Cronaca

Doping ai ragazzi, farmacista resta in silenzio davanti al giudice

Attesa vana per l'interrogatorio di oggi a Davide Posca, giudicato dalla Procura di Torino al vertice di un giro di prodotti illeciti anche per giovanissimi. Intercettato, parlava in codice. Ed ha assunto una vicina per aiutarlo.

E' rimasto in silenzio davanti al giudice. Non ha detto nulla. Davide Posca, il 40enne farmacista di Carugo – ora trasferitosi a Pavia – si è avvalso della facoltà di non rispondere oggi nell'interrogatorio di convalida del suo fermo operato dai carabinieri nei giorni scorsi nell'inchiesta contro il doping coordinata dal Pm di Torino Raffaele Guariniello. Eppure la sua figura – quella del preparatore e farmacista – è una delle più importanti di questa vicenda per ammissione dello stesso magistrato che lo accusa di aver creato una rete notevole di direttori sportivi e genitori senza scrupoli che si rivolgevano a lui per chiedere tutti i prodotti illeciti possibili. Dall'Epo all'ormone della crescita.

Il comasco Posca, con studio anche nel pavese dove si è trasferito di recente, parlava al telefono con tante persone ogni giorno – emerge dalle intercettazioni telefoniche e dai tabulati – ed assicurava che avrebbe mandato loro “scarpe”, “banane” o “fruttini”, nomi in gergo che stanno invece ad indicare sostanze proibite. A lui si sarebbe rivolta anche una mamma comasca per ottenere prodotti per far crescere le prestazioni della figlia che fa nuoto a livello agonistico. Oppure una coppia di Vigevano per avere sostanze per il figlio, baby-ciclista. Stessa cosa di un padre, comasco pure lui, per il figlio che gareggia nelle categorie giovanili ancora. Un giro vastissimo tanto che Posca – secondo quanto emerge dall'inchiesta – si sarebbe pure preso le opportune precauzione per evitare guai: una sua vicina di Carugo – dove abitava prima – avrebbe fatto da “vigilante” controllando ogni passaggio dei carabinieri o della polizia.

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