Cultura e spettacoli

Le emozioni dei soldati affidate a “Poesie dal fronte”

fronte

Uomini costretti a imbracciare un fucile ed uccidere altri uomini, obbligati a lanciare granate, ad usare altri esseri umani come scudi. Uomini immersi in una realtà che di reale non ha più nulla, tanto meno di umano. Ed allora ecco una flebile via d’uscita, per rimanere ancorati a quello scampolo di vita normale che ancora pervadeva le loro menti e i loro cuori: la poesia.

Pietro Berra

Pietro Berra

Privati di tutto, ai soldati in guerra era sufficiente un pezzettino di carta, spesso l’etichetta dei barattoli di ananas, per esternare i loro pensieri, le loro emozioni ed i loro sentimenti. Perché l’ atto più vile che la guerra aveva fatto nei loro confronti era quello di averli portati via ancora ragazzi dalle loro case, aver dato loro una divisa, omologandoli, ed aver strappato loro le emozioni. Niente più lacrime, niente più emozioni, niente più vita. La poesia viene vissuta come una forma di riscatto, un modo per tornare ad essere uomini. Come la poesia dell’Alpino ateo che, all’inizio della ritirata dalla Russia, affida la sua conversione ad un piccolo foglio di carta, che poi verrà conservato dai suoi commilitoni, che recita:” Ora che ti ho conosciuto, Signore, posso andare sereno alla morte”. E, da lì a pochi minuti, morirà realmente. Tanti i pensieri raccolti in “Poesie dal fronte”, libro curato da Pietro Berra, che vanno dalla Grande guerra all’Afghanistan. Un lavoro di raccolta durato parecchi anni e presentato dallo stesso Berra, insieme al cantante Massimo Bubola, presso il centro di formazione della Croce Rossa. Una scelta non casuale: il Murac (museo dei rifugi antiaerei) si trova al piano sottostante della Croce Rossa, proprio dove tanti comaschi si rifugiavano quando l’allarme aereo scattava.

Massimo Bubola

Massimo Bubola

Nel libro non mancano, oltre a quelle dei soldati, le poesie di chi li attendeva a casa: madri, mogli e figli che spesso non hanno mai conosciuto il loro papà.

Un ultima sezione è dedicata ai “matti di guerra”, tutti quei soldati che sono stati ricoverati al manicomio. Alcuni di essi si fingevano malati per sfuggire in qualche modo alle barbarie della guerra, altri avevano realmente bisogno di cure. Nelle cartelle cliniche di molti il motivo del ricovero veniva indicato come “eccesso di emozioni”, quelle violente provocate dalla guerre e quelle negate loro dalla guerra stessa.Qualcuno di loro è rimasto in manicomio per tutta la durata della guerra, qualcun altro per tutta la vita.

“Poesie dal fronte” è un libro toccante, che fa riflettere. E’ un libro necessario, perché il ricordo di tutti quegli uomini, del loro sacrificio, deve essere mantenuto vivo.

Ivana Rusconi

Qui di seguito un estratto della presentazione del libro da parte di Pietro Berra.

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