A tu per tu

Alberto Pellai ai microfoni di Ciao Como Radio

parolario pellai

Ecco l’esclusiva intervista che Alberto Pellai ha dedicato a Ciao Como Radio, prima del suo attesissimo ritorno a Parolario.

È una delle platee più gremite di questa edizione di Parolario 2017 quella che già da un quarto d’ora prima dell’inizio dell’incontro attende Alberto Pellai. Lo psicoterapeuta dell’età evolutiva più famoso d’Italia presentava il suo fortunatissimo ultimo saggio, L’età dello tsunami come sopravvivere ad un figlio preadolescente, edito da DeAgostini. Una platea composta per la maggior parte da madri, ma anche da papà, da educatori di ogni genere ed età e da ragazzi adolescenti e preadolescenti che accompagnavano i genitori. Quest’ultimo elemento soprattutto, sembra essere un ottimo punto di partenza per cominciare a seguire la filosofia di Pellai, che da sempre, in questi tanti anni di carriera, ha come punto di partenza proprio il dialogo fra genitori e figli.

Ma perché Pellai funziona così tanto? Perché in tutti questi anni, occupandosi di ogni fasi della genitorialità, dalla pancia (anche quella del papà) fino alla preadolescenza, Pellai riesce sempre ad arrivare al cuore delle persone, e anche a quello del problema? La risposta, nella conferenza di ieri, sembra emergere chiaramente: Pellai è prima di tutto un padre. Il padre di quattro figli, che oggi rappresentano le fasi della crescita, dall’infanzia all’adolescenza. Così il medico ha visto quotidianamente nella sua famiglia e fra i coetanei dei suoi figli tutto ciò di cui poi racconta.

Pellai è magnifico nel rivolgersi al pubblico sempre solo con il noi, noi genitori che, noi tutti che a volte sbagliamo, noi che ci arrabbiamo anche quando dovremmo star calmi… Questo senso di appartenenza, come Pellai ricorda nell’intervista che ci ha regalato, ha anche lo scopo di creare una vera comunità di genitori, che si confrontino fra loro e si sostengano vicendevolmente in un percorso di crescita.

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Ma Pellai “funziona” anche perché ci dà consigli estremamente concreti, ci fa esempi assolutamente quotidiani, e alla fine ci propone una soluzione. Soluzione che ha una solidissima base scientifica, ma che contemporaneamente ha un’applicazione estremamente pratica.

Grande tema con i preadolescenti non può che essere quello dell’uso dei cellulari e in generale della comunicazione digitale. Su questo Pellai è netto: niente cellulare prima dell’esame di terza media. Ha studiato molto il fenomeno dal punto di vista sociale ma anche clinico ed è sicuro che fra gli 11 e i 13 anni lo sviluppo del cervello emotivo e di quello logico camminino a velocità troppo diverse, perché il ragazzo possa gestire il rapporto con queste comunicazioni, in cui non c’è risposta immediata nell’espressione dell’altro, nella sua faccia quando gli dici qualcosa o nella tua quando è lui che ti parla.

Restando in tema, altro errore che si dovrebbe evitare è quello di offrire lo smartphone o la playstation ai figli durante le occasioni di socialità. Anche qui, esempio estremamente concreto: “Abbiamo ospiti una coppia di amici con figli dell’età dei nostri. I ragazzi faticano a socializzare, a iniziare a giocare insieme o comunque interagire in base all’età. Ci dispiace vederli annoiati, magari addirittura a disagio, ma bisogna lasciare che compiano questo difficile atto, perché sarà educativo per tutto il loro futuro e per la vita sociale che dovranno sostenere e da cui anzi dovranno trarre appagamento negli anni a venire. Insisto così tanto sulla questione delle comunicazioni digitali, perché i ragazzi di oggi si trovano ad affrontare le stesse sfide evolutive della generazione precedente e addirittura di quella che è stata preadolescente 50 anni fa. Quello che però è molto cambiato è il mondo intorno a loro, che offre degli stimoli assolutamente chiassosi, iper-presenti, e soprattutto in parte ignoti ai genitori. Il ragazzo ha la percezione di maneggiare questi strumenti meglio dei propri padri e delle proprie madri e anche il genitore alle volte è preso dallo sconforto, sentendo che effettivamente le cose sono così. Ma non è vero, mamma e papà sono sempre comunque in grado di distinguere il fare il bene del proprio figlio, dal farlo contento. E questo è la base di tutto”.
Avere pazienza, sorridere, giocare coi propri figli sono alcuni dei consigli da seguire in qualunque fascia di età del bambino/ragazzo. “Certo – continua Pellai – durante la preadolescenza, in cui la dinamica tipica, e sana!, è quella del tiro alla fune, soprattutto questi primi due consigli possono essere davvero difficile da seguire. Il genitore è chiamato a contare fino a 100, perché a volte è davvero difficile non arrabbiarsi e a tutti noi succede di farlo. Ma è importante ricordarsi che questi giochi di potere sono sani, il genitore è chiamato a tenere la corda dal suo lato, potrebbe strattonare, dopotutto è il più forte fra i due, quello nella posizione di potere, con uno strattone appunto farebbe cadere l’avversario, cioè il figlio. Ma non è quello il suo ruolo, al contrario egli deve tenere la corda, ponendo quel tanto di forza che basta perché il ragazzo possa continuare a tirare, senza vincere spregiudicatamente, ma anche senza essere trascinato a terra dalla parte avversa. Con un risultato che deve essere chiaro: “Ti ascolto, prendo sinceramente e seriamente in considerazione le tue rimostranze, ma poi decido io. Con te, ma decido io”.

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E poi la scuola, lo zaino, la partecipazione alle faccende domestiche, i ricatti emotivi, le critiche feroci di quella ex-bambina che fino a ieri ti guardava come fossi la mamma più bella del mondo. Insomma tutto, proprio tutto quello che ogni genitore si trova ad affrontare nella quotidianità. “Ma state tranquilli, è difficile sia per voi che per loro – il corpo che cambia, gli stimoli, la paura di essere socialmente inadeguati – ma siete in grado di gestirlo. E ce la farete! Poi non preoccupatevi: la pre-adolescenza è una fase di passaggio. Prima vi sbattono la port in faccia gridandovi che avrebbero voluto essere figli di qualcun altro e 5 minuti dopo candidamente ti chiedono mammina, cosa c’è di merenda?”.

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