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Maratona 4 film per “La Notte delle Streghe”

Bacche di ginepro, ali di pipistrello, coda di lucertola… E’ forse questa la ricetta per diventare una strega? Non è Halloween e nemmeno siamo a San Giovanni in Laterano dove i romani superstiziosi vanno a pregare e mangiar lumache per scacciare le avversità portate dalle signore del male, ma pur di streghe si parla domani notte in un serissimo e autorevole festival come il Lake Como Film Festival in corso a Como.

Tra un film in concorso e un ospite illustre, quei mattacchioni degli organizzatori si sono inventati lo scorso anno una maratona notturna con proiezione non stop di tutti gli episodi di Twin Peacks. Gli appassionati di cinema col brivido (e tutti quelli che volevano vedere, alla fine, chi aveva ucciso Laura Palmer), hanno trascorso la notte all’Arena del Teatro Sociale con grande soddisfazione tanto che quest’anno si replica con un’altra maratona dalle 21.30 all’alba successiva per una “NOTTE DELLE STREGHE” in tutte le sfumature di nero.

Quattro le pellicole scelte tra le tante dedicate a queste creature femminili devote al demonio: “THE WITCH”, “THE OTHER SIDE OF THE DOOR”, “DRAG ME TO HELL” e “THE BLAIR WITCH PROJECT”. Contenti?

Sullo schermo di 15 metri x otto, streghe di tutti i tipi.  Quelle che ossessionano i primi coloni americani infarciti dei pregiudizi del puritanesimo, alle terrificanti visioni indiane, dalla storia di possessioni nel film di Sam Reimi alla strega che non si vede in “blair witch project” un comune multiplo fatto di brividi, mani a coprire gli occhi, terrore. Anche questa è la magia del cinema.

Tra una proiezione e l’altra ci saranno simpatici intermezzi gastronomici che comprendono spaghettata di mezzanotte (aglio abbondante, forse), colazione con cornetti freschi e altre leccornie stregate.

 

LA NOTTE DELLE STREGHE 

sabato 23 luglio dalle ore 21.30

Arena del Teatro Sociale via Bellini, 1

Biglietto intero 8 euro, ridotto 5 euro

 

Il programma dettagliato:

 

ore 21.30

THE WITCH di Robert Eggers

Regia: Robert Eggers. Sceneggiatura: Robert Eggers. Fotografia: Jarin Blaschke. Montaggio: Louise Ford. Scenografia: Craig Lathrop. Musica: Mark Korven. Interpreti: Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson, Kate Dickie.

Canada 2015. 90 minuti.

Premio per la migliore regia al Sundance Film Festival 2015.

“The Witch” è ambientato nel XVII secolo, nel New England dei pionieri e della Mayflower, qualche anno prima dell’isteria collettiva di Salem e della caccia alle streghe. Il contesto culturale e religioso è lo stesso: il puritanesimo protestante, che i coloni avevano importato dalla madrepatria inglese, aveva diffuso un’interpretazione delle scritture lontana dalla Riforma e dai suoi compromessi. Il film comincia proprio con un processo pubblico e con la cacciata di William e della sua famiglia dalla piantagione in cui viveva con la moglie ed i cinque figli. Quando le porte della piantagione si richiudono alle sue spalle, William cerca di costruire una piccola fattoria al limitare di un bosco, in mezzo ad una radura che tenta, con poca fortuna, di coltivare a mais. Da soli, in mezzo alla natura incontaminata e selvaggia, i figli e la moglie di William sono testimoni di fenomeni inspiegabili e oscuri…

Robert Eggers

Nato nel New Hampshire nel 1982, Robert Eggers ha lavorato a lungo a New York in teatro, nella danza e in televisione, come scenografo e costumista. Dopo due corti, “The Witch” è il suo primo lungometraggio, presentato al Sundance e poi al London Film Festival. Il suo prossimo film sarà una nuova versione del “Nosferatu” di Murnau.

 

ore 24.00

THE OTHER SIDE OF THE DOOR di Johannes Roberts

Regia: Johannes Roberts. Sceneggiatura: Johannes Roberts, Ernest Riera. Fotografia: Maxime Alexandre. Montaggio: Baxter. Colonna sonora: Joseph Bishara. Interpreti: Sarah Wayne Callies, Jeremy Sisto, Sofia Rosinsky, Suchitra Pillai-Malik. Gran Bretagna/India, 2016. 96 minuti.

Mumbai, su una spiaggia sterminata del Mare D’Arabia, punteggiata di palme e casupole, Maria annuncia al marito Michael di essere incinta. La giovane coppia decide quindi di lasciare per sempre gli Stati Uniti e mettere su famiglia in India, stabilendosi in una grande casa coloniale con un rigoglioso giardino brulicante di piante esotiche. Sei anni dopo il loro arrivo a Mumbai, però, tutto è cambiato irrimediabilmente: il primogenito Oliver è morto in un drammatico incidente stradale e da allora Maria soffre di violente crisi depressive, che mettono in difficoltà il marito e la figlioletta Lucy. Nel tentativo di offrire un po’ di conforto alla signora, la governante indiana Piki, dalle misteriose conoscenze sciamaniche, rivela a Maria l’esistenza di un tempio abbandonato nel lussureggiante entroterra indiano dove, attraverso un portone che separa il regno dei vivi da quello dei morti, le sarà possibile udire la voce del figlio. L’unica regola da rispettare è non aprire mai il bastione di legno che tiene i due mondi separati…

Mescolando insieme suggestioni del gotico e dell’esotico, il regista inglese Johannes Roberts firma una pellicola horror abbastanza inusuale, perlomeno nelle ambientazioni. La giungla intricata e selvaggia del Maharashtra diventa spettrale e ostile; le spiagge idilliache luoghi di funerali (come nella tradizione indiana) e ossessioni; i vicoletti colorati di Mumbai stretti corridoi brulicanti di facce deformate da paranoia e terrore. Roberts recupera gli stilemi classici del cinema gotico e li declina qui in maniera innovativa, combinandoli con spiriti, superstizioni e colori dell’India tradizionale. Non mancano inoltre riferimenti a “Pet Sematary” (1989) e ad altri classici di genere che prima hanno affrontato il tema della compenetrazione tra mondo dei vivi e dei morti. Roberts dirige un variegato cast d’attori, tra cui spicca un’ispirata Sarah Wayne Callies, già nota al grande pubblico per l’acclamata serie “The Walking Dead”.

Johannes Roberts

Regista britannico nato a Cambridge nel 1976, Johannes Roberts ha maturato grande esperienza nel campo dell’horror, cominciando da giovanissimo a dirigere film di genere per il mercato home-video. Ottiene i riconoscimenti della critica e il successo di pubblico nel 2010, con il film “F”, un thriller dal ritmo serratissimo. Tra gli altri suoi titoli più noti si ricorda “La foresta dei dannati” (2005), il thriller on the road “Roadkill” (2011) e il fantascientifico “Storage 24” (2014). “The Other Side of the Door”, una co-produzione indo-britannica, rappresenta il salto di qualità nella carriera del regista.

 

ore 02.00

DRAG ME TO HELL di Sam Raimi

Regia: Sam Raimi. Sceneggiatura: Sam Raimi e Ivan Raimi. Fotografia: Peter Deming. Montaggio: Bob Murawski. Musica: Christopher Young. Trucco: Greg Nicotero. Interpreti: Alison Lohman, Justin Long, Adriana Barraza. Stati Uniti 2009. 99 minuti.

L’ossessione di Raimi per il tempo, e per il suo corso inarrestabile, fa capolino anche in “Drag me to hell”, che è una corsa disperata contro il tempo: rimangono infatti solo tre giorni alla giovane Christine, prima che uno spirito maligno la venga a prendere, per trascinarla all’inferno. La ragazza, addetta ai prestiti in un grande istituto bancario, per mettersi in mostra con il direttore e mossa dall’ambizione di divenire suo vice, ha rifiutato una proroga alla vecchia cliente Signora Ganush che ha finito per perdere la casa. Raimi si diverte ad affondare il colpo in un panorama familiare a molti americani: l’avidità delle banche, la competizione feroce per la propria carriera, il desiderio di farcela. In questo contesto realistico, il regista insinua una vecchia storia di maledizione, sacrifici e possessioni, con la sua solita ironia crudele e sanguinaria.

Sam Raimi

Da un corto del 1978, “Within the woods”, nasce l’idea per “La casa” che nel 1981 ha un grande successo e consente a Raimi di proseguire la sua carriera. Adatta il fumetto “Crimewave” (1985) assieme ai fratelli Coen, ma il film è un flop e decide così di tornare all’horror con “La casa 2”, a cui seguiranno “Darkman” (1990) e “L’armata delle tenebre” (1992). “Il grande e potente Oz” (2013) è il suo ultimo film.

 

Ore 04.00

THE BLAIR WITCH PROJECT – IL MISTERO DELLA STREGA DI BLAIR di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez

Regia, soggetto e sceneggiatura: Daniel Myrick e Eduardo Sanchez. Fotografia: Neal Fredericks. Montaggio: Daniel Myrick e Eduardo Sanchez. Musiche: Tony Cora. Interpreti: Heather Donahue, Joshua Leonard, Michael C. Williams. Stati Uniti 1999. 86 minuti.

Tre studenti universitari si recano in una cittadina del Maryland per realizzare un documentario, partendo dalla leggenda secondo cui una strega vissuta in quei luoghi alla fine del Settecento sarebbe responsabile della morte di moltissimi bambini. Intervistano quindi la popolazione locale e si addentrano essi stessi nel bosco, alla ricerca di possibili tracce e immagini suggestive per il loro film. Quello che vediamo è proprio il montaggio in ordine cronologico delle loro riprese, ritrovate successivamente nel bosco stesso.

Uscito nelle sale alla fine del secolo scorso, il film segna uno spartiacque per la produzione e la promozione cinematografica mondiale: sfruttando in maniera ineccepibile le potenzialità delle nuove tecnologie digitali e del marketing “virale” via internet, ottenne riconoscimenti e incassi record per un prodotto realizzato con poche decine di migliaia di dollari.
L’idea delle riprese rinvenute per caso corrisponde di fatto al classico espediente letterario del “manoscritto ritrovato” usato da Manzoni, Borges e tanti altri autori per dare fondamento storico alle vicende narrate e permettersi al contempo delle libertà stilistiche altrimenti inaccettabili dal pubblico.

Eduardo Sanchez

Nato a Cuba nel 1968, fin dalla giovane età ha maturato un interesse particolare per la realizzazione di film. Al liceo di Wheaton ha fatto progetti di film scolastici, tutti interpretati dai suoi amici e dallla famiglia, così come da lui stesso Ed. Dopo il liceo ha studiato al College di Montgomery dove ha continuato a fare film come “Star Trek Demented”. In seguito ha studiato alla University of Central Florida dove ha realizzato “Il sogno di Gabriel”, un film che ha pensato che stava per essere la sua grande occasione, ma che non è stato visto per quasi un altro decennio. Nel 1997 lui e l’amico Daniel Myrick si sono riuniti e hanno realizzato la produzione del film di maggior successo (bilancio al lordo) della storia del cinema, “The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair” (1999). Un successo in tutto il mondo ed è diventato uno dei film più falsificati di tutti i tempi.

Daniel Myrick

Nato il 3 settembre 1963 a Sarasota, Florida, si è laureato presso la University of Central Florida School of Film nel 1994.  Impegnato dapprima come scrittore, è diventato regista con “The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair” (1999). Ha poi realizzato “L’Obiettivo” (2008) e “Il libro segreto delle streghe” (2009).

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