Cultura e spettacoli

Zelbio Cult inizia con “un tributo affettuoso a un uomo non superficiale”. Gian Piero Alloisio amico di Gaber

Per l’undicesima estate Zelbio ospita un festival vario ed interessante: Zelbio Cult; il giornalista Armando Besio, che ne è l’ispiratore, ha battezzato la rassegna “Incontri d’autore su quell’altro ramo del lago di Como”. Manzoni approverebbe la scelta, Zelbio Cult è il palcoscenico di incontri colti e divertenti con protagonisti del mondo culturale, mischiando i generi e giocando con le contaminazioni.

Sabato 7 luglio il festival inaugura con una serata – omaggio a Giorgio GaberGIAN PIERO ALLOISIO, suo stretto collaboratore e amico di lungo corso, a quindici anni dalla scomparsa del grande artista, porta sul palco uno spettacolo di Teatro Canzone: “Il mio amico Giorgio Gaber. Tributo affettuoso a un uomo non superficiale”, che è anche un libro (Utet).

Sarà una serata in cui aneddoti divertenti e commoventi raccontano, soprattutto, Gaber come persona, nei vari momenti della giornata e non solo sul palco. In famiglia, nel camerino, con i musicisti e i tecnici: evocato e raccontato con le sue canzoni scritte con Luporini, ma anche canzoni scritte da Alloisio stesso con Gaber e Guccini per lo spettacolo Ultimi viaggi di Gulliver, e canzoni che appartengono a periodi e stili musicali molto diversi.

Gian Piero Alloisio, cantautore e drammaturgo, è accompagnato da Gianni Martini, storico chitarrista di Gaber.

7 LUGLIO 2018
INIZIO ORE 21.00 – INGRESSO LIBERO
PIAZZALE DELLE RIMEMBRANZE
GIAN PIERO ALLOISIO
“Il mio amico Giorgio Gaber.
Tributo affettuoso a un uomo non superficiale”

In caso di cattivo tempo Teatro Comunale

Da Il Tirreno ecco l’intervista a Gian Piero Alloisio

Alloisio, cominciamo dal titolo del libro, da cosa nasce?

«In occasione del decennale della sua morte, rileggendo tante sue dichiarazioni mi sono accorto che Giorgio mi chiamava sempre “il mio amico Gian Piero Alloisio”. Così per rendergli omaggio io e Gianni Martini, il suo chitarrista, abbiamo pensato di chiamare lo spettacolo su cui stavamo lavorando “Il mio amico Giorgio Gaber” rivendicando in qualche modo l’amicizia che c’era tra noi. Il libro prende spunto dai piccoli aneddoti che racconto nello spettacolo in cui canto tanti brani di Gaber, scritti con Sandro Luporini o con me. Tra le pagine c’è tutta la nostra frequentazione, la collaborazione artistica e la nostra amicizia».

Quando ha incontrato Gaber la prima volta?

«Fu quando andai nel suo camerino. Cercando di mostrami intelligentissimo non ho aperto bocca. Non successe nulla, ma almeno gli avevo stretto la mano. Avevo iniziato a scrivere canzoni, avevo fatto un primo disco che era piaciuto a Dario Fo, ricevuto complimenti, così avevo deciso di andare a dargli il disco. Ma poi non ebbi il coraggio».

E quando vi siete rivisti?

«Quando lui aveva già deciso di lavorare con me, mentre io già collaboravo con Guccini. Giorgio è venuto a trovarmi a Milano in un cinema dove io con la mia band, che poi sarebbe diventata la sua band, suonavo alla mattina per gli studenti che marinavano la scuola. Sempre tutto esaurito. A lui ovviamente questo tipo di cose non piacevano, era contrario a queste iniziative, d’altronde era quello che cantava “Cari cari polli di allevamento coi vostri stivaletti gialli e le vostre canzoni”. E io avevo jeans, stivaletti gialli e cantavo le canzoni rivoluzionarie: ero proprio il pollo. Ma a quel punto avevo già scritto una canzone che Guccini ha poi ripreso, “Venezia”, così per quella canzone e per un’altra che poi ha cantato anche Ombretta Colli, Giorgio mi ha fatto capire che gli sarebbe piaciuta una collaborazione con me».

Allora è iniziato il vostro lavoro insieme e la vostra amicizia che vi hanno portato anche in Versilia.

«Il magnete che attirava Gaber, e di conseguenza me, in Versilia era Sandro Luporini. Un personaggio straordinario, originale, per certi aspetti inamovibile. Sandro andava raggiunto. Gli spettacoli del teatro canzone degli anni Settanta sono stati scritti prima in un albergo di Viareggio e poi nella casa di Gaber a Montemagno. Per il primo spettacolo in cui ho collaborato con lui, “Gli ultimi viaggi di Gulliver” tutto è partito da una riunione in quella casa in cui eravamo presenti io, Gaber, Luporini e Guccini. Era fondamentale la personalità di Sandro, che nelle riunioni parlava pochissimo, ma scriveva tanto. Poi Gaber aveva la straordinaria capacità di trarre da quelle tante parole lo spunto per una canzone, magari sceglieva dieci frasi, o un monologo».

Che tipo d’uomo era Gaber?

«Era pudico, riservato, elegante. Stava sul palco ma non si atteggiava a uno dello star system. Non stava sul piedistallo nella vita, come dimostrano certi aneddoti che ho riportato nel libro. Era un uomo che giocava, ma che aveva la grandissima capacità di non essere superficiale neppure giocando. Oggi gli intellettuali di turno nei talk show recitano ognuno il proprio format. Giorgio non aveva nessun tipo di seriosità precostituita, era naturalissimo, e sapeva essere serissimo qualsiasi cosa facesse, quando era tranquillo, quando era furibondo, quando giocava. Ogni argomento che si affrontava dopo tre minuti non era più argomento di conversazione banale. È un miracolo che non ho visto fare da altri. Tutti noi quando parliamo del più e del meno diciamo “ora parliamo seriamente”. Con lui non c’era distinzione: il più o il meno era già serio e giocoso, è difficile essere così. Al di là del personaggio era una grande persona, forse più grande del personaggio».

Perché?

«Perché rendere piacevole la vita al pubblico, ma renderla anche piacevole a tutti quelli che ti stanno intorno nel quotidiano è una grande particolarità. Gli artisti quando sono grandissimi hanno le loro nevrosi, le loro fragilità, le loro paure, chi gli sta intorno spesso soffre. Jannacci, per esempio, era s un personaggio pazzesco sul palco, ma talmente imprevedibile nella vita che lavorare con lui era molto faticoso, preoccupante. Giorgio, invece, rendeva il più possibile facile la vita a tutti.

zelbio cult alloisio

Gian Piero Alloisio, nato a Ovada (AL) nel 1956, è cresciuto a Genova. Debutta nel 1975 come autore e frontman dell’Assemblea Musicale Teatrale, per cui scrive quattro album.
Nel 1978 scrive Venezia, resa celebre da Francesco Guccini.
Nel 1981 comincia l’attività di drammaturgo, con la commedia musicale Ultimi viaggi di Gulliver, per la regia di Giorgio Gaber.
Fino al 1994 continua la sua collaborazione con l’artista milanese con cui scrive commedie musicali (fra cui Una donna tutta sbagliataAiuto! Sono una donna di successo e Donne in amore), canzoni (La strana famiglia) e sceneggiature di film musicali.
Dal 1990 fa parte del Teatro della Tosse come autore e interprete di prosa e di canzoni (recentemente è stato pubblicato il copione dello spettacolo Il Mistero dei Tarocchi, scritto con Tonino Conte). Con Geppy Gleijeses scrive la commedia musicale Doktor Frankenstein Junior per la regia di Armando Pugliese.
Dal 2004 dirige spettacoli itineranti per Compagnie di centinaia di Cittadini-Artisti professionisti e amatoriali (in ultimo, Le strade di notte al Festival Gaber del 2017).
Nel 2006 scrive il dramma storico I Templari, ultimo atto, con Paolo Graziosi, trasmesso dalla RAI.
Nel 2008, con Maurizio Maggiani, pubblica per Feltrinelli il libro+cd Storia della meraviglia.
Nel 2010 per il Teatro Stabile di Genova scrive lo spettacolo La musica è infinita, dedicato a Umberto Bindi, con Giuseppe Cederna.
Nel 2017 è uscito il suo Il mio amico Giorgio Gaber. Tributo affettuoso a un uomo non superficiale, edito da UTET.
Da tredici anni Alloisio produce il Festival Pop della Resistenza (il 6 aprile è uscito per la EDEL il suo cd+dvd Resistenza Pop).
Dal 2013 è direttore artistico e produttore di Genova per Voi, talent che ha scoperto e lanciato giovani autori di canzoni e dal 2017 di Professione Autore, concorso artistico per autori televisivi.
Fra gli interpreti delle sue canzoni: Francesco Guccini, Gaber-Jannacci, Eugenio Finardi, Gianni Morandi.

 

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