Il progetto, il primo di questo tipo a livello nazionale, coinvolgerà dieci pazienti affetti da questa patologia al Sant'Anna. Lo scopo è quello di sviluppare la socializzazione e l’interazione con l’ambiente.
Aiutare i pazienti affetti da autismo a sviluppare la socializzazione e sostenere le famiglie che vivono questa realtà. Tutto questo grazie al progetto “Raymond”, primo esempio di questo tipo a livello nazionale, presentato questa mattina all’ospedale Sant’Anna. Messo a punto dall’associazione Costruire onlus e dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera e dalla Neuropsichiatria, con lo scopo di sviluppare, nei pazienti che parteciperanno al programma, la socializzazione e l’interazione con l’ambiente. “ E’ fondamentale il contributo delle associazioni – ha spiegato il direttore sanitario Giuseppe Brazzoli – perché interfacciarsi con queste risorse permette di seguire al meglio la persona”. Dieci i pazienti affetti da questa patologia che parteciperanno a questa prima fase di sperimentazione del progetto. A disposizione dei ragazzi alcuni locali dell’ex ospedale psichiatrico San Martino dove potranno essere realizzate, partendo dalla personalizzazione della terapia, tutte quelle attività individuali o di gruppo che, secondo il modello riabilitativo educativo clinico-pedagogico, possano aiutare a creare una relazione con la realtà favorendo così l’integrazione sociale dei giovani autistici.
Otto gli educatori che seguiranno i pazienti nelle varie fasi. “Con questo progetto – ha sottolineato il direttore del Dsm Claudio Cetti -, andremo incontro alle necessità dei giovani adolescenti che transitano nell’età adulta e alle loro famiglie offrendo un’importante occasione di integrazione sociale”. “Il progetto – spiega il presidente dell’associazione Nicoletta Sanguinetti – cercherà di valorizzare quegli elementi potenziali che possono aiutare i nostri ragazzi a entrare in contatto con un mondo di esperienze che altrimenti sarebbero loro negate”.
“Anche se presente una disarmonia dello sviluppo, si partirà da un approccio clinico-pedagogico che considera la persona autistica come soggetto attivo e che si può integrare grazie a un’alleanza terapeutica ed educativa tra i vari promotori dell’iniziativa in cui le famiglie hanno un ruolo fondamentale” ha aggiunto Nicola Molteni, responsabile del Centro Psico-sociale di Como. Secondo i dati della letteratura scientifica internazionale un bambino su 110 nuovi nati è affetto da autismo o sindromi correlate. Solo a Como i casi con diagnosi pervasiva dello sviluppo e sindromi correlate sono 370 circa. Quindici le richieste alla Asl di riconoscimento di invalidità ogni anno.
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