ciò che la comunità scientifica ha scoperto negli anni, avendo come
obiettivo quello di fornire ai governi, a tutti i livelli, le informazioni scientifiche
utili per lo sviluppo delle politiche climatiche.
Per evitare il raggiungimento degli 1.5 gradi centigradi, le emissioni di CO2
devono essere ridotto almeno del 45 percento di qui al 2030 – ovvero in meno
di 11 anni. «Limitare il surriscaldamento a 1.5 gradi non è impossibile», ha
detto il presidente dell’IPCC Hoesung Lee, «ma richiederà cambiamenti senza
precedenti in ogni aspetto della nostra società». Il movimento internazionale
Fridays For Future chiede che il parere unanime della comunità scientifica venga
ascoltato e che la lotta ai cambiamenti climatici diventi la priorità delle agende
politiche di tutto il mondo, a livello globale, europeo, nazionale, locale. Non
pretendiamo di saperne di più dei politici, ma chiediamo loro di ascoltare gli
scienziati e mettere in atto le misure da essi proposte.
Come Fridays For Future Como, siamo convinti che anche azioni circoscritte
da parte dell’amministrazione comunale siano importanti per fare passi
concreti verso la risoluzione della crisi climatica e la salvaguardia di un pianeta
che sia abitabile. Le azioni di seguito proposte sono inoltre necessarie
per ampliare la consapevolezza che un cambiamento di stile di vita è richiesto a
ciascuno di noi, e che questo percorso è sostenuto e incentivato dalle istituzioni.
L’atteggiamento con cui va affrontata questa sfida è quello di un problema serio,
primario e impellente, l’atteggiamento con cui si affronta un’emergenza:
chiediamo quindi innanzitutto che il Comune di Como dichiari lo stato
di emergenza climatica, come hanno già fatto centinaia di comuni in tutto
il mondo, e non ultimi i parlamenti nazionali del Regno Unito e dell’Irlanda.
La Dichiarazione di emergenza climatica implica una rivalutazione delle priorità
nell’elenco dell’Agenda Pubblica, al fine di salvaguardare la prosperità e la
vivibilità del territorio da danni ben maggiori, previsti in caso di mancato intervento.
Il primo passo per affrontare una crisi è trattarla come tale. Sebbene
molti potrebbero pensare che gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici appaiono
lontani nello spazio e nel tempo, il nostro territorio non è affatto immune
dalle conseguenze di sprechi, mancata progettazione del futuro ed assenza di
sostenibilità ambientale nelle scelte amministrative del territorio.
Le nostre proposte vanno in questa direzione: non solo agire laddove decenni
di mancanze portano ad evidenti situazioni insostenibili che desideriamo
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siano arginate, ma aprire lo sguardo al futuro, quel futuro che ci stiamo vedendo
sottrarre, e riprogettare la città secondo le necessità che i cambiamenti climatici
ci impongono di rispettare. In molti casi tali azioni sono già previste dalle leggi
vigenti, e chiediamo semplicemente che vengano rispettate senza scusanti di alcun
tipo. In altri casi si tratta di azioni in cui l’intervento del Comune può
permettere lo sbloccarsi di situazioni di stallo e portare a conclusione progetti
a favore dell’intera comunità cittadina: vogliamo fin da subito richiedere che
non si aspetti oltre a procedere alla realizzazione del tratto comasco del
percorso ciclabile EuroVelo 5. Tale tratto, inserito in una direttrice che
collegherà Brindisi a Londra lungo 3300 km e 7 Nazioni, è già in gran parte
finanziato con fondi faticosamente ottenuti che rischiano altrimenti di andare
perduti. È noto che il riassetto urbanistico dei quartieri, grazie al passaggio
delle piste ciclabili, apporta benefici non solo a tutti gli utenti della strada,
ma anche alle attività commerciali e di servizi. Per la nostra città sarebbe
un’ottima mossa sul piano dell’immagine del turismo. Questa ciclopedonale
unirebbe ben tre stazioni ferroviarie (Grandate-Breccia, Como Nord Camerlata,
Como S.Giovanni) e darebbe una impronta ecosostenibile alla nostra città.
Inoltre verrebbero uniti in una visione completamente ciclabile i quartieri di
Como al centro città e si avrebbe una notevole diminuzione del traffico veicolare
che ogni anno genera quantità insostenibili di anidride carbonica.
Secondo questo meccanismo abbiamo sviluppato ciascuna delle proposte:
vogliamo rendere chiaro quali benefici non solo ambientali, ma anche di natura
economica, che deriveranno da tali scelte per tutta la comunità cittadina. Considereremo
lo sblocco del tratto comasco della ciclabile EuroVelo 5 un segno di
buona volontà e disponibilità da parte dell’amministrazione Comunale, con la
quale desideriamo un confronto schietto e diretto per concordare assieme quali
azioni e quali tempistiche possono essere realisticamente adottate.
Questo è un documento politico, non tecnico, redatto grazie al lavoro
pregresso di studiosi e chi da anni si occupa di sostenibilità ambientale senza
venire ascoltato. Stiamo cercando anche la collaborazione esplicita, oltre al supporto,
del mondo accademico, al quale vogliamo dare una voce universalmente
riconosciuta come affidabile e previdente. Come evidenziato nell’indice, le proposte
sono divise in tre sezioni logiche: mitigare gli effetti dannosi, progettare
una città migliore e risolvere alla radice i problemi.
Infine chiediamo che venga istituita dal Comune di Como una Consulta
per l’Ambiente: essa diventerà un luogo aperto di confronto in cui le
scelte portate avanti dall’amministrazione comunale saranno condivise con la
cittadinanza e nuove idee potranno essere messe in campo. L’impegno necessario
è sia dei singoli che delle istituzioni, ma è importante che tali sforzi siano
coordinati e la consulta sarà lo strumento affinché ciò avvenga.
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2 Mitigare
2.1 Politiche ambientali per gli esercizi commerciali
Riteniamo che il Comune di Como, in concerto con gli esercizi commerciali
presenti sul proprio territorio, possa attivarsi nello sviluppo di politiche
ambientali che contribuiscano ad una maggiore tutela dell’ambiente. Riteniamo
che le aree prioritarie sulle quali si dovrebbe intervenire siano i consumi
di energia e delle relative emissioni clima alteranti, in aggiunta all’attuale tema
dell’inquinamento da plastica. Secondo i dati più recenti dell’Italian Greenhouse
Gas Inventory 1990-2017, il settore energetico risulterebbe essere il principale
responsabile delle emissioni clima alteranti del nostro paese, contribuendo a circa
l’81% delle emissioni nazionali. In tale settore, rientrano anche le emissioni imputabili
al consumo di energia ad uso civile il quale contribuisce al 24% delle
emissioni clima alteranti derivanti dal settore energetico e a poco più del 19%
delle emissioni complessive nazionali. L’impronta di carbonio attribuibile al segmento
citato, risulta essere strettamente collegato ai relativi consumi di energia
che, secondo i dati del rapporto di ISPRA Emissioni nazionali di gas serra: indicatori
di efficienza e decarbonizzazione nei principali Paesi Europei (rapporto
295/2018), attribuiscono al settore residenziale consumi pari a 32.185 ktep (posizionandolo
al secondo posto tra i settori maggiormente energivori), mentre a
quello dei servizi 15.440 ktep (al 2016). In aggiunta il settore brevemente descritto
è responsabile di buona parte dell’inquinamento che si registra nei centri
urbani, ed infatti i dati contenuti nella Relazione sullo stato dell’ambiente (Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare 2016), mostrano come
quest’ultimo contribuisca a livello nazionale al:
• 10% delle emissioni di NOx;
• 21% delle emissioni di NMVOC (Composti Organici Non Metanici);
• 70% delle emissioni di IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici);
• 57% delle emissioni di PM10 e 65% delle emissioni di PM2.5.
Per quanto riguarda invece il tema della plastica, si prospetta a breve
l’eliminazione di quella monouso, come richiesto a tutti gli stati europei entro
il 2021 da una direttiva approvata al Parlamento Europeo il 27 Marzo 2019
(COD 2018/0172), la quale si pone l’obiettivo di «contrastare i fattori che hanno
concorso alla situazione attuale, tra cui l’ampia diffusione della plastica, la tendenza
del consumo dettata dalla comodità, l’assenza di incentivi per garantire
una raccolta e un trattamento corretti dei rifiuti, e hanno determinato una gestione
scarsa e infrastrutture insufficienti». Anticipando i contenuti della citata
direttiva, alcuni comuni italiani, tra cui Taranto, Bergamo e Milano, hanno deciso
di attivarsi con misure volte proprio ad intervenire sul tema. Alla luce di
quanto detto crediamo che sia possibile, mediante semplici misure, lo sviluppo
di pratiche virtuose volte al contenimento degli impatti ambientali imputabili
ai problemi precedentemente citati. In particolare, crediamo sia necessario:
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• Introdurre un’ordinanza che imponga il divieto di tenere le porte
aperte con il riscaldamento acceso durante l’inverno (e con il
condizionamento durante il periodo estivo), in attuazione anche
delle disposizioni di legge recanti definizione dei criteri generali in materia
di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti
termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici (Decreto del
Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74). Lo spreco di energia
degli esercizi che tengono le porte aperte per invogliare i clienti ad entrare
deve essere quanto prima eliminato in quanto emblematico di una
società inconsapevole della gravità della situazione climatica. Agli esercizi
si chiede quindi, mediante un semplice gesto, di contribuire a ridurre i
consumi di energia e le relative emissioni clima alteranti, potendo inoltre
contare sul ritorno economico derivante dai minori costi che dovrebbero
sostenere.
• Introdurre un’ordinanza, prendendo a modello quelle elaborate dalle altre
città italiane precedentemente citate, volta alla riduzione della plastica
monouso sia negli edifici pubblici di competenza comunale
sia delle attività commerciali private. Per coinvolgere attivamente
quest’ultimi si potrebbe sviluppare un sistema di certificazione plastic free
comunale. Un esempio in tal senso può essere rappresentato dal comune
di Milano il quale, in concerto con le attività commerciali e le associazioni
di categoria, ha lanciato l’iniziativa Milano plastic free che ha come obiettivo
la formazione dei commercianti e dei relativi clienti, per abbandonare
le plastiche monouso (bicchieri, cannucce, posate, piatti, sacchetti e altro)
a favore di materiali alternativi e riciclabili o riutilizzabili. A seguito
di questa iniziativa, negozi aderenti alla campagna saranno facilmente riconoscibili
perché riceveranno la vetrofania dell’iniziativa, un’immagine
del Duomo di Milano stilizzato con delle cannucce in plastica, seguita dalla
scritta plastic free. Per maggiori informazioni: https://www.plasticfree.milano.it/.
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2.2 Risanamento della rete idrica
«La Carta dei Servizi Idrici Integrati (SII) costituisce un precisa scelta
di chiarezza e trasparenza nel rapporto tra il Gestore e gli Utenti: permette al
singolo cittadino di conoscere ciò che deve attendersi dal Gestore e costituisce,
allo stesso tempo, un mezzo per controllare che gli impegni siano rispettati.
In particolare, la Carta dei servizi si prefigge il raggiungimento di due obiettivi
principali:
• miglioramento della qualità dei servizi forniti;
• miglioramento del rapporto tra gli Utenti e il Gestore.
Più nello specifico, la Carta dei Servizi Integrati fissa i principi per l’erogazione
dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione, ed i relativi standard di
qualità che il Gestore si impegna a rispettare».
Comincia così la presentazione della Carta del Servizio Integrato – SII
emessa dall’Ufficio d’Ambito Provinciale (ATO) alla quale tutti gli enti appaltatori
del servizio aderiscono e dispongono sul loro sito web (è stato così in
passato per A.C.S.M. e lo è ora per Como Acqua). Como Acqua dal 29 settembre
2015 è gestore del servizio, con una concessione pari a 20 anni; si tratta di
un accordo politico che fa convergere in un’unica azienda tutte le piccole aziende
comunali o intercomunali esistenti, le quali a loro volta hanno fatto convergere
strutture (reti e depuratori), uffici, dati e personale. Al momento dell’accordo,
fu previsto un periodo transitorio di 3 anni in cui la società avrebbe avuto il
tempo per organizzarsi, come previsto nella delibera n. 36 del 29 Settembre
2015; il periodo transitorio è scaduto il 30 settembre 2018, per poi essere prorogato
al 2021, salvo poi giungere ad un compromesso tra le parti al 2020. In
data 13 Dicembre 2018 viene definitivamente costituita la società Como Acqua
con la redazione dello Statuto.
Ormai pronta per gestire il SII, il progetto Como Acqua viene però nuovamente
rallentato per l’inadempienza del Comune di Como a rispettare gli accordi
da esso stesso presi. Infatti, da contratto, il Comune dovrebbe riscattare
gli impianti di ComoDepur per poter permettere a Como Acqua di elargire il
servizio di acquedotto, fognatura e depurazione. Ad oggi assistiamo ad una
situazione di stallo. Tuttavia sarebbe più che necessario avere il quadro della
situazione e la possibilità di intervento sulla rete idrica: stando ai dati elaborati
dalla Camera di Commercio e pubblicati nel rapporto sulle performance
ambientali delle città Ecosistema Urbano 2018 a cura di Legambiente e Il Sole
24 ore, Como in ambito di consumi idrici domestici si colloca all’ottantunesimo
posto con 185,1 litri giornalieri pro capite; mentre si posiziona al diciassettesimo
posto quando si parla di dispersione della rete idrica, con perdite pari al 21,5%.
Migliorare è possibile come dimostrano i dati di Monza (14,3%), Lodi (16,8%),
Milano (15,9%), Mantova (17,7%) e Sondrio (18,3%).
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Considerati suddetti punti ci impegniamo e chiediamo:
• una maggiore attenzione e sensibilità rivolta all’uso dell’acqua domestica,
quindi un minor spreco individuale;
• una soluzione immediata in relazione allo stallo creatosi, che non
permette l’erogazione fluida e chiara di un servizio basilare e così importante;
• un intervento repentino da parte del Gestore dei SII alla rete idrica locale
per evitare gli inutili sprechi di acqua.
In questo modo si eviterà sia una perdita economica ai cittadini, i quali si
ritrovano a pagare acqua mai potuta utilizzare perché dispersa nel malfunzionamento
della rete, sia il rischio di dover aumentare il prelievo di acqua alla fonte,
impoverendo la risorsa ed esponendo alcuni territori a cronici disservizi. Questa
richiesta è in linea con l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in quanto uno
degli obiettivi è Clean Water for everyone.
2.3 Raccolta differenziata puntuale e cestini stradali
Chiediamo che nel futuro appalto per la gestione dei rifiuti il comune di
Como introduca la tariffazione puntuale quale sistema di misurazione
del rifiuto residuo indifferenziato prodotto dalle singole utenze. Richiediamo
un impegno concreto ad avviarne la sperimentazione, come peraltro da
mozione approvata dal Consiglio Comunale il 22 gennaio 2019. La tariffazione
puntuale consiste in una percentuale della quota variabile dell’imposta sui rifiuti
che viene calcolata sulla base della misurazione puntuale dei rifiuti indifferenziati
prodotti da ciascuna utenza (domestica e non domestica). A ogni
utenza è attribuito un numero minimo di vuotature del contenitore o sacco
dell’indifferenziata e ogni vuotatura aggiuntiva viene addebitata solo alle utenze
che supereranno gli svuotamenti minimi. In tal modo, l’addebito maggiore diventa
direttamente corrispondente al comportamento dell’utente, in considerazione
del principio secondo cui chi inquina paga.
In Lombardia la Tariffa puntuale è stata applicata la prima volta nel 1997
dal Consorzio Comuni dei Navigli, e secondo i dati presenti sul sito della regione
nel 2014 erano diventati gli 85 Comuni ad averla adottata. A livello provinciale
nei comuni consorziati si registrano le più alte percentuali di raccolta differenziata,
con picchi oltre l’80%. Nel quadro nazionale, hanno applicato la strategia
Rifiuti Zero, che prevede la tariffa puntuale, 290 comuni pari a 6,5 milioni
di abitanti. A livello nazionale ed europeo, la tariffa puntuale è riconosciuta
come strumento della gestione dei rifiuti che va nella direzione di uno dei quattro
principi fondamentali dell’economia circolare (Direttive UE/2018 Pacchetto
economia circolare) ed è stata normata con Decreto Ministeriale 20-4-2017 del
Ministero dell’Ambiente.
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Il nuovo metodo porterà un risparmio economico sia per il Comune, che
risparmierà sui costi di incenerimento o discarica, sia per per coloro che spenderanno
meno in quanto capaci di produrre meno rifiuti indifferenziati. Crediamo
che questo incoraggi i cittadini a differenziare sempre più i propri rifiuti, dando
così un grande contributo all’ambiente.
Proponiamo inoltre, ove possibile, l’implementazione di un servizio di
esposizione e raccolta dei rifiuti con contenitori interrati, per motivi igienici,
estetico-olfattivi e di praticabilità dei marciapiedi occupati. In collaborazione
con l’assessorato ai lavori pubblici si potrebbe pensare che, durante il rifacimento
di piazze o marciapiedi, oltre alle altre esigenze (abbattimento delle barriere architettoniche,
viabilità) venissero tenute in considerazione anche la previsione
di opportuni sistemi di raccolta interrati.
Chiediamo poi che venga riorganizzata allo scopo di permettere
una maggiore differenziazione di rifiuti la rete di cestini presenti sul
territorio cittadino. I cestini attualmente presenti sono, oltre che mal distribuiti,
inadatti alla differenziazione dei rifiuti quali plastica, carta, metallo e
vetro. I dati riportano che a Como, nel 2018, si è differenziato il 71,5% dei rifiuti:
un ottimo risultato, al netto del quale restano comunque 11.484 tonnellate
di rifiuti indifferenziati, e stando alle direttive UE del 2018 lo smaltimento in
discarica entro il 2035 non dovrà superare il 10% dei rifiuti urbani. La nostra
proposta è quindi quella di sostituire gli attuali cestini stradali presenti in città
con dei contenitori adeguati alla raccolta differenziata, con particolare attenzione
ad una redistribuzione più omogenea per le vie del centro e dei quartieri
periferici. Si potrebbe iniziare con una sperimentazione in alcune zone della
città. L’Articolo 38 del Regolamento di gestione dei rifiuti urbani e assimilati
del Comune di Como riguarda proprio i cestini stradali: chiediamo una modifica
di tale articolo, che dovrebbe specificare l’obbligatorietà della differenziazione
anche dei rifiuti urbani.
Queste proposte sono in linea con l’obiettivo 12 dell’Agenda 2030, che si
prefissa di «raggiungere entro il 2020 la gestione eco-compatibile di sostanze
chimiche e di tutti i rifiuti durante il loro intero ciclo di vita, in conformità ai
quadri internazionali concordati, e ridurre sensibilmente il loro rilascio in aria,
acqua e suolo per minimizzare il loro impatto negativo sulla salute umana e
sull’ambiente» ed inoltre di «ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti
attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo».
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3 Progettare
3.1 Sviluppare il Piano Urbano di Mobilità Sostenibile
(PUMS)
I trasporti, risultano essere tra i i settori fondamentali per l’economia e
la società europea e italiana. La mobilità trova innanzitutto riconoscimento
nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, poiché essa garantisce
il corretto funzionamento del mercato comune europeo e svolge un ruolo vitale
per la qualità della vita dei cittadini. La crescente domanda di mobilità pone,
a livello europeo e nazionale, la necessità di affrontare il tema della sostenibilità
dei trasporti con l’obbiettivo di ridurre gli impatti ambientali negativi, derivanti
in special modo dai consumi di energia, dalle emissioni di gas clima alteranti e di
altre specie chimiche inquinanti (PM, NOx,VOCs. . . ), quest’ultime con effetti
particolarmente sentiti a scala urbana.
Per mobilità sostenibile si intende quindi, un sistema di trasporto di
passeggeri e merci, che pur soddisfacendo le esigenze di spostamento e movimentazione,
non generi esternalità negative e concorra a garantire una buona
qualità della vita.
Fatta questa premessa, riteniamo che per la città di Como sia prioritario
dotarsi del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), strumento
richiesto peraltro dalla normativa nazionale secondo quanto
previsto dalla legge n.340 del 24 novembre 2000. Tale strumento ha
come obiettivo quello di creare un sistema di trasporto sostenibile che:
• sia accessibili a tutti;
• migliori la sicurezza stradale;
• riduca le emissioni di gas clima alteranti, dei consumi di energia, dell’inquinamento
atmosferico e acustico;
• migliori dal lato dell’efficienza e del rapporto costo-efficacia il trasporto di
beni e passeggeri;
• contribuisca al miglioramento dell’attrattività e della qualità della vita del
contesto urbano.
Rispetto ai classici piani del traffico, il PUMS si differenzia in particolar
modo per un approccio maggiormente partecipativo, coinvolgendo i cittadini
e i differenti stakeholders nel processo decisionale e un forte impegno verso
la sostenibilità del settore garantendo il corretto bilanciamento tra sviluppo
economico, equità sociale e qualità ambientale.
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I benefici che si possono ottenere sono molteplici: innanzitutto una migliore
qualità della vita nelle aree urbane, elemento questo osservabile grazi a piccoli
e grandi cambiamenti come maggiore attrattività degli spazi pubblici, miglioramento
della sicurezza stradale, riduzione delle emissioni clima alteranti e inquinanti
che garantiscono una migliore qualità dell’aria, quest’ultimo con evidenti
effetti anche per quanto riguarda la tutela della salute umana; in secondo
luogo la corretta pianificazione di un trasporto maggiormente sostenibile garantirebbe
inoltre una maggiore facilità di accesso all’area urbana e ai suoi servizi
da parte dei cittadini, garantendo inoltre un miglioramento dell’immagine della
città nel suo complesso.
3.2 Aderire al Patto dei Sindaci e sviluppare il Piano di
Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC)
L’Unione Europea guida la lotta contro il cambiamento climatico quale
propria priorità massima. Per detta priorità ha istituito nel 2008 il Patto dei
Sindaci per riunire, su base volontaria, i governi locali che si impegnano attivamente
a raggiungere e superare gli obiettivi comunitari su clima e energia
(PAES).
Nel 2015 la Commissione Europea ha integrato il programma con azioni relative
all’adattamento al cambiamento climatico dando avvio ad un’evoluzione del
PAES: da una strategia di mitigazione (abbassare le emissioni di CO2 in chiave
energetica per limitare l’innalzamento della temperatura terrestre) si affianca
la strategia di adattamento (adattare i territori ai cambiamenti climatici già in
atto). Per la mitigazione, si prevede infatti la realizzazione dell’Inventario Base
delle Emissioni (IBE) e lo sviluppo di misure per la riduzione delle emissioni
clima alteranti; relativamente all’adattamento, si prevede una valutazione del
rischio e della vulnerabilità, con lo scopo di determinare e valutare la vulnerabilità
che un danno o una minaccia potenziali potrebbero rappresentare per le
persone, i beni, i mezzi di sostentamento e l’ambiente dai quali dipendono. Una
volta fornite tali indicazioni sono a disposizione utili informazioni per il processo
decisionale, le quali permettono di identificare i settori di intervento per
aumentare la resilienza della città. Sul tema dell’adattamento ai cambiamenti
climatici diverse città europee si sono già mosse in tal senso. A guidare questi
interventi, molti dei quali a costo minimo e di facile attuazione, sono i principi
di ampliamento dei parchi urbani, trasformazioni delle città in Città-Giardino,
creazione di aree “wild life”, ripermeabilizzazione del suolo, riqualificazione “naturale”
delle zone umide e dei bacini idrici.
Alla luce di quanto sopra, chiediamo al Comune di Como di aderire
al Patto dei Sindaci per contribuire assieme ad altre città italiane
ed europee alla lotta al cambiamento climatico attraverso interventi
concreti capaci di contribuire direttamente al miglioramento della
salute e alla qualità della vita dei cittadini. È necessario adoperarsi con
la massima urgenza per essere in linea con l’accordo internazionale sul clima
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raggiunto alla conferenza COP 21 nel 2015 che ha auspicato il conseguimento
dei seguenti obiettivi per il 2050:
• territori decarbonizzati, contribuendo così a contenere l’incremento della
temperatura globale ben al di sotto di + 2 gradi centigradi al di sopra dei
livelli preindustriali;
• territori più resilienti per prepararsi agli inevitabili effetti negativi del
cambiamento climatico;
• accesso universale a servizi energetici sicuri, sostenibili e alla portata di
tutti, migliorando così la qualità della vita e la sicurezza energetica.
Per concretizzare questa visione occorre ridurre le emissioni di CO2 (e
possibilmente di altri gas serra) sul territorio di Como di almeno il 40% entro
il 2030, in particolare mediante una migliore efficienza energetica e impiego di
fonti di energia rinnovabili. Sicuramente questa è una sfida che non possiamo
affrontare da soli, ma dobbiamo entrare in rete con altri comuni per coordinarci
e raggiungere l’obiettivo, il quale non solo garantirebbe un diretto beneficio
economico-ambientale, ma rappresenterebbe anche un beneficio per Como in
termini di immagine quale Città green e all’avanguardia
Ecco il sito ufficiale dal quale si può aderire: https://www.pattodeisindaci.eu
3.3 Consumo di suolo e riorganizzazione aree verdi protette
Chiediamo al Comune di Como di essere coerente con l’attuale Piano
di Governo del Territorio, adottato nel 2012 con variante nel 2016, che
prevede:
• Ampliamento del territorio del Parco Regionale Spina Verde
nell’attuale Collina della Cardina. Come evidenziato nel capitolo del Rapporto
Ambientale contenuto nell’attuale P.G.T. relativo all’assetto ecosistemico
del territorio comunale, la collina di Cardina costituisce un importante
tassello della rete ecologica del PTCP, che individua la medesima
quale “stepping stone”, punto d’appoggio per la biodiversità tra le pendici
meridionali del Monte Bisbino e il Parco Regionale Spina Verde.
• Realizzazione del PLIS, Parco Sovraccomunale della Valle del
Cosia. La Valle del Cosia dispone di tutti i requisiti richiesti per l’istituzione
di un PLIS da parte delle comunità locali ed il successivo riconoscimento
dell’interesse sovracomunale da parte della Provincia di Como. Come evidenziato
anche nel capitolo relativo all’assetto ecosistemico del territorio
del comune di Como, l’area riveste infatti rilevanza strategica per le rete
ecologica locale, fungendo da importante elemento di connessione tra le
aree della fascia montana e quelle della fascia collinare. Inoltre il territorio
in esame presenta diverse emergenze naturalistiche e storico–culturale.
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• Recupero di volumi già esistenti e riconversione di aree dismesse,
con una particolare attenzione verso Ponte Chiasso (comparto ex-Lechler,
comparto ex Albarelli – Autoparco C), ex-caserma de Cristoforis, Viale
Innocenzo XI, ex O.P.P. san Martino, ex ospedale S. Anna, e ex-Ticosa.
Ritieniamo importante questi ambiti si riqualifichino in aree verdi.
• Conferma di un Piano del Governo del Territorio a crescita zero,
in modo tale che non si prevedano nuove edificazioni in aree libere.
Chiediamo inoltre che venga variato un punto del Piano di Governo
del Territorio per consentire:
• L’accorpamento delle aree verdi poste a sud di Como nel parco
regionale Brughiera-Groane, affinché si garantisca una tutela ambientale
delle ultime aree verdi poste a sud di Como.
• L’adesione a un Parco Regionale, che fornirebbe regole uniformi rispetto
a interventi di rilievo sociale: le attività artigianali, commerciali, di servizio,
agro-silvo-pastorali; la circolazione veicolare e la mobilità sostenibile; la
ricerca scientifica; le emissioni sonore e luminose; le attività da affidare
all’occupazione giovanile, alle associazioni di volontariato e al servizio
civile volontario; l’accessibilità al parco ai disabili e ai portatori di handicap.
Questa proposta è in linea con gli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo
sostenibile, infatti l’obiettivo Life on lands prevede una migliore tutela forestale
in quanto patrimonio di biodiversità.
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4 Risolvere
4.1 Incentivare la produzione locale
L’attuale modello di sviluppo prevede che le merci viaggino per migliaia
di chilometri dal luogo in cui vengono prodotte fino al luogo dove vengono
acquistate ed utilizzate; spesso poi sono smaltite in altri luoghi ancora, ed altre
emissioni vengono prodotte per trasportarle. Il modo più radicale per
tagliare le emissioni dovute al trasporto delle merci è produrre localmente.
Sul territorio di Como i produttori sono molti ed anche le esperienze
positive che hanno provato a raggrupparli non mancano (su tutte ricordiamo
L’Isola che c’è).
Tuttavia la portata di queste iniziative crescerebbe se il Comune si facesse
promotore di esse, attraverso una serie di azioni:
• Supporto logistico alle esperienze dei Gruppi di Acquisto Solidale;
• Supporto logistico (concessione spazi) per i mercati dei produttori locali
(ad esempio ampliando le aree dedicate nel mercato coperto);
• Supporto economico (riduzione della tassazione o agevolazioni) per i produttori
locali;
• Creazione spazi per sviluppare l’autoproduzione di beni e la loro vendita;
• Collaborazione nella progettazione dell’economia cittadina secondo criteri
di sostenibilità (supporto nella creazione di un Distretto di Economia Solidale);
Siamo convinti che il risultato di tali iniziative saranno il miglioramento
della salute dei cittadini, che consumeranno prodotti più sani, e il risveglio
dell’economia locale.
4.2 Applicare la legge 10 del 14/01/13: un albero per ogni
nuovo nato
La Legge n. 10 del 14 gennaio 2013, Norme per lo sviluppo degli spazi
verdi urbani, afferma che «i comuni con popolazione superiore a 15.000
abitanti provvedono, entro sei mesi dalla registrazione anagrafica di
ogni neonato residente e di ciascun minore adottato, a porre a dimora
un albero nel territorio comunale. Il termine si applica tenendo conto del
periodo migliore per la piantumazione»
Impugniamo con convinzione questa norma giuridica, perché piantare alberi
è una pratica fondamentale e efficace per combattere l’inquinamento. La
portiamo in alto nelle mani e ve la porgiamo per ricordarvi che è un dovere
stabilito dalla legge italiana.
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Chiediamo quindi al comune di Como di:
• attivarsi direttamente per ottemperare pienamente alla normativa;
• facilitare la disponibilità di alberi o fornirli direttamente a organizzazioni,
associazioni e singoli o gruppi di cittadini che intendano piantare alberi;
• facilitare la disponibilità e l’accesso a terreni per organizzazioni, associazioni
e singoli o gruppi di cittadini che intendano piantare alberi;
• incentivare giardinieri e cittadini con sconti sulle tasse;
• progettare e realizzare sistemi agroforestali che generino prodotti per il
mercato interno della Provincia.
4.3 Promuovere progetti di educazione e comunicazione
ambientale
L’Educazione Ambientale è parte dell’educazione permanente dei cittadini
e delle cittadine, prevista dall’articolo 9 della Costituzione, che assegna allo
Stato una responsabilità formativa su tutto il territorio nazionale. L’amministrazione
comunale, in ottemperanza ai programmi ministeriali di educazione ambientale,
potrà fornire servizi e occasioni culturali in grado di dare impulso notevole alle
attività territoriali di educazione ambientale, tra cui quella di rendere edotti i
cittadini sui parametri di qualità ambientale. L’amministrazione dovrà assicurare
quindi la costante verifica e la più ampia diffusione dei dati raccolti. Il
Comune di Como dovrà offrire alle scuole di ogni ordine e grado:
• Informazioni accurate e aggiornate frequentemente sui dati relativi alla
qualità dell’ambiente urbano;
• materiali didattici (libri, audiovisivi, kit di laboratorio…) per l’educazione
ambientale inserita nel contesto della formazione scientifica e della cittadinanza
attiva;
• occasioni di formazione degli e delle insegnanti all’educazione ambientale,
inserita nel contesto della formazione scientifica e della cittadinanza attiva;
• collaborazione e finanziamenti a progetti di educazione ambientale elaborati
dalle scuole.
Per favorire lo sviluppo dell’Educazione ambientale nelle scuole
della città, il Comune deve:
• allestire percorsi di educazione ambientale non solo all’interno dei parchi,
ma anche in luoghi che valorizzino sia gli spazi verdi sia quelli più fortemente
antropizzati, per aumentare la percezione di cittadini e cittadine
del valore della natura;
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• attivare, d’intesa con l’Università e altre istituzioni, attività di studio, di
ricerca, di divulgazione e di dibattito sui temi dell’ecologia planetaria e
sulle specificità della situazione della città;
• attivare iniziative formative di alto profilo per diverse categorie di cittadini
(a partire dagli amministratori pubblici) a cui richiedere uno sforzo
particolare di conoscenza e di azione sul tema;
• attivare progetti di educazione ambientale e occasioni di partecipazione a
buone pratiche anche rivolti a coloro che soggiornano in città per lavoro o
per turismo;
• favorire l’associazionismo ambientale offrendo sostegno e collaborazione
alle iniziative svolte in città.
Lo sviluppo delle attività di Educazione avrà anche positivi risvolti economici,
frutto della maggiore consapevolezza ambientale dei cittadini e del diffondersi
di comportamenti salutari e virtuosi per l’intera comunità. Un’attenta
ed approfondita educazione infatti favorisce la sensibilizzazione al problema e la
creazione di un reticolo informativo utile a combattere e superare una mentalità
chiusa e ferma ad un modello di vita poco sostenibile e inquinante.
Il progetto favorirà quindi la formazione di cittadini responsabili e rispettosi
dell’ambiente. I giovani, soprattutto, maturerebbero competenze nel risparmio
energetico, nella tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e ambientale,
contribuendo così a costruire una comunità più attenta e rispettosa
nei confronti dell’ambiente e degli ecosistemi. Questa proposta è in linea con gli
obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: la qualità dell’educazione
deve essere essenziale per una visione lungimirante nel futuro.
Infine riteniamo sia utile informare, tramite i canali istituzionali,
tutti i cittadini dell’emergenza ambientale e climatica in corso, al fine
di creare una consapevolezza condivisa basata su dati scientifici verificati
e che unisca tutte le persone nell’intraprendere un percorso di transizione
verde. Come denunciato dal climatologo Mercalli, una delle principali cause in
Italia di ritardo nell’attuazione di misure utili a contrastare la crisi climatica è
proprio l’inadeguatezza dell’informazione a partire dai media nazionali e locali.

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