Fuori provincia

Notturno a Villa Pliniana in mostra a Milano

la pliniana mostra

Sabato 12 novembre alle 17.00 lo Spazio Lumera, in via Abbondio Sangiorgio 6 a Milano, zona Arco della Pace, inaugurerà NOTTE DI LAGO. PLINIANA – Una mostra personale di Alberto Colombo. In questa occasione verrà esposta una serie di dipinti dedicati alla villa Pliniana di Torno, colta in situazioni notturne. La presentazione è curata dal critico d’arte Roberto Borghi e arricchiti dalle letture di Vito Trombetta.

La mostra proseguirà sino al 26 novembre e potrà essere visitata dal martedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.30, il sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30.

L’ autore Alberto Colombo nasce a Milano nel 1953 da famiglia brianzola.         Vive e studia tra Milano e la Brianza, si diploma al Liceo Artistico Beato Angelico, frequenta la Facoltà di Architettura e l’Accademia di Brera.

Dal 1975 dipinge ed espone.                                                                                       Alcune sue opere, nature, paesaggi e figure, di contatto diretto con una realtà più vicina, tra visione e non visione, gli valgono l’apprezzamento di Giovanni Testori che lo sceglie per ” Segnalati Bolaffi” 1981.

Dopo essersi dedicato per un lungo periodo alla produzione di vetrate artistiche, sculture ed oggetti in vetro, riprende il suo percorso pittorico nel suo nuovo studio a Torno dove dipinge grandi “tele di lago”, quel lago che, col passare del tempo, è diventato il suo luogo, la sua realtà, il suo spazio vitale.

“Nel lago”, “L’entrata del molo”, “Acqua”, “Láach”, “Di bianco e di buio”, “Lagodalago”, sono i titoli delle sue ultime personali (presso la Galleria Mauri di Mariano Comense, lo Spazio Lumera di Milano e lo Spazio Pozzoni di Como) che segnano la forte appartenenza di Alberto Colombo  a questi luoghi.

la pliniana mostra

Fonti d’ispirazione

Può darsi che, fuori dai confini del territorio lariano, il nome Pliniana dica ormai poco. Allora potrebbe essere il caso di rammentare che la Pliniana (quasi sempre davanti al nome compare l’articolo determinativo a sottolinearne l’unicità) è una villa davvero leggendaria, nella quale hanno soggiornato tra gli altri Napoleone, Foscolo, Stendhal, Byron, Manzoni, Rossini. Costruita nella seconda metà del Cinquecento a Torno, sulla riva destra del  Lago di Como, attorno a una fonte intermittente già descritta in epoca romana da Plinio il Giovane, la villa è il luogo in cui è ambientato (sotto mentite spoglie) Malombra, un tenebroso romanzo dato alle stampe da Antonio Fogazzaro nel 1880 e trasposto al cinema da Mario Soldati nel 1942. Dopo decenni di incuria e di stagnazione istituzionale, l’edificio è stato restaurato e trasformato in una struttura alberghiera d’eccellenza con soddisfazione dei tornaschi. Il restauro compiuto dai proprietari della villa infatti è stato filologico, ma (caso rarissimo) ha avuto degli esiti spettacolari, nel senso che ha permesso alla Pliniana di tornare a spiccare, ad avere il suo originario risalto nel paesaggio lacustre.

la pliniana mostra

La storia della mostra di Alberto Colombo inizia da qui, dall’happy end da manuale di questa vicenda, e s’innesta anzi in una delle sue ulteriori conseguenze. Alberto è un pittore che scruta il lago (le acque ma soprattutto le coste e, verrebbe da dire, le arie del lago) da una barca, e lo fa spesso e volentieri di notte. La nuova illuminazione notturna della Pliniana, anch’essa filologica ma accortamente scenografica, ha rappresentato per lui qualcosa di teneramente antico al quale diamo tuttora il nome di fonte d’ispirazione. Per intenderci, il soggetto di un dipinto è cosa ben diversa dalla sua fonte d’ispirazione, e non solo perché il primo elemento ha un rapporto diretto con l’immagine mentre il secondo decisamente più indiretto. Un soggetto viene raffigurato e come contenuto nell’immagine, una fonte d’ispirazione non solo non è “contenibile”, ma anzi basa il suo funzionamento sull’incontinenza, sulla tracimazione: è l’immagine infatti che scaturisce da essa, proprio come da una fonte. Non a caso le immagini pittoriche raccolte in questa mostra hanno anzitutto un aspetto sorgivo, sembrano come appena sgorgate, appaiono quasi zampilli di visioni. Altra distinzione importante: un soggetto in fondo lo si possiede attraverso l’immagine, da un’ispirazione si è posseduti e ciò che ne scaturisce ha sempre un versante visionario. Quindi dovremmo prendere in considerazione l’ipotesi che le visioni proposte da queste opere non siano solo intensamente liriche, come appare evidente, ma anche sottilmente visionarie.

Di certo la pittura di Alberto non è realista, e neppure, a mio avviso, figurativa. Da quando un po’ tutta l’arte è diventata neo-pop, cioè interessata soltanto a come i nuovi mezzi di comunicazione ridefiniscano i processi iconici e creino meccanismi di consenso, termini quali realismo, figurazione e astrazione sembrano degli obsoleti attrezzi linguistici, anche se mantengono in sé la densità di significato delle tradizioni di pensiero che li hanno generati. La pittura di Alberto non è realista, né figurativa, né astratta, ma è qualcosa che da queste categorie prende comunque le mosse: è trasfigurativa, si pone al bivio tra il preciso dato di realtà e il puro stato d’animo, esprime un riverbero interiore volutamente impuro, perché non vuole fare a meno del reale o, forse meglio, della materia, che ha sempre una dose di protagonismo nei dipinti. Proiettato sul lago, questo sguardo tutto sommato paradossale rende ruvida l’acqua, priva la superficie lacustre di quella levigatezza assoluta e un po’ inquietante che la contraddistingue (ma più negli stereotipi che nella realtà), accentua il senso di profondità che è tipico di ogni lago (ma di quello di Como in particolare) attenuandone allo stesso tempo l’abissalità e virandolo verso una dimensione esistenziale, personale, più intima che metafisica.

E poi c’è la notte: non il lago di notte ma, come suggerisce il capovolgimento attuato dal titolo della mostra, la notte di lago. L’elemento da cui partire per comprendere i lavori esposti è quindi la condizione notturna declinata nella sua variante lacustre. E, per l’esattezza, di quel frammento del lago di Como su cui si affaccia una villa isolata ed enigmatica, nella sua architettura così insolita, con un forte potere di suggestione che a volte sfiora la tenebra. Anche i dipinti di Alberto sono come sfiorati dalla suggestione della notte assoluta, ma si fermano prima, allo stadio in cui l’oscurità non è totalmente nera, ma di un blu scuro con una nota di calore, e in cui il buio non è ancora così corposo da farsi sostanza e perciò rimane atmosfera.  

Il fatto che questa pittura così evocativa sia stata suscitata da un progetto di illuminazione che ci si immagina hi tech, millimetrato, studiato fino allo spasimo, fa parte del bello delle fonti d’ispirazione. Che quasi sempre, come accade in certe ville, sono intermittenti, ma che quando sgorgano hanno un effetto prodigioso.

Roberto Borghi      

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