Cronaca

Via al processo per Bossetti: i suoi legali comaschi chiedono nullo il Dna (VIDEO)

Avvocato Claudio Salvagni

E’ iniziato poco dopo le 9, in un Tribunale di Bergamo blindatissimo, il processo a carico di Massimo Bossetti, l’operaio di Mapello accusato della scomparsa ed ella successiva morte della piccola Yara Gambirasio. La Procura, in base al suo Dna ritrovato su alcuni indumenti della ragazzina, lo accusa del tremendo delitto. Lui ha sempre negato e non ha mai tentennato nella sua linea. Per difendere Bossetti, entrato da un varco secondario del Palazzo di Giustizia, due avvocati comaschi, Claudio Salvagni e Paolo Camporini. E proprio Salvagni, pochi mesi fa a CiaoComo e ComoCity, ci ha raccontato la sua posizione e quella del collegio difensivo.

LA PRIMA UDIENZA

I difensori di Massimo Bossetti hanno chiesto ai giudici della Corte d’assise di Bergamo la nullità del prelievo del Dna con un boccaglio, nel corso di un controllo stradale simulato, da cui derivò che il Dna del muratore era lo stesso di Ignoto 1. Comincia con questa richiesta, per nulla sorprendente visto quello che lo stesso Salvagni aveva annunciato anche a CiaoComo, il processo all’uomo accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio dopo oltre cinque anni dalla morte della ragazzina bergamasca.

Il nervosimo di Bossetti – Bossetti entra da un ingresso secondario del tribunale a bordo di un furgone della Polizia penitenziaria poi direttamente in aula, prendendo posto nella gabbia degli imputati. Guarda brevemente il pubblico, senza scomporsi, e, vestito con una polo e blue jeans, assiste alla discussione sulle eccezioni preliminari. Appare frastornato, un pò nervoso. Aula stracolma. Parecchi i curiosi che hanno voluto assistere alla prima udienza.

Il Dna – Secondo gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, il prelievo che ha incastrato il muratore doveva essere eseguito con le garanzie difensive in quanto “non si può dire che il signor Bossetti il 15 giugno dell’anno scorso non fosse indagato” (il muratore fu arrestato il 16). Nullo, per la difesa, anche il capo d’imputazione che fa riferimento a due luoghi diversi per l’omicidio di Yara Gambirasio: Brembate di Sopra e Chignolo d’Isola.

La decisione sulle tv – Uno dei primi problemi che si presenta alla Corte è quello dell’ammissione delle telecamere in aula. La famiglia Gambirasio e il pm Letizia Ruggeri sono contrarie. Ingenti le misure di sicurezza, aula interdetta a tablet e telefoni cellulari. Numerose troupe televisive che si sono posizionate fuori dal palazzo di Giustizia bergamasco per seguire il dibattimento.

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