Cultura e spettacoli

La Prima Guerra Mondiale sotto il palco del Sociale

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Un monologo di un attore, con sedia e musica, riservato a un piccolo pubblico: questo lo spettacolo intimo e toccante che aspetta gli spettatori giovedì 4 febbraio alle ore 20.30 (con replica ore 22.00) nel sottopalco del Teatro Sociale. Si, avete capito bene, esattamente sotto il palcoscenico del teatro cittadino dove, insieme alle strutture teatrale, emergono i resti di quella che era la Torre Rotonda del castello che sorgeva esattametne dove ora c’è il teatro ed abbattuto 200 anni fa proprio per far posto a quest’ultimo. Un luogo scelto appositamente per far da scenografia a TERRA MATTA, lo spettacolo con Stefano Panzeri, messo in scena dal Teatro del Buratto.

Terra Matta, il libro da cui è tratto l’omonimo spettacolo, è una straordinaria autobiografia di Vincenzo Rabito, semi analfabeta siciliano della fine ‘800 scritta con una lingua orale, grezza, infarcita di “sicilianismi”. Un diario personale e al contempo un grande documentario, che restituisce la sensazione di vivere il “dietro le quinte” di avvenimenti che segnano con la loro importanza la nostra storia.

Teatro Sociale di Como – Sottopalco

giovedì, 4 febbraio – ore 20.30 e 22.00
TERRA MATTA

tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo Rabito

con Stefano Panzeri

Produzione Teatro del Buratto, Milano

Info

Biglietti a 15€ + prev. Presso la biglietteria del teatro oppure www.teatrosocialecomo.it

Tel. +39. 031.270170 – Fax +39. 031.271472 – info@teatrosocialecomo.it

 

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La storia del Novecento raccontata da un ultimo. TERRAMATTA è un libro di memorie/autobiografia, pubblicato da Einaudi nel 2007, scritto in un italiano inventato da Vincenzo Rabito, un ex bracciante siciliano, semianalfabeta ma di grande capacità narrativa.
Rabito, nato nel 1899 a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, ha attraversato il secolo scorso, con le sue guerre, le sue ideologie, le vittorie e le sconfitte, le trasformazioni economiche e sociali, sempre in lotta per la sopravvivenza. La sua è la storia di un’irriducibile individualità ma, allo stesso tempo, è la storia di tanti “ultimi” che raramente hanno preso la parola. Rabito scrive della sua sfortunata e disgraziata vita, ma sicuramente non è un vinto: non ha niente a che fare con i personaggi dei Malavoglia, schiacciati dal loro destino. Ha raccontato la tragedia, la fatica, la fame, le malattie ma anche un’ insopprimibile vitalità motivata dal piacere di vivere.
Ha pensato e agito come tanti altri italiani, che però, normalmente, non lasciano traccia di sé.

Non ha alcun preciso riferimento rispetto a un astratto “dover essere” ma per questo non si può in alcun modo definirlo un amorale. Sfamare la famiglia, e cioè esaudire un bisogno indiscutibilmente prioritario, è stato l’imperativo morale interiorizzato da bambino. Sapersi “arrangiare”, pratica appresa da soldato, diventa una preziosa competenza per non soccombere.

L’esplicitazione della “fede politica” e, in qualche modo, la coerenza dei comportamenti con essa è un lusso che egli pensa di non potersi permettere.

L’istruzione è assunta come il valore più alto: è “la scuola”, non dunque una generica “fortuna” o il denaro accumulato, l’unica certezza su cui Rabito ritiene possibile fondare l’aspirazione alla mobilità sociale dei figli e della famiglia nel suo complesso. Fare di tutto perché i figli vadano scuola e possibilmente arrivino fino all’università è il “progetto morale”, condiviso da tanta parte delle famiglie italiane del dopoguerra (con particolare enfasi in quelle meridionali), che orienta tutte le sue scelte. La laurea in ingegneria del figlio maggiore è il goal della sua vita.

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IL TESTO. “Terra Matta” è una straordinaria autobiografia. Vincenzo Rabito (qui in una foto giovanile), un ragazzo del’99, 1899, l’ha scritta in sette anni, tra il 1968 e il 1975 su una vecchia Olivetti. Si tratta di un’opera monumentale, forse la più straordinaria tra le scritture popolari mai apparse in Italia: 1027 pagine a interlinea zero, senza un centimetro di margine superiore, né inferiore, nè laterale. Un’opera che si caratterizza per una lingua orale, dura, grezza, infarcita di “sicilianismi”, con il punto e virgola a dividere ogni parola dalla successiva. Un’opera che racconta la Storia con una storia: Rabito si arrampica sulla scrittura di sé per quasi tutto il Novecento, litigando con la storia d’Italia e con la macchina da scrivere, ma disegnando un affresco della Sicilia e in generale d’Italia straordinariamente vivo e per certi versi attuale.

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LO SPETTACOLO. “Terra Matta”, affascina chiunque abbia la pazienza di resistere allo shock del lessico e della grammatica strana, all’inizio quasi incomprensibile; coinvolge il lettore come un diario personale e al contempo come un grande documentario, restituendo la sensazione di vivere il “dietro le quinte “ di avvenimenti che segnano con la loro importanza la nostra storia, ma che proprio per la loro grandezza, spesso vediamo come lontani, isolati in un tempo che non è più, che non ci appartiene. Vincenzo non solo ti cattura con la bellezza della sua storia, ma arriva a sfidarti con le sue parole e la sua “presenza”, con una lingua a volte, almeno per un lombardo-veneto come me, che diventa gramelot, e con racconti straordinariamente avvincenti in cui si ride e ci si commuove; Vincenzo ti regala immagini vive e già teatrali sulla carta e ti mostra, con franca saggezza popolare , l’essenza dell’italiano, il suo rapporto con lo Stato e con il bene comune, quel misto di eroismo e menefreghismo che ci contraddistingue spesso ancora come popolo. Narrare in prima persona la vita di Vincenzo e le sue avventure (un personaggio a metà tra un Don Chisciotte e uno Zanni) mi sembra interessante, oltre che come approfondimento didattico e come occasione per celebrare la ricorrenza dello scoppio del primo conflitto mondiale, anche perché i primi anni della vita di Vincenzo sono quelli più freschi, più esuberanti e perché dipingono una realtà che per certi versi non è lontana dalla nostra di oggi: penso alla silenziosa incombenza di un conflitto bellico internazionale, alla crisi, alla necessità sempre più impellente di trovare nuovi mezzi di sostentamento.

 

STEFANO PANZERI

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Si diploma come attore presso il Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni di Venezia diretto da Giulio Bosetti nel luglio del 1997.

Nel 1998 debutta in L’uomo la bestia e la virtù di Pirandello per la regia di Giuseppe Emiliani con il Teatro Carcano.

A partire dalla stagione 1999-2000 inizia a collaborare con il Centro Teatrale dell’Università di Salamanca (Spagna) e fonda l’associazione culturale RONZINANTE con la quale collabora come docente di laboratori per adulti. Nel 1998 inizia lo studio della maschera e della Commedia dell’Arte con il maestro Antonio Fava (Scuola internazionale di Commedia dell’Arte di Reggio Emilia) e successivamente con Claudia Contin, Marcello Bartoli, Enrico Bonavera e Carlo Boso. Dal 2001 al 2010 è socio attore della compagnia Teatro Invito di Lecco sia per produzioni di teatro ragazzi che per adulti.

Dal 2007 collabora con Albero Blu di Lecco, Teatro del Buratto di Milano e Teatro Sociale di Como ASLICO, con la Residenza Teatrale Attivamente e la compagnia Teatro Immagine di Venezia. Sempre in qualità di attore ha lavorato presso il Piccolo Teatro di Milano- Trame d’autore (Blu 2004) e con la Biennale Teatro (Ulisse e l’arte della navigazione 2008).

Dal 2000 continua la formazione attorale con Laura Curino sulla narrazione, Giorgio Rossi sul teatro danza e con Cesar Brie.

Nel 2008 ha creato con un attore e un drammaturgo catalani e uno attore portoghese l’ensemble artistica JOGIJO con cui si dedica a produrre spettacoli trillingue per il circuito Europeo e la compagnia PANEDENTITEATRO dedicata al teatro ragazzi e adulti.

Tra maggio e giugno 2015 grazie ad un crowdfunding è in Argentina e Uruguay. con il progetto NELLE NOSTRE CASE OLTRE L’OCEANO di cui è ideatore, per “portare la Storia nelle case degli italiani di Sudamerica e insieme riflettere sul migrare e sull’Italia che vorremmo amare”. Il progetto in una seconda edizione tornerà in Sud America nel periodo maggio-giugno 2016 e successivamente approderà in Nord America.

 

 

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